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Giorno 8 a Venezia – Mr. Nobody, Soul Kitchen

Mr. Nobody – di Jaco Van Dormael (Concorso) Quello di Van Dormael è senza dubbio il film più strano visto dalla sottoscritta qui in Laguna quest’anno. Tanto strano che ha spaccato a metà l’opinione dei presenti alla proiezione stampa di ieri sera. Da una parte chi fischiava, dall’altra chi applaudiva entusiasta. Auspico che una seconda

di simona
11 Settembre 2009 14:29

Mr. Nobody

Mr. Nobody – di Jaco Van Dormael (Concorso)
Quello di Van Dormael è senza dubbio il film più strano visto dalla sottoscritta qui in Laguna quest’anno. Tanto strano che ha spaccato a metà l’opinione dei presenti alla proiezione stampa di ieri sera. Da una parte chi fischiava, dall’altra chi applaudiva entusiasta. Auspico che una seconda visione possa chiarire le idee anche agli indecisi. Alcune scelte cromatiche e registiche sono molto azzeccate, ma il film risente di eccessiva lunghezza

Il film, un po’ troppo pretenzioso, mescola fantascienza, filosofia esistenziale e romanticismo, portando in scena la storia di Nemo Nobody in una sorta di Sliding Doors caleidoscopico. Se a Gwyneth Paltrow, perdendo la metropolitana, veniva offerta la possibilità di dare un differente corso alla propria vita, a Nemo Nobody vengono offerte possibilità quasi infinite, almeno due per ciascuna scelta che il protagonista deve prendere nel corso della propria esistenza. La macchina da presa esplora ognuna di esse, seguendo tre filoni principali, le tre vite che Nemo avrebbe potuto vivere accanto ad Anna, Elise e Jeanne. Ma chi è veramente Mr. Nobody, quali delle tante possibili vite ha veramente vissuto? Buone le prove attoriali di Jared Leto, Sarah Polley, Diane Kruger, Rhys Ifans e Juno Temple…ma non basta. Una piccola nota per i Potteriani: Toby Regbo (Nemo a 16 anni) è attualmente impegnato nelle riprese di Harry Potter e i Doni della Morte, nel ruolo di Silente da giovane.


Soul Kitchen

Soul Kitchen – di Fatih Akin (Concorso)
Divertente e gustoso come uno dei piatti che il geniale Shayn cucina con estro nella cucina del ristorante gestito ad Amburgo dal protagonista. Ci sono tutti gli ingredienti giusti nel nuovo film del regista tedesco di origini turche: amore, amicizia, gelosia, situazioni esilaranti, musica e buon umore. Un plauso particolare ai protagonisti, fra cui il bravissimo Adam Bousdoukos di origini greche sia sui documenti che sulla scena; e Moritz Bleibtreu, già apprezzato ne La Banda Baader Meinhof, qui carcerato in semilibertà dal cuore gentile.

Il Soul del titolo fa riferimento tanto alla musica soul, suonata dal vivo nella taverna di Zinos o riprodotta dagli altoparlanti dello stereo; che al cibo per l’anima. Piccola nota di “colore”: l’infortunio che vede protagonista Zinos e che gli causa insopportabili (per il pubblico esilaranti) dolori alla schiena, sembra essere un aneddoto autobiografico di Fatih Akim. L’ernia del disco colpì il regista durante la realizzazione de La sposa turca e – sembra – Akim ha risolto il problema nello stesso modo inusuale e poco ortodosso che si vede nel film.

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