Home Festival di Venezia Giorni 4 e 5 a Venezia 2009 – Bad Lieutenant: port of call New Orleans, Capitalism: a love story

Giorni 4 e 5 a Venezia 2009 – Bad Lieutenant: port of call New Orleans, Capitalism: a love story

Bad Lieutenant: port of call New Orleans – di Werner Herzog (Concorso)E’ un Nicolas Cage particolarmente (e sorprendentemente) ispirato quello che vediamo sullo schermo nel film di Werner Herzog, nei panni del Cattivo Tenente del titolo. L’azione si svolge in una New Orleans già devastata dall’uragano (l’incipit è dedicato ai giorni del passaggio di Katrina),

di simona
8 Settembre 2009 09:50

Il cattivo tenente

Bad Lieutenant: port of call New Orleans – di Werner Herzog (Concorso)

E’ un Nicolas Cage particolarmente (e sorprendentemente) ispirato quello che vediamo sullo schermo nel film di Werner Herzog, nei panni del Cattivo Tenente del titolo. L’azione si svolge in una New Orleans già devastata dall’uragano (l’incipit è dedicato ai giorni del passaggio di Katrina), location che – secondo il regista – non avrebbe potuto essere più adatta e che trasmette l’idea del collasso del vivere civile. Bad Lieutenant: port of call New Orleans (che arriverà sugli schermi italiani il prossimo 18 settembre) è un noir venato di ironia e humor (nero, of course!), che intrattiene, diverte e che ha ricevuto consensi tanto dalla critica quanto dal pubblico festivaliero.

Non possiamo sapere se Herzog non abbia davvero mai visto la pellicola quasi omonima di Abel Ferrara, quel che è certo che sullo schermo ritroviamo ben poco del personaggio interpretato da Harvey Keitel. Convincente Eva Mendes nei panni di Frankie, Val Kilmer e Fairuza Balk completano il cast in ruoli marginali.

Michael Moore

Capitalism: a Love Story – di Michael Moore (Concorso)

“Capitalism: A Love Story è un film particolarmente arrabbiato”, ha scritto il collega Gabriele parlando dell’ultima fatica di Michael Moore, che questa volta se la prende con il capitalismo e il sistema finanziario americano, smaschera gli sciacalli che non si fanno scrupoli e sono pronti a calpestare chiunque in nome del Dio denaro, sentendosi leggitimati a farlo in nome di quel sogno Americano, ormai svanito, che sul lungo termine ha finito per essere la rovina degli Stati Uniti. Ci mette in guardia, Moore. Tutte le grandi potenze del mondo hanno ormai adottato sistemi economici ispirati al modello americano, rischiamo di trovarci presto a fronteggiare lo stesso scenario: il 99 % della popolazione che ha sempre di meno, e l’1% che ha sempre di più. Siamo già sulla buona strada.

Il “famigerato” Michael Moore (a cui uno degli intervistati all’interno del documentario, consiglia di smettere di fare film) commuove e incita il pubblico in sala ad alzarsi dalla poltrona ed a fare qualcosa di concreto, passando all’azione.

Festival di Venezia