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Avatar è una cagata pazzesca: la recensione negativa

Di Avatar si è già detto tutto, anche che manda in depressione perchè il nostro mondo fa schifo a confronto con Pandora e che può uccidere per quanto è bello. Il fatto che tutti ne abbiano già parlato e che nella maggior parte dei casi ne abbiano parlato adorando Cameron come un vitello d’oro mi

pubblicato 20 Gennaio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 05:38


Di Avatar si è già detto tutto, anche che manda in depressione perchè il nostro mondo fa schifo a confronto con Pandora e che può uccidere per quanto è bello. Il fatto che tutti ne abbiano già parlato e che nella maggior parte dei casi ne abbiano parlato adorando Cameron come un vitello d’oro mi permette di scrivere più liberamente la mia stroncatura, non parlando della trama e abbandonando qualsiasi pretesa di imparzialità, la mia ormai è diventata una crociata contro i nasoni blu, se volete leggere dei pompini a Cameron c’è la recensione vera e positiva.

Ci sono diverse questioni da affrontare in un filmone come Avatar, fortunatamente anche i più entusiasti hanno riconosciuto che a livello narrativo (magari non poprio ammettendolo, ma si capisce leggendo fra le righe) il film è di una noia e di una banalità sconcertante, non c’è un colpo di scena, un’idea brillante, un qualche espediente che innalzi un minimo la narrazione dal piattume procedurale del blockbuster più becero e accomodante. Non che mi aspettassi letteratura d’avanguardia ben inteso, ma un po’ di freschezza e inventiva non mi sarebbero dispiaciute, pensando a come procede la storia in Avatar mi vien quasi voglia di dar ragione ad Adorno.

Ma i più smaliziati mi diranno che in Avatar è lo spettacolo che conta, si scomoda Méliès e il cinema delle orgini (non a torto) e si sostiene che basta lasciarsi andare al colore e al movimento per farsi traspostare dalla fantasia sulle rocce volanti di Pandora ed io ero andato a vedere il film esattamente con questo scopo. Ma purtroppo mi sono trovato davanti ad un mondo di plastica colorata e sbrilluccicante dove nonostante il discreto livello tecnico nella CGI (io non ci ho visto il superamento di nessuna precedente confine) e tutti gli sforzi per renderlo reale e tangibile non è credibile perché costantemente in contraddizione.


Ipermediato nel manifestarsi a noi, ci si presenta come un qualcosa di fotorealistico e di credibile, ma nella saturazione (di colore e di materia) vediamo l’inganno, nell’eccessiva ridondanza (di forme e di simbiosi) ritroviamo il sottotesto e nell’estremo ordine e pulizia (ogni angolo della foresta è perfetto, limpido, lucido nel suo caos di facciata) se non un germe di pericoloso “fascismo verde” (ok, qui ho esagerato) almeno il fatto che tutto il mondo creato diventa non credibile, falso come felini a sei zampe lucidi come una Jaguar uscita dall’autolavaggio, una foresta vera è sudicia, terrosa e umidiccia.

Anche tutto il design, dalle creature, agli alberi, alla conformazione del territorio, mi è sembrato di una banalità impensabile per un budget così alto. Tutto ciò che è presente nel film mi sapeva di già visto, di già giocato; un saccheggio a mani basse di tutto ciò che la scifi e il fantasy hanno proposto negli ultimi decenni. Più che dei designer sembra che abbiano assunto dei crwaler, certo si potrà dire che sono omaggi e che sono anche mirati, attestando la discendenza del film coi suoi padri spirituali, ma per me è stato già abbastanza fastidioso vedere Sigourney Weaver che poiché ha fatto Alien e Gorilla nella nebbia allora legittima ai nostri occhi il protagonista e il suo agire. L’ho trovata una strategia veramente meschina e subdola. Se invece sono in malafede io allora dico che semplicemente la Weaver l’ho trovata fuori parte, troppo energica e cazzuta per fare la scienziata, troppo hippie per essere credibile in quel contesto di militari e capitalisti malvagi.


Questione 3D, io sono un’entusiasta della tecnica stereoscopica e non si può certo dire che Cameron abbia sbagliato qualcosa, ma avrei preferito vedere un Cameron pioniere di un nuovo possibile linguaggio filmico, di emancipare il 3D da semplice sfondo maggiorato ad un qualcosa di più che influisce anche a livello semantico su quello che sto guardando e invece mi ritrovo a chiedermi, se avessi visto il film in 2D mi sarei perso qualcosa? Il 2D avrebbe diminuito la mia capacità di interpretare il film o mi sarei soltanto annoiato un po’ di più?

Sì perchè a vedere tutti quei cosi volare (animali o macchine che siano) e correre, saltare e rimbalzare più o meno in modo gratuito mi sono annoiato. Non provavo l’ebbrezza dello sguardo a perdita d’occhio, non mi deliziavo per quanto magnifico fosse il rappresentato e non riuscivo ad essere coinvolto per carenze drammaturgiche (sia narrative che visive e d’azione) e quindi la noia mi ha pervaso per tutto il film, tranne forse quando finalmente muoiono a decine quei nasoni blu che sono arrivato ad odiare con tutto me stesso.


L’unico punto che secondo me merita un elogio è nell’utilizzo, questo si abbastanza innovativo della motion capture (in tutte le sue varianti e migliorie) che non si limita al movimento dei corpi ma tenta di dare espressioni facciali umane credibili su simulacri in CGI. Ancora siamo lontani da una rappresentazione convincente, vediamo muovere bene e in modo realistico alcune parti del volto, ma il resto rimane immobile nella sua finzione e l’effetto che ne risulta non è proprio elegantissimo, ricorda un po’ le tecniche di syncro-vox ma applicate su tutta la faccia invece che solo per le labbra. In ogni caso se volete saperne qualcosa di più (sul motion capture di Avatar) vi consiglio di dare un’occhiata a questa featurette.

Si è anche definito Avatar come kolossal ecologista, non che l’ecologismo e il buonismo non siano sfacciati e pesanti, ma il film secondo me ci parla d’altro, senza poter star qui ad analizzare diverse sequenze (che non ne ho lo spazio né la voglia), direi che nel film viene rappresentato il conflitto tra un sistema leggero di mediazione e uno pesante, tra chi riesce a comunicare in modo sinaptico e immediato e chi ha bisogno di pesanti e ingombranti strutture, tra chi riesce a vedere con i propri occhi (o con le proprie trecce di capelli) all’interno dell’essere e chi invece ha bisogno di monitor, scanner e draghe leviatane. La guerra qui è tra vecchia e nuova tecnologia, non fra hippie indigeni e invasori militaristi, quello è semplicemente un pretesto. Cameron però come i suoi umani ha perso contro una tecnologia nuova, perché ha scelto la pesantezza e l’ipermediazione quando invece lui stesso parteggiava per la leggerezza e il colpo d’occhio.

Ora avrei altri piccoli appunti da fare al film ma sono troppo da nerd e riguardano quasi tutti la fisica all’interno del mondo di avatar, credo non interessino a nessuno.