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Apache: recensione in anteprima del film di Thierry de Peretti

Apache, presentato alla Quinzaine dell’ultimo Festival di Cannes, è l’opera esordio di Thierry de Peretti. Che racconta le zone d’ombra della sua Corsica attraverso il racconto di cinque ragazzi. Un teorema già scritto, ma gestito in modo ammirevole. Faticoso ma centrato.

pubblicato 16 Luglio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 12:02

Apache è l’opera esordio di Thierry de Peretti, regista e co-sceneggiatore nato in Corsica. E proprio in Corsica è ambientato il suo film, nato in seguito ad una notizia letta dall’autore su un giornale. Non occorre a questo punto manco svelare quale sia la notizia, anche perché riguarda la svolta principale della trama.

Siamo quindi in Corsica, nel profondo sud, è estate. I genitori di Aziz lavorano come domestici per una ricca famiglia francese nella loro villa a Porto Vecchio. Il ragazzino ha le chiavi della casa, così una sera ci porta quattro suoi amici mentre i padroni sono via. I cinque improvvisano una festa in piscina con fiumi di alcol. Prima di ripartire, i ragazzi rubano alcuni oggetti senza valore come qualche dvd e soprattutto due fucili da collezione.

Aziz tenta ovviamente di sedare gli animi durante il furto, ma non ce la fa. E quando il padrone di casa torna da Parigi scopre in fretta il furto… Tra i sospetti dei padroni di casa e la paura di essere scoperti dei ragazzini, i giorni passano mentre migliaia di turisti affollano spiagge, campeggi e locali. Se il film nasce da una notizia letta su un giornale, sposa una questione ben più “antica” e radicata nella cultura francese: quella del conflitto mai portato allo scoperto fra gli abitanti della Corsica e i ricchi “forestieri” (francesi) che vengono in villeggiatura solo in stagione.

Il territorio che ci mostra Apache è quello splendido e assolato del Mediterraneo, racchiuso in un rigido 4:3: una fitta flora, le bellissime spiagge affollate, le strade con case belle, tutto avvolto da un clima afoso. C’è poi il rovescio della medaglia, con le casupole piccole e modeste di chi vive in Corsica tutto l’anno. Gente povera che spesso si ritrova a lavorare per i ricchi borghesi che vengono in vacanza d’estate.


La povertà “indigena” contrasta immediatamente a livello visivo con l’abbondanza delle ville dei ricchi signori, casone con piscine con vistea sulla natura e sul mare ed interni hi-tech. Apache raffigura così un teorema a suo modo molto prevedibile, disegnato con stile freddo e rigoroso dal suo autore. Ma uno dei punti di forza del film sta anche in questa costruzione che, se respinge da un punto di vista emotivo, centra bene il suo argomento.

Le cause del dramma imminente stanno tutte lì, visibili sullo schermo, e Thierry de Peretti non ha bisogno di dimostrare nulla: gli basta semplicemente mostrare. Gli attori protagonisti, poi, sono ovviamente non professionisti, ed aggiungono una carica verosimile notevole all’interno dell’affresco. Che è ovviamente inquietante e sempre più disturbante, anche perché non sembra esserci una via d’uscita.

Apache è un film “solare” ma tragico, la cui tragicità sembra ormai scritta in quella flora, in quei boschi e in quelle strade isolate nel nulla. Il ritmo del film, a causa della giusta scelta di de Peretti di rimanere il più stilisticamente distaccato possibile dalla vicenda che narra, ne risente un po’, soprattutto a metà pellicola. Ma poi tutto si ricongiunge nella parte finale.

Apache è notevole proprio per il controllo del suo autore, per le performance dei suoi attori e per la carica del suo finale, che ha una tensione sotterranea che prende. Con un’ultimissima scena, poi, che rischia anche di mettere i brividi, in cui la distanza tra giovani coetanei di due classi sociali diverse è netta, chiara, limpida e inquietante.

Voto di Gabriele: 7

Apache (Les Apaches, Francia 2013, drammatico 100′) di Thierry de Peretti; con François-Joseph Culioli, Aziz El Addachi, Hamza Mezziani, Joseph Ebrard, Maryne Cayon, Andréa Brusque, Henry-Noël Tabary, Danielle Arbid, Michel Ferracci. Qui il trailer. Uscita in sala il 14 agosto 2013.

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