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Venezia 2010: le recensioni di Drei e The Tempest

Drei (Concorso) di Tom Tykwer con Devid Striesow, Sophie Rois, Sebastian Schipper, Senta Dorothea Kirschner, Gotthard Lange, Alexander Yassin, Mick Slaney, Michael Dorn, Karl Alexander Seidel, Christopher Karl Hemeyer.Lui e lei. Hanno quarant’anni e decidono dopo tanto tempo di sposarsi. Ma lei un giorno conosce il terzo, e ci fa l’amore. Capita per coincidenza che

pubblicato 11 Settembre 2010 aggiornato 1 Agosto 2020 20:36


Drei (Concorso) di Tom Tykwer con Devid Striesow, Sophie Rois, Sebastian Schipper, Senta Dorothea Kirschner, Gotthard Lange, Alexander Yassin, Mick Slaney, Michael Dorn, Karl Alexander Seidel, Christopher Karl Hemeyer.

Lui e lei. Hanno quarant’anni e decidono dopo tanto tempo di sposarsi. Ma lei un giorno conosce il terzo, e ci fa l’amore. Capita per coincidenza che anche lui conosca il terzo, e se ne innamori e ci faccia l’amore. Le due relazioni extra-coniugali continuano ad andare avanti, finché…

L’accoglienza ricevuta da Drei ce la si poteva anche aspettare. E’ un film che può apparire furbo e superficiale nel trattare la tematica delle relazioni di coppia, e anche la tematica della morte e della malattia. Basti pensare alla scena in cui il protagonista viene operato per un cancro ai testicoli, e dell’operazione non ci viene risparmiato neanche il minimo dettaglio…

Per non parlare poi del tema della morte, con una scena in cui la madre del protagonista torna sotto vesti di angelo. L’intento è ovviamente ironico, il risultato un po’ stucchevole. Ma tuttavia c’è da dire che Drei è il film che non ci saremmo mai aspettati da uno come Tom Tykwer, e ci ha felicemente sorpresi.

Il plot è quello che è, e di triangoli amorosi con scene più o meno piccanti ne abbiamo già visti. Ma la solidità della regia riesce a far passare due ore senza un momento di stanca e riuscendo ad interessarci ad una storia già vista, che comunque presenta piccoli dettagli di vita quotidiana da non sottovalutare.

Ma soprattutto Drei è un grande lavoro di attori. Un lavoro di squadra perfetto in cui i tre attori protagonisti se la cavano al meglio in ogni inquadratura. Il film si avvale poi di una colonna sonora originale convincente, in cui anche l’ennesima riproposizione di Space Oddity di David Bowie funziona. Morale della favola? Vivete come credete e farete la scelta giusta, sempre e comunque. Avercene, su.

Voto Gabriele: 7

Venezia 2010: la recensione di The Tempest

The Tempest (Fuori concorso) di Julie Taymor con Russell Brand, Alfred Molina, Djimon Hounsou, Helen Mirren, Chris Cooper, Alan Cumming, David Strathairn, Ben Whishaw, Felicity Jones, Tom Conti.

Dal capolavoro di William Shakespeare, una rilettura dell’omonima opera in cui il protagonista Prospero diventa Prospera. Confinata in un’isola assieme alla figlia Miranda, la maga medita vendetta sul nemico Alonso, scatenando una tempesta e facendolo naufragare sull’isola assieme ai compagni. Il tutto con l’aiuto dello spirito Ariel.

La 67. edizione della Mostra del Cinema di Venezia si chiude ufficialemente con The Tempest, nuovo film di Julie Taymor a tre anni di distanza dal discusso, amato ed odiato Across the Universe. I fili conduttori con il film precedente ci sono soprattutto a livello visivo, con vari momenti di “delirio” visivo che affascinano l’occhio, nonostante si avverta una certa povertà in alcuni effetti speciali (ma la scelta mi sembra essere ricercata).

Quello che non funziona però in The Tempest è soprattutto una cosa: è che è un film soporifero. Un film che ripropone quasi integralmente, saltando però qualche parte notevole, il testo originale parola per parola, con una staticità che preoccupa. Com’è possibile che con un talento visivo come quello della Taymor, che piaccia o meno quel che vuole fare lo sa fare, ne esca fuori un’opera così stanca, con pochissimi momenti felici, nonostante ci siano anche canzoni scritte per l’occasione?

Nella teatralità del tutto questi momenti felici non mancano, in realtà. Però è interessante notare come siano quasi sempre quelli in cui appare Ariel, un etereo, quasi irriconoscibile e bellissimo Ben Whishaw: la scena in cui lo spirito si trasforma in arpia per spaventare Alonso è davvero notevole. Ci si interroga poi sulla necessità di modificare il sesso del protagonista: femminismo e rivoluzione sessuale posticcia? Per carità.

La Mirren al solito è brava, e il cast è di valore, anche se spesso sprecato (Molina, Molina…), ma davvero l’attenzione è tutta per Whishaw. E alla fin fine la domanda è anche se c’era davvero bisogno di un altro film su La Tempesta: non bastava già la versione visionaria e artistica di Peter Greenaway?

Voto Gabriele: 4
Voto Simona: 8.5

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