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Seven Swords

QI JIAN di Tsui Hark; con Dai Liwu, Kim So-yeon, Duncan Lai, Leon Lai, Liu Chia-Liang, Sun Honglei.Il nuovo film di Tsui Hark è un film potentissimo e affascinante, lontano dallo stile più occidentale dei più “occidentalizzati” -ma comunque personalmente bellissimi- La tigre e il dragone o La foresta dei pugnali volanti. Il regista Tsui

6 Agosto 2006 16:39


QI JIAN
di Tsui Hark; con Dai Liwu, Kim So-yeon, Duncan Lai, Leon Lai, Liu Chia-Liang, Sun Honglei.

Il nuovo film di Tsui Hark è un film potentissimo e affascinante, lontano dallo stile più occidentale dei più “occidentalizzati” -ma comunque personalmente bellissimi- La tigre e il dragone o La foresta dei pugnali volanti. Il regista Tsui Hark torna al wuxiapian dopo il capolavoro The blade, con una pellicola molto probabilmente meno riuscita ed incisiva di quell’incredibile film, ma di sicuro impatto per chi ama il genere e per chi si sta avvicinando per la prima volta a questo genere, che man mano viene portato nelle sale anche da noi (lasciamo stare la distribuzione che spesso lascia a desiderare –Sword in the moon non si è praticamente visto, ad esempio, e il doppiaggio di questi wuxia non lo commentiamo…). Per 144 minuti Hark ci tiene costantemente incollati allo schermo con una storia che è in parte un omaggio a quella pietra miliare che è I sette samurai di Kurosawa, con i nostri sette eroi pronti a sfidare chi impedisce loro con un incredibile editto di praticare le arti marziali. Decine di battaglie, colpi di scena, tradimenti, spie, sangue e personaggi grandissimi per un cappa e spada che forse pecca qualche volta nella storia e nel suo svolgimento, risultando un po’ troppa confusa; ma è pur vero che, anche se in più di due ore, la materia è tanta e si potrebbe benissimo attendere presto anche un seguito. Ogni battaglia è un momento bellissimo, ogni movimento di spada e ogni schizzo di sangue un brivido lungo la schiena. E se è pur vero che non tutto è originalissimo, il divertimento e l’emozione può far chiudere un occhio anche su questo. Si diceva poi dei bellissimi personaggi, soprattutto i cattivi, come quello di turno, oppure la samurai pank, inquietante e grandiosa. Seven swords si presenta al pubblico occidentale dopo essere passato a Venezia ed ha già diviso il pubblico. Che il cinema orientale si debba ancora imparare ad apprezzarlo piano piano?