Home Recensioni Venezia 2015, La calle de la Amargura: Recensione in Anteprima

Venezia 2015, La calle de la Amargura: Recensione in Anteprima

La Mostra del Cinema di Venezia celebra i 50 anni di carriera di Arturo Ripstein con La calle de la Amargura, presentato fuori Concorso

pubblicato 10 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:53

71enne maestro del cinema messicano cresciuto al fianco di Luis Buñuel, Arturo Ripstein è sbarcato alla 72. Mostra del Cinema di Venezia con La Calle de la Amargura, suo nuovo film 10 anni dopo Los Heroes y El Tiempo. Presentata fuori Concorso, la pellicola di Ripstein è incredibilmente tratta da una storia vera. Ambientato in una sporca, deprimente e criminale ‘strada dell’amarezza’, il film cavalca il grottesco iperrealista mettendo in scena disperazione e orrore, dolcezza e dolore.

Tra le vie sudice di un quartiere malfamato si incrociano le esistenze di diversi ‘freaks’ contemporanei, tra anziane prostitute, papponi innamorati del travestitismo, figlie ingrate, madri da far elemosinare, genitori sfruttatori e nani luchadores. Prostitute da terza età stanche non tanto per la nottata passata tra i clienti bensì per il mancato lavoro, rubato loro da giovani più aitanti e fresche. Tornate a casa devono entrambe sopportare i problemi in famiglia; una tra figlia adolscente e marito travestito; l’altra accecata dalla solitudine più estrema tanto dall’insultare la madre malata, per poi coccolarla pochi secondi dopo. Tutto cambia quando decidono di ‘festeggiare’ l’ennesima vittoria dei celebri nani lottatori perennemente mascherati, drogati con del collirio, derubati e accidentalmente ammazzati. Tanto da diventare ricercate…

Una ‘calle’, quella portata in vita da Ripstein, in cui regnano sovrani l’emarginazione e il politicamente scorretto, perché le due vecchie prostitute assassine non sarebbero mai state ricercate se a morire non fossero stati due nani, due piccoletti che suscitano compassione. Mostri neorealisti dal terribile passato e dal presente segnato. Un Universo di orrori, disprezzo e abbandono quello dipinto con tragicomico tocco da Ripstein, sceso in strada al fianco dei propri protagonisti per dar vita ad uno spaccato di desolazione e malinconia.

Stilisticamente impeccabile grazie anche all’utilizzo di un fascinoso bianco e nero, La calle de la Amargura è crudele e al tempo stesso delicato, rappresentando con voluta ed esagerata disperazione le atrocità dell’oggi, rinchiuse in pochi vicoli e in abitazioni fatiscenti. Di fatto privo di musiche, il titolo messicano procede spedito nella cruda raffigurazione dell’afflizione, per poi far venire a galla quella flebili tracce d’amore e gentilezza che anche in questi casi, sotto quintali di arruginito cinismo, riescono a trovar spazio per salire fino in superficie.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

La calle de la Amargura (Messico, 2015, drammatico) di Arturo Ripstein; con Patricia Reyes Spíndola, Nora Velázquez, Sylvia Pasquel, Arcelia Ramírez, Alejandro Suárez, Alberto Estrella