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Io Sono l’Amore – di Luca Guadagnino: recensione in anteprima

Io sono l’amore (Italia, 2009) di Luca Guadagnino; con Tilda Swinton, Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher, Pippo Delbono, Diane Fleri, Maria Paiato, Marisa Berenson, Waris Ahluwalia.Storia familiare ambientata nella Villa Recchi dove vive l’omonima famiglia composta da Emma e Tancredi e i loro figli, Elisabetta, Edoardo, Gianluca. Nel freddo campo di battaglia c’è anche

pubblicato 18 Marzo 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 09:42

Io sono l’amore (Italia, 2009) di Luca Guadagnino; con Tilda Swinton, Flavio Parenti, Edoardo Gabbriellini, Alba Rohrwacher, Pippo Delbono, Diane Fleri, Maria Paiato, Marisa Berenson, Waris Ahluwalia.

Storia familiare ambientata nella Villa Recchi dove vive l’omonima famiglia composta da Emma e Tancredi e i loro figli, Elisabetta, Edoardo, Gianluca. Nel freddo campo di battaglia c’è anche Antonio, il cuoco della casa, che potrebbe accendere la passione della signora Recchi…

A volte un recensore non riesce a capacitarsi dell’accoglienza che un film ha avuto in giro. Non è una frase ad effetto, ma è davvero sincera: chi scrive non capisce certe lodi che sono arrivate a Io sono l’amore, presentato a Venezia 66 nella sezione Orizzonti tra applausi e un nutrito coro di buu e fischi, giusto per dover di cronaca.

La nuova collaborazione tra Luca Guadagnino, che torna sul grande schermo dopo il pessimo Melissa P., e Tilda Swinton, anche produttrice del film, evoca fantasmi viscontiani e atmosfere decadenti, in un mix postmoderno di stile ed intenzioni che parte subito sin dai titoli di testa, che hanno i caratteri dei nomi che ricordano il cinema classico.

Io sono l’amore tuttavia è un romanzetto popolare che con Visconti e nomi alti non c’entra proprio nulla. È bensì una piccola saga familiare, un dramma da camera debolissimo: e pensare che ci sono voluti quattro sceneggiatori per mettere insieme la storiella della famiglia Recchi, tra situazioni noiose e personaggi tagliati con l’accetta (c’è anche la figlia interpretata da Alba Rohrwacher che si scopre lesbica).

Aspira al cinema che fu da un punto di vista formale, quindi, ma Guadagnino si perde in una realizzazione ai limiti del dilettantesco, a cui fanno da “ottimi” compagni tutti gli attori. Nel disastroso livello medio della recitazione si perde anche la stessa Swinton, vero e proprio pesce fuor d’acqua costretta a recitare con improbabile accento.

Quanta tristezza per la povera borghesia, quanti drammi, quanto arrivismo ma quanta possibilità di vero amore al di fuori della propria classe. Sinceramente non ci interessa più, soprattutto se la soluzione arriva dal cibo (uff) e se siamo costretti a sorbirci anche le atroci musiche di John Adams, che soprattutto nell’insopportabile finale sottolineano con enfasi il nulla del film. Giusto per curiosità: Adams ha collaborato anche alle musiche di Shutter Island. Com’è possibile un simile scarto di risultato?

Così Io sono l’amore non riesce neanche ad essere elegante e sano cinema freddo: avrebbe il pregio di tagliare l’anima come degli affilati coltelli. Invece qui non si sta male per nessuno, non si prova né empatia per alcun personaggio né odio per un mondo dalle fondamenta marce: ma quante risate con il montaggio parallelo tra la scena di sesso e le api che impollinano i fiori…!

Voto Gabriele: 1
Voto Federico: 1

Dal 19 marzo nei cinema di Milano e Roma; dal 26 marzo in tutta Italia.

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