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Malavoglia – Recensione in Anteprima

Malavoglia (Italia, 2010), di Pasquale Scimeca, con Antonio Ciurca, Giuseppe Firullo, Omar Noto, Doriana La Fauci, Greta Tomasello, Roberta Zitelli, Elena Ghezzi, Naceur Ben Hammouda, Andrea Paternostro, Giovanni Calcagno e Vincenzo Consolo.Chi sono i Malavoglia del film di Scimeca? Trattasi di una famiglia di pescatori, le cui vite ruotano essenzialmente attorno ad una piccola provincia

pubblicato 26 Aprile 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 13:28

Malavoglia (Italia, 2010), di Pasquale Scimeca, con Antonio Ciurca, Giuseppe Firullo, Omar Noto, Doriana La Fauci, Greta Tomasello, Roberta Zitelli, Elena Ghezzi, Naceur Ben Hammouda, Andrea Paternostro, Giovanni Calcagno e Vincenzo Consolo.

Chi sono i Malavoglia del film di Scimeca? Trattasi di una famiglia di pescatori, le cui vite ruotano essenzialmente attorno ad una piccola provincia di mare, nella ammaliante isola di Sicilia. Non si tratta certo di gente benestante: una casa (La casa del Nespolo) ed una barca (la Provvidenza) sono tutto ciò che possiedono. Trattasi, peraltro, di una famiglia piuttosto numerosa, considerati i canoni odierni. Marito, moglie, nonno e quattro figli.

Un giorno Alef sbarca da una nave carica di clandestini, ed il giovane ‘Ntoni lo aiuta a trovare una sistemazione. Da persona semplice, non si pone troppi problemi, né teme le cosiddette autorità. Fino a quando, però, ‘Ntoni non parte per il Nord a seguito di un’offerta di lavoro, purtroppo solo temporaneo. Al suo ritorno, quello che troverà sarà una famiglia pressoché disgregata. Il padre, Bastianazzo, è morto in mare a causa di un naufragio della Provvidenza; la madre è impazzita; il nonno è malato; una delle due sorelle viene accusata di cattive frequentazioni.

Insomma, come se la povertà non bastasse, i Malavoglia vengono tormentati da ulteriori disgrazie. Sarà allora tempo di rimboccarsi le maniche, contro quello che viene sempre più percepito come un ineluttabile fato, le cui ingiurie verso questa martoriata famiglia sembrano mirare malignamente al totale disfacimento della stessa. Questo è l’incipit narrativo di Malavoglia.

Il regista siciliano, Pasquale Scimeca, si rifà nuovamente ad un’opera letteraria per portare in scena una rivisitazione sui generis. Dopo Rosso Malpelo, quindi, decide di prendere a modello uno dei più celebri romanzi di Giovanni Verga, ossia l’omonimo I Malavoglia. Il tentativo è quello di trasporre un racconto di quel tipo in un contesto apparentemente ben diverso rispetto a quello della Sicilia di fine ‘800, eppure così uguale.

L’impresa, inutile dirlo, era titanica. Non è un caso se lo stesso regista ammette di essersi accostato a questa pellicola con non poca umiltà. Il risultato è che, se vogliamo, la poetica descrizione che ne fa Scimeca finisce con l’avere più mordente del film stesso. Ecco le sue dichiarazioni:

Con umiltà, quindi, con profonda umiltà mi sono accostato a questo film, per raccontare il nostro tempo; questo inverno del nostro scontento, dei ragazzi del sud (ma anche di quelli del nord) persi in questa immensa periferia urbana che è diventata la nostra esistenza, in questo fluido divenire, in questo mare che ci alletta, ci illude, ci rapina di ogni cosa, e, quando vuole, ci restituisce, sotto forma di relitti, i nostri sogni persi nei meandri della corruzione e seppelliti nel punto più oscuro della nostra coscienza.

Una bellissima presentazione, talmente evocativa da palesare quasi inequivocabilmente quanto il progetto sia stato a cuore di chi l’ha portato a termine. Tuttavia, quello che constatiamo non esercita altrettanto fascino. Il vigore delle considerazioni sopra riportate si frange contro la visione della pellicola, così come le onde sugli scogli. Alla verosimiglianza del contesto, non si riesce a far seguire un’altrettanta presa verso noi spettatori. Azzeccata e densa di fascino la “sicilianità” di cui è pervasa l’opera, elemento che contribuisce a creare un’aura di realismo non da poco. Il tutto, accompagnato da uno sfondo musicale, per così dire, folkloristico – meno ispirato in chiusura, quando l’eccesso di attualità, probabilmente, sfocia nel grottesco della sperimentazione tanto in voga oggigiorno.

Dove, a nostro avviso, la pellicola manca è nel riadattamento del racconto alla sceneggiatura. Non nel senso che sarebbe stata auspicabile una maggiore o minore fedeltà all’opera originale, quanto nella sua tangibile messa in atto. Certo, l’attenuante è rappresentata da un cast in larga parte costituito da attori alla loro prima esperienza cinematografica – con Antonio Ciurca, Omar Noto e Vincenzo Albanese uniche eccezioni.

Ma non si può certo imputare la resa non altamente “performante” del film a questa singola componente. Dando una veloce lettura alla sinossi stessa, ci si rende conto che essa contiene, praticamente, l’intera trama. Motivo in più per credere che il vero epicentro della narrazione sarebbe dovuto essere lo sviluppo dei singoli personaggi, a partire dalle loro ansie, le loro paure e (perché no?) le loro miserie. Pochi gli scorci meritevoli, in uno palcoscenico che appare sin troppo ovattato, da cui i nostri protagonisti entrano ed escono in maniera spesso meccanica.

Abbiamo apprezzato il fatto che non si sia tentata la “via politica”, nel senso che la denuncia (decisamente condivisibile) non va ad un ben precisato gruppo (più o meno di potere), quanto alla società tutta, che aliena, emargina. Però… c’è sempre quel “però” che lascia sospesi in un limbo d’incompletezza. Approfondire meglio questa sorta di vocazione che abbiamo voluto affibbiare alla pellicola avrebbe certamente reso la stessa molto più “appetibile”.

Quel che resta sono meravigliose intenzioni; nobili, oseremmo dire. Premesse a cui purtroppo non corrisponde in toto una realizzazione che difficilmente coinvolge, a causa di un dipanarsi della trama che quasi mai decolla, lasciando dietro di sé parecchi relitti, gli stessi di cui parla Scimeca: quelli che il mare porta via durante la proiezione e che ci restituisce alla fine del film. Sì che qualcun altro prima di lui aveva optato per questo ripido sentiero… Ma allora ne venne fuori La terra trema. Il regista era Luchino Visconti.

Malavoglia uscirà nelle sale questo venerdì, 29 Aprile. Qui trovate il trailer.

Voto Antonio: 5

Malavoglia: immagini
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