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G.I. Joe – La Vendetta 3D: Recensione in Anteprima

Tornano gli agenti speciali G.I. Joe, pronti ancora una volta a salvare il mondo. Capitanato da The Rock, il gruppo sopravvissuto allo sterminio ha ancora alcuni assi nella manica, tra cui una “vecchia” sorpresa…

pubblicato 27 Marzo 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 16:23

Dopo il primo G.I. Joe – La nascita dei Cobra ci si è domandato cos’altro ancora potesse dire questa saga appena inaugurata. Un progetto che fece storcere il naso da principio, quando già dai primi trailer non ci credeva pressoché nessuno. Sarà stata superficialità, eppure in quel caso il sentore del popolino si rivelò fondato: il primo G.I. Joe non convinse nemmeno i meglio disposti.

Passano, quanti?… quattro anni, ed ecco che Lorenzo Di Bonaventura rispolvera il file in questione e spara alto. Insensibile alle critiche, si affida all’intuito e tenta il tutto per tutto con un sequel, non certo benedetto dai migliori auspici. Se da un lato la presenza di The Rock funge da canto delle sirene, dall’altro abbiamo un regista di primo acchito non esattamente in linea con certe produzioni: quel Jon M. Chu che ha all’attivo i due ultimi Step Up, nonché l’esordio cinematografico di Justin Bieber. «Oh my!», chioserebbe qualcuno.

Al che s’impone un rapido excursus, segnato essenzialmente da due tappe. Siamo nel Dicembre del 2011; esce il primo trailer di G.I. Joe – La Vendetta. Sensazioni contrastanti, ma in linea di massima nulla che lasci presagire chissà quale cambio di rotta: davvero poca carne al fuoco. Passano due mesi e qualcosa si muove; siamo al Super Bowl 2012, ed è lì che emergono trenta trionfanti secondi inediti. Mezzo minuto in cui ci viene promesso che sì, stavolta l’assurdo servirà a qualcosa.

Terzo ed ultimo salto e siamo ad oggi. Finita la proiezione di G.I. Joe – La Vendetta non abbiamo dubbi: altro spartito rispetto al predecessore. Al solito, è bene mettere le cose in chiaro. Siamo persuasi del fatto che la maggior parte di coloro che, in qualche modo, attende questa pellicola sia più che cosciente riguardo a cosa andrà incontro, nel bene o nel male. Anche stavolta potrete lamentarmi di una scrittura pressoché inesistente, da minimo sindacale; di una spettacolarità volutamente forzata; di uscite e personaggi da lasciare quantomeno perplessi; di tutto queste belle cose qui, insomma. Ma stavolta il film ha una sua consistenza, ben diversa dal mero live-action di stampo hollywoodiano, dove nemmeno un’idea risulta ben collocata.

In questa fiera del quasi-nonsense, i G.I. Joe vengono malamente circuiti ed emarginati dalla civiltà, relegati al rango di terroristi e quindi, a conti fatti, non persone. Ma loro, che la sanno lunga, ci mettono poco a scoprire chi ci sia dietro tutto questo, ossia il solito Zartan. Ridotti ai margini della civiltà, sarà loro compito, ancora una volta, salvare il mondo. Fin qui, ordinaria amministrazione. E fin qui nulla o quasi che possa in qualche modo rendere appetibile la torta.

Ma gli amanti dell’action duro e puro avranno di che ricredersi. Della moto-missile che si schianta su un edificio ahinoi eravamo già a conoscenza; ahinoi perché rappresenta uno dei momenti più significativamente emblematici del film. Una pellicola che, praticamente, non conosce tempi morti, bilanciata e sprezzante dei contenuti come probabilmente dev’essere in certi casi. The Rock mattatore, salvo doversi inevitabilmente mettere da parte all’ingresso di Bruce Williams («chiamatemi Joe!»). Anche i passaggi più incerti lasciano qualcosa, come l’anziana santona/erborista che, sfidata a duello, abbandona la sua imperscrutabile impassibilità e rigore per darsi all’azione a suon di urla e movenze del tutto fini a sé stesse.

Spazio anche in questo caso alla computer grafica, certo, anche se nel complesso il suo peso genera un effetto meno invadente rispetto al primo film. C’è da aggiungere che, alla resa dei conti, la City britannica avrà comunque gratuitamente la peggio, per via di una supposta di platino lasciata correre da un satellite spaziale orbitante attorno alla terra: nessuna paura, dalla Zona 3 a ritroso pare siano tutti salvi.

Un ritmo, dicevamo, convincente, che ci incalza ma che al tempo stesso ci lascia respirare. Tutt’altro che avaro di scontri in cui i contendenti del caso se le danno di santa ragione, che sia The Rock o il più stilizzato Snake Eyes. Quest’ultimo presente in alcune delle parti più estreme, sia in termini visivi che di contenuto. Relativamente alla prima fattispecie, non si può fare a meno di menzionare l’inseguimento di alcuni ninja di rosso vestiti tra i ghiacciai di un monte: non bastasse il coefficiente di difficoltà, l’eroe atono deve trascinarsi d’appreso il peso morto di un ostaggio, infilato dentro una sacca e lasciato appeso in più parti della montagna, a secondo gli sviluppi del combattimento. Quanto ai contenuti, beh, ad un certo punto si viene inspiegabilmente catapultati nel giardino di una setta il cui maestro e guru è un cieco di colore interpretato da RZA. Fate un po’ voi.

Ma l’apice del grottesco si tocca nel momento in cui gli esponenti delle nazioni dotate di missili nucleari si incontrano per un meeting incentrato sul disarmo delle testate. Una scena tutta da ridere, con i rappresentanti di Paesi importanti quali Cina, India, Russia ed altri ancora ridotti a bimbi capricciosi che si scambiano sgarbi a suon di pulsanti premuti come neanche ai tempi del Dottor Stranamore. Finché tutti non rinsaviscono e fanno rientrare l’allarme, non prima di aver sferrato l’ennesima frecciatina canzonatoria all’esponente della Corea del Nord. Trattasi di uno dei rari frangenti involontariamente spassosi dell’intera pellicola, è bene notarlo.

Spazio pure ad un accenno di love-story, lasciata però in potenza, senza sbocco alcuno: giusto qualche occhiata languida, per poi ripiegare nel racconto di come il padre di lei, uomo e militare tutto d’un pezzo, fosse in fondo una brutta persona. Eppure Lady Jaye (Adrianne Palicki) ha un suo perché, dato che non c’è film d’azione senza la conturbante donna di turno – bella da far paura ma più pericolosa di un uomo. Interessante il punto in cui, infiltratasi in una cena di gala, è l’unica che si nota per via del suo sgargiante abito da sera rosso-succinto; un modo come un altro per passare inosservata, insomma.

Ma il reale valore aggiunto resta lui, quel Bruce Willis il cui ingresso è trionfante almeno quanto la sua interpretazione. Grazie a lui, Dwayne “The Rock” Johnson può permettersi un mini-carro armato con il quale il nostro riesce divincolarsi a mo’ di Smart in zona urbana. Sue (di Willis) sono pure alcune delle battute più riuscite, inquietanti vagiti esclusi. Lui che nasconde un arsenale sotto il cucinino e che dopo un’intensa sparatoria, alla domanda «tutto a posto?», fa lo splendido e risponde «solo un po’ di colesterolo alto».

Ancora confusi? Non dovreste. In tal caso, ecco la parte della disamina che fa per voi. G.I. Joe – La Vendetta prende le distanze dal primo esperimento condotto nel 2009, restando tuttavia ancorato ad una trama ed un contesto al limite della proponibilità. Espunti buona parte degli ammennicoli superfluamente deleteri de La nascita dei Cobra, trattasi di quasi due ore di onesto intrattenimento, con addirittura qualche exploit, tra immancabili ma contenute esplosioni, scontri ad alta quota e cliché assortiti. Senza per forza prendersi sul serio, pur nell’ambito che gli compete, G.I. Joe – La Vendetta tenta in qualche modo di restituire un pizzico di dignità ai suoi eroi, rendendoli quantomeno accettabili e non spericolati protagonisti di una di quelle serie TV che tanto imperversavano a metà anni ’90. Dunque niente Power Rangers, stavolta. Certo, peccato per Londra però.

Voto di Antonio: 6
Voto di Federico: 5+

G.I. Joe – La Vendetta 3D (G.I. Joe: Retaliation, USA, 2013), di Jon Chu. Con D.J. Cotrona, Byung-hun Lee, Adrianne Palicki, Ray Park, Jonathan Pryce, Rza, Ray Stevenson, Elodie Yung, Channing Tatum, Bruce Willis, Dwayne Johnson, Arnold Vosloo, Joe Mazzello, Stephen Martines, Ryan Hansen, Walton Goggins, Matt Gerald, Luke Bracey e Robert Baker. Nelle nostre sale da domani, giovedì 28 Marzo.