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La bella società – La recensione in anteprima

La bella società Regia di Gian Paolo Cugno, con Raoul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Giancarlo Giannini, Enrico Lo Verso, David Coco, Marco Bocci, Simona Borioni, Anna Safroncik, Maurizio Nicolosi, Franco Interlenghi, Antonella Lualdi, Marina Pennafina, Alessandro Mallia, Pio Di Stefano, Luigi Ferro Svaluto.Giorgio e Giuseppe sono nati nella Sicilia degli anni Sessanta. Cresciuti senza padre,

pubblicato 20 Maggio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 00:42

La bella società Regia di Gian Paolo Cugno, con Raoul Bova, Maria Grazia Cucinotta, Giancarlo Giannini, Enrico Lo Verso, David Coco, Marco Bocci, Simona Borioni, Anna Safroncik, Maurizio Nicolosi, Franco Interlenghi, Antonella Lualdi, Marina Pennafina, Alessandro Mallia, Pio Di Stefano, Luigi Ferro Svaluto.

Giorgio e Giuseppe sono nati nella Sicilia degli anni Sessanta. Cresciuti senza padre, morbosamente gelosi della madre di mediterranea bellezza, cercano in ogni modo di ostacolare un suo possibile rapporto con un brillante produttore cinematografico, in Sicilia per girare un film. Un incidente causato dalla polvere da sparo provoca la morte del pretendente della madre e i giovani pargoli scelgono di occultarne il cadavere e tacere per sempre l’accaduto. L’esplosione però provoca la perdita della vista di Giorgio e la felicità nell’animo di Giuseppe. Gli anni passano e grazie all’aiuto del ricco farmacista del paese, padre dell’amico Nello da sempre innamorato silenzioso della loro madre, i due ragazzi decidono di partire per Torino nella speranza che un’operazione all’avanguardia possa far ritrovare la vista a Giorgio. Sono gli anni di piombo e la situazione è tesa anche sotto la Mole.

A due passi dalla casa che li ospita viene ucciso a pistolettate un funzionario della Fiat, la sua segretaria ha visto il brigatista assassino e fuggendo si ritrova tra le braccia di Giorgio. Caterina piomba come una meteora a scardinare il rapporto tra i due fratelli, che però accettano di nasconderla nella loro casa siciliana. Intanto però gli anziani genitori del produttore morto nel tragico incidente sono ancora disperati dalla sua scomparsa e continuano a cercare un posto dove piangere il loro figlio.

La bella società vorrebbe essere un affresco storico della seconda metà del Novecento. La storia di due fratelli siciliani vorrebbe diventare il cardine attorno al quale si svolge la storia dell’Italia di questo ampio lasso di tempo. La Sicilia dovrebbe diventare protagonista di un accorato canto di amore da parte di un suo figlio che è cresciuto amando i luoghi delle sue origini. Queste sono (sulla carta) le intenzioni di Gian Paolo Cugno, originario di Pachino, paese che ha dato i natali a Vitaliano Brancati e che fu citato da Dante nella Divina Commedia, ma di cui ci si dimentica che il nome è stato reso celebre dai pomodori.

Cugno infatti vorrebbe nobilitare la sua terra con un film che invece dimentica le cose concrete di una regione tanto affascinante quanto complessa. Cugno attinge a piene mani dall’immaginario cinematografico dando vita a un film che non può che ricordare La Meglio Gioventù di Marco Tullio Giordana (per il vano tentativo di trasformare la storia di due fratelli nella storia dell’Italia), ma anche il Tornatore di L’uomo delle stelle e Nuovo Cinema Paradiso (i sogni illusi e disillusi dell’industria cinematografica) e di Baaria (per quel sogno non celato di dare lustro alla propria terra).

Peccato perché Gian Paolo Cugno, classe 1968, aveva esordito con Salvatore – Questa è la vita, un piccolo film dedicato a un piccolo protagonista girato però con il cuore. In questo caso però i bambini crescono selvatici e aggressivi e diventano gli adulti che hanno vissuto l’Italia degli anni Settanta e Ottanta. In questo caso però Cugno pecca di presunzione, cercando di raggiungere il livello di Tornatore e di Giordana non riconoscendo di non averne i mezzi. Il problema alla base è una sceneggiatura densa di avvenimenti e di intrecci ma dove molti elementi risultano fortemente disequilibrati, ancorati a stereotipi regionalisti e a rischio di banalizzazioni. Dalla società maschilista alle bandiere rosse dei contadini proletari, tutto risulta artefatto e melodrammatico.

Il cast non brilla, forse proprio a causa di una sceneggiatura che castra l’estro attoriale con battute poco incisive e dialoghi che sfociano spesso nel comico involontario. Maria Grazia Cucinotta sogna di fare la Ciociara di Trinacria, Giannini è imprigionato tra le mura della sua farmacia e del suo cuore e i tre protagonisti Enrico Lo Verso, David Coco e Marco Bocci danno vita personaggi da soap-opera.

Non si vive solo di buone intenzioni, La Bella Società pecca proprio nel suo puntare a diventare un manifesto civile dimostrando però i luoi limiti e le sue ingenuità anche negli elementi basilari della scrittura cinematografica. Le intenzioni sono però valse l’interesse culturale e i fondi del Ministero. Un po’ più di umiltà avrebbe giovato, ricordando magari che la ricchezza di quella terra è proprio un pomodoro.

La bella società uscirà nei cinema venerdì 21 maggio 2010. Qui potete vedere il trailer del film.

Voto Carlo 3