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Che la fine abbia inizio: recensione

Che la fine abbia inizio (Prom Night, USA, 2008) di Nelson McCormick; con Brittany Snow, Scott Porter, Jessica Stroup, Dana Davis, Collins Pennie, Kelly Blatz, James Ransone, Brianne Davis, Kellan Lutz, Mary Mara.Ricapitoliamo: Paul Lynch dirige nel 1980 Prom Night, slasherino ambientato durante il ballo di fine anno scolastico che i nostri distributori decidono di

20 Luglio 2008 15:28

Che la fine abbia inizio - Prom Night Che la fine abbia inizio (Prom Night, USA, 2008) di Nelson McCormick; con Brittany Snow, Scott Porter, Jessica Stroup, Dana Davis, Collins Pennie, Kelly Blatz, James Ransone, Brianne Davis, Kellan Lutz, Mary Mara.

Ricapitoliamo: Paul Lynch dirige nel 1980 Prom Night, slasherino ambientato durante il ballo di fine anno scolastico che i nostri distributori decidono di far uscire col titolone Non entrate in quella casa. Quasi trent’anni dopo Hollywood sente la necessità di rifare un horror ambientanto durante un ballo scolastico, ed ecco il nuovo Prom Night di Nelson McCormick.

Solo che Prom Night risulta essere un titolo ancora troppo criptico per la distribuzione nostrana, ed ecco allora un titolo italiano ancora più imbarazzante e raccapricciante del precedente: Che la fine abbia inizio, e il sottotitolo è meglio che ve lo cerchiate da soli se non lo sapete perché qui non abbiamo nessuna voglia di riscriverlo.

In realtà, pensandoci su, il nostro titolo per il filmaccio in questione va più che bene: finito il prologo del film, ha davvero inizio la fine per lo spettatore. E per l’horror fan inizia una vera discesa nel baratro dei cliché e del già visto. Perché Che la fine abbia inizio è tutto basato sull’accumulo, quasi la filosofia e la visione del genere di McCormick sia “tutto fa brodo”.

E allora sì che ben venga Boogeyman 2: almeno è più onesto, e soprattutto ha un po’ più di sangue. Qui invece si rischia l’astinenza, la sete assoluta: vien voglia di riguardarsi subito Rovine. Dell’originale, è meglio chiarirlo, resta solo la notte del ballo, perché poi tutto cambia: e non in meglio.

In 80 minuti di pellicola siamo costretti a subire le solite rivalità tra ragazze, le discussioni disilluse e tristi sul futuro, ma soprattutto persone che si rendono conto di aver incrociato il serial killer che sta cercando la protagonista (di cui è innamorato) solo dopo venti minuti di film, e una protagonista che sussulta ad ogni battito d’ali di mosca. Mezzuccio che già negli anni ’80 non funzionava più.

Per il resto non manca nulla: la doccia con le tendine chiuse, gli specchi, la soggettiva del killer, armadi in cui l’assassino c’è spesso per davvero. E quando la protagonista viene ripresa in primo piano ci si aspetta che, abbassandosi per un attimo, compaia dietro di lei il killer, a mo’ di “citazione” di Tenebre. Per non parlare di tutta la parte finale. Una noia mortale.

Voto Gabriele: 2