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Pinocchio di Enzo d’Alò: note di regia, locandina, clip e il ciao a Lucio Dalla

Visto al Festival di Venezia, esce in sala il Pinocchio di Enzo d’Alò

pubblicato 19 Febbraio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 17:25

Finalmente ci siamo. Presentato al Festival di Venezia e premiato con il Movie Comics & Games Award all’ultimo Festival internazionale del fumetto, del gioco e dell’illustrazione Lucca Comics and Games, Pinocchio di Enzo d’Alò prepara l’uscita in sala.

Nella quasi inesistente cinematografia d’animazione tutta italiana, Enzo d’Alò rimane una sorta di ‘specie’ protetta da WWF, tanto dall’essersi dedicato anima e corpo al suo nuovo cartoon, 10 anni dopo Opopomoz, 12 dopo Momo alla conquista del tempo e 15 dopo l’indimenticato La gabbianella e il gatto. Da noi già recensito, doppiato da Rocco Papaleo e Paolo Ruffini e musicato dal compianto Lucio Dalla, il Pinocchio di d’Alo proverà a farsi spazio tra veri e propri titani, uscendo nel weekend che vedrà scendere in campo titoli come Anna Karenina, Beautiful Creatures – La sedicesima luna, Gangster Squad e Gambit.

Una sfida quasi impossibile per la pellicola Lucky Red, quest’oggi ‘lanciata’ dalle note di regia scritte dallo stesso d’Alò, accompagnate da un ‘ricordo’ del regista nei confronti di Lucio Dalla, morto pochi mesi dopo aver completato lo sfiancante lavoro, durato ben 3 anni, e da una clip nella nostra lingua, da abbinare al trailer visto qui. Da giovedì in sala, finalmente Pinocchio. Finalmente cinema d’animazione all’italiana.

Pinocchio di Enzo d’Alò: note di regia, locandina, clip e il ciao a Lucio Dalla

NOTE DI PRODUZIONE

E? dal 2000, appena terminata la quarta versione della sceneggiatura, che mi arrovello su quale sia la strada corretta e originale per ri-raccontare la storia di Pinocchio.
Abbandonata. Ripresa. Abbandonata, poi ripresa, poi nuovamente abbandonata.
Per quale reale motivo Collodi scrisse una storia per bambini, moralista, troppo, lui che moralista non appariva? Perche? una storia per i bambini? Qual era il punto di vista della storia? Pinocchio o Geppetto, la Fatina o il Grillo?
Alle tante metafore contenute nel testo mi mancava il collegamento e soprattutto la motivazione iniziale dell’autore.
Poi il mio babbo ci ha lasciati, una notte di novembre del 2003.
Ho cercato di approfondire i perche? di un dialogo spesso sempre superficiale, avevo bisogno di capire e giustificare il mio atteggiamento di figlio “non ubbidiente”. Ma anche di comprendere che cosa avesse prodotto le sue aspettative nei miei confronti, da me sovente disattese…
La memoria di mio padre, il suo rifugiarsi in certezze perdute e lontane, ritrovarsi in una foto di guerra, cercare in noi figli, in me, la possibilita? di rivivere di cio? che aveva vissuto ma anche (soprattutto?) di cio? che non aveva vissuto, perduto.
Guardarsi nei miei occhi, con i miei occhi, mentre io, suo piccolo golem di ciccia, ero spietato nel sistematico sovvertimento delle sue aspirazioni, dotato di volonta? propria, padre a mia volta di me stesso.
Ho riletto il romanzo di Collodi sotto questa nuova luce.
Mentre Geppetto costruisce Pinocchio, si rivede nel suo volto. Immagina cio? che Pinocchio vede quando lo guarda. Si accorge di trasformarsi nel padre di se stesso. Nel bambino-burattino rivede il suo passato e, anche, le aspettative perdute. Si emoziona. Ha nostalgia per le scelte che non ha mai fatto.
Forse Geppetto costruisce Pinocchio nella speranza di non finirlo mai? Il suo obiettivo e? il percorso, la fantasia interiore che scatena il processo di creazione: e? il suo punto di vista di bambino perduto ad immaginarsi tutta la storia.
Il rimpianto, la memoria, il futuro e le aspettative diventano Pinocchio.

Enzo d’Alo.

CIAO LUCIO LA MUSICA DI LUCIO DALLA RACCONTATA DA ENZO D’ALO?

Quando decisi di lavorare a questo film immaginavo solo un musicista in grado di interpretare le sonorita? di un’opera cosi? fantasiosa e articolata qual e? il Pinocchio: Lucio Dalla.
La storia di Collodi pretendeva suoni suggestivi, classici e moderni al tempo stesso. Lucio autore multiforme e multimediale, curioso e attento a ogni linguaggio, io che mi chiedevo come superare gli inevitabili paragoni con tutti coloro che si erano cimentati in passato con questo romanzo di formazione-capolavoro.
Lucio aveva una passione per Rossini, la cui musica avevo scoperto, man mano che lavoravo, avere molte analogie con Pinocchio. Addirittura le parole iniziali del libro, “C’era una volta un re…”, echeggiavano la prima frase musicale della Cenerentola, “Una volta c’era un re…”. Fu proprio dalla musica di quest’opera lirica che cominciammo a sviluppare i temi musicali del Pinocchio, con l’aiuto delle orchestrazioni di Roberto Costa, braccio destro di Lucio per oltre vent’anni.
E? stato un lavoro di passione ed esperienza durato tre anni, durante i quali, man mano che si sviluppava e prendeva corpo il film, le sue musiche si adattavano e traevano ispirazione, crescevano insieme.
Questa colonna sonora e? ricca ed elaborata, poetica e raffinata ma allo stesso tempo rock popolare e contaminata, hip hop, charleston e R&B, come deve essere la musica di un film rivolto ad un pubblico eterogeneo.
E la presenza di Lucio, musicista eclettico e appassionato, si percepisce anche nei suoi assoli di clarinetto, o nel suo skat serrato della canzone piena di ritmo e allegria scoppiettante che descrive il Paese dei Balocchi.
Alla fine di febbraio, poco prima che Lucio iniziasse la sua tourne?e, decidemmo di finire le ultime registrazioni e assemblare il lavoro poiche?, al ritorno dal suo tour, io sarei stato ormai impegnato al missaggio.
Fu cosi? che registrammo le canzoni con Nada, Leda Battisti, Marco Alemanno e, proprio l’ultimo giorno, il suo doppiaggio del Pescatore Verde e le due canzoni da lui cantate.
Alla fine della giornata, prima che ripartissi con i nastri in tasca, ci sedemmo insieme a bere un bicchiere.
Mi scusai con lui per averlo impegnato per tre anni, un tempo lunghissimo rispetto a tutti gli altri film a cui ho lavorato, ringraziandolo per tutto l’impegno messo e il risultato ottenuto, ma Lucio si mise a ridere, e mi disse con il suo simpatico accento bolognese :
“Ma scherzi, sono io che ringrazio te per avermi fatto partecipare a questo progetto straordinario. Io mi sono divertito da pazzi. Adesso voglio fare tante altre cose!”.
Ciao Lucio.
Enzo d’Alo

PERSONAGGI E AMBIENTAZIONI di Lorenzo Mattotti

Il punto di partenza per i personaggi sono stati i disegni del mio primo libro illustrato di Pinocchio. Il Gatto e la Volpe, i Carabinieri, Geppetto vengono tutti da li?. Per Pinocchio volevamo restituire la vitalita? di uno scugnizzo napoletano.
Il mio piu? grande piacere, pero?, e? stato disegnare il Pescatore Verde, personaggio che e? stato sempre dimenticato nelle versioni precedenti. Mi sono ispirato direttamente alla figura mitologica del Ciclope che ho trasformato nel gigante goffo e tonto del film.
Per dare vita all’immaginario fantastico di Pinocchio ho mescolato il realismo delle colline, delle geometrie della Toscana (le linee che si contraddicono le une con le altre) e della societa? contadina dell’epoca a una sensibilita? e una freschezza tutta contemporanea, soprattutto nell’uso del colore. Non volevo essere troppo distante dalle nuove generazioni.
Con il mio lavoro ho cercato di aprire una strada al cartone animato europeo. Volevo liberare gli occhi degli spettatori dall’immaginario americano o giapponese. E per arrivare al mio obiettivo, mi sono immerso nelle nostre radici e nei nostri paesaggi, facendo riferimento alla spazialita? e ai segni grafici della tradizione pittorica italiana.
Gli spettatori potranno ritrovare Giotto, il Beato Angelico passando per le vedute dei paesaggisti dell’Ottocento fino ad arrivare alla pittura metafisica di De Chirico e a quella pop di David Hockney.