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Il governo vuole eliminare i finanziamenti ai film?

Il Tax Credit nel mirino del Primo Ministro Letta per far fronte al debito pubblico. Provvedimento giusto o sbagliato?

pubblicato 5 Luglio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:26

Giusto poche settimane fa segnalavamo della proposta di riconfermare gli sgravi fiscali al cinema italiano per il biennio 2014 e 2015: ora pare che il Governo abbia deciso di fare marcia indietro e che il Primo Ministro Enrico Letta voglia eliminare il Tax Credit. Non c’è ancora nulla di certo ma pare che il provvedimento sarebbe solo una parte di una più ampia manovra di contenimento spese, volta ad arginare il mostruoso debito pubblico. Le associazioni di categoria sono già in allarme e si chiede a gran voce un incontro con il Primo Ministro e con il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, quello dell’economia Fabrizio Saccomanni, e quello della Cultura Massimo Bray. Ovviamente il problema più immediato sarebbe l’impatto sociale del provvedimento, con 2500 posti di lavoro a rischio. Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica ha dichiarato:

“E’ stato operato un taglio drammatico a fronte di un patto sancito con lo Stato. C’è stato un gigantesco malinteso che va chiarito con Letta, che sono sicuro abbia agito in buona fede. Quando sono emerse le nostre proteste, il governo è rimasto sorpreso per il fatto che avevano allungato di un anno il tax credit ed aumentato i fondi di 45 milioni di euro. In realtà c’è un buco d’informazione che faceva del tax credit una misura strutturale che andava rinnovata ogni tre anni e lo si è confuso col Fus allo spettacolo, che oggi è di 478 milioni euro, di cui 20 milioni destinati al cinema, in particolare alla produzione. Prima delle riforme del 2004 e l’introduzione del tax credit il cinema godeva di circa 110/120 milioni di euro. In questo modo nel mercato italiano resteranno solo i blockbuster e le opere prime e seconde, perdendo tutto il resto, in primis il cinema d’autore”

Si chiede non solo il mantenimento del Tax Credit, ma anche un suo aumento, dal momento che prima del decreto (2004) gli aiuti dello Stato al Cinema si aggiravano sui 120 milioni all’anno. A questo punto è necessario fare una riflessione. Tralasciando per un attimo il problema fondamentale, cioè i posti di lavoro, che hanno la priorità, dobbiamo chiederci: è giusto che lo Stato continui ad aiutare il Cinema quando il Paese sta andando a rotoli? Non è una provocazione. Siamo ancora nel bel mezzo di una delle più gravi e profonde crisi economiche che il mondo (perlomeno occidentale) abbia mai conosciuto e tutti ne stiamo facendo le spese, cinema compreso. Per anni sono stati prodotti film, inutile fare nomi che l’elenco sarebbe biblico, discutibili con l’aiuto dell’erario pubblico (sottolineando il termine pubblico), marchiati col bollo dell’interesse culturale solo perché si mostrava un trullo o una malga in un’inquadratura. E ora si torna a lanciare l’allarme sulla probabile scomparsa del cinema d’autore, quasi fosse un animale in via d’estinzione: il problema di fondo, opinione assolutamente personale e non condivisibile, è che il pubblico ha i suoi gusti e spesso preferisce i cinepanettoni e le commedie rosa, mentre snobba i presunti grandi autori. Eppure Sorrentino ha appena avuto un successo, anche economico, tangibile, con La grande bellezza, il quale non si può certo paragonare a un qualsiasi film di Natale. La pirateria non aiuta, certo, ma purtroppo c’è, esiste da quando esiste la rete e solo la coscienza sociale del singolo può contenerla, non i divieti o le minacce.

Se il Tax Credit dovesse essere eliminato (fermo restando il grave problema dei posti di lavoro degli addetti al settore), probabilmente si innescherebbe un fenomeno conosciuto in natura come “selezione naturale”. Orrore? Forse. In Italia produciamo mediamente oltre 150 film all’anno. In dieci anni sono perlomeno 1500: che siano tutti significativi? E’ vero, si rischia che i giovani autori non trovino più spazio ma “dura lex sed lex”: è ora di smetterla di aggrapparsi sempre al concetto di arte, c’è bisogno di qualità, a partire dalle sceneggiature, passando per la fotografia e terminando con le colonne sonore. Il pubblico, spesso considerato come una vacca da mungere, premierà coloro che considera meritevoli.