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Still Life: recensione in anteprima del film di Uberto Pasolini

Festival di Venezia 2013: dopo Machan torna Uberto Pasolini con la sua opera seconda, Still Life. Un film che affronta le tematiche della morte e della solitudine con mano leggera. Una conferma per il regista, in Orizzonti alla 70. Mostra del Cinema.

pubblicato 3 Settembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 10:10

Avevamo “scoperto” Uberto Pasolini alla Mostra del Cinema di Venezia 2008 grazie al suo film d’esordio, Machan. Un piccolo film molto godibile, girato in Sri Lanka e sospeso tra commedia e dramma, che aveva avuto un buon riscontro di critica e pubblico. In realtà abbiamo capito in quel momento che lo conoscevamo bene già da un po’, ma non lo sapevamo: è infatti il produttore di Full Monty.

Pasolini torna a Venezia con la sua opera seconda, Still Life, il film della conferma. Il regista ha firmato un film ancora una volta “piccolo” e delicato, con un tema tutt’altro che facile da affrontare che lega morte e solitudine. Sempre a metà strada tra dramma e commedia, con passo tranquillo e commosso, Pasolini firma un’opera che può colpire gran parte del pubblico, anche grazie all’interpretazione particolare di Eddie Marsan.

L’attore inglese interpreta John May, un impiegato incaricato di provvedere alla sepoltura delle persone i cui parenti sono introvabili. Nel suo impegno di dare dignità in morte a coloro che l’hanno persa in vita, compone con grande sensibilità gli elogi funebri e sceglie accuratamente la musica d’accompagnamento al funerale. Tuttavia non gli riesce mai di far partecipare qualcuno alla cerimonia e dunque rimane lui, da solo, ad assistere all’ultimo viaggio dei suoi “clienti” su questa terra.

Tanta dedizione ai morti non è gradita ai superiori di May, perciò le sue mansioni vengono trasferite a un altro ufficio più “efficiente”, e lui è dichiarato in esubero. Quando un ignoto vicino muore senza amici e in solitudine, May si prende a cuore il suo caso come ultimo incarico. Superando rifiuti e situazioni di stallo, percorre il paese in lungo e in largo per rintracciare la sparpagliata famiglia e gli amici dimenticati di Billy Stoke, in modo che il suo funerale non sia un’altra triste cerimonia senza nessuno.


John alla fine fine non è per nulla diverso dai defunti di cui si prende cura. È un personaggio solitario, che porta in sé una carica di malinconia enorme. Baste vedere come si prepara la cena, con che dedizione si applica al suo lavoro, con che ordine gestisce tutta la sua vita. Il vuoto della solitudine lo riempie con la morte, tentando di restare vicino a quelle persone che non avranno nessuno nel loro ultimo giorno. In cuor suo sa che un giorno sarà così anche per lui.

Pasolini ha la mano leggera, fortunatamente. Proprio per questo Still Life è un film plumbeo ma allo stesso tempo mai pesante. L’autore sa che il tema è rischioso e non calca mai la mano. Se da un lato alleggerisce la costruzione del film con un’ironia quasi quirky, dall’altra lavora di dettagli: foto, oggetti, frasi essenziali. Non c’è nulla di troppo, non c’è mai qualcosa fuori luogo. E John, nel suo essere impassibile e con l’andatura ingessata, pare uscito direttamente da un film di Kaurismäki.

L’entrata in scena della figlia abbandonata da Billy, poi, dà una svolta inaspettatamente romantica e tenera alla vicenda, e regala una speranza anche a John. Ma non pensate che Pasolini cerchi vie troppo facili: la materia è seria, e lui la prende di conseguenza sul serio. Anche perché il dna del film è inglese, e il “riscatto” da queste parti non lo si trova così facilmente: la vita è spietata, soprattutto quando non te lo aspetti.

Still Life è un’opera che trova un suo sottile equilibrio, a tratti forse un po’ troppo sottile e dal ritmo pacato, ma adatto. La fotografia glaciale regala un mood inquieto e triste, e la musica segue queste intenzioni. Si arriva quindi pian piano ad una parte finale che colpisce al cuore: perché qui esplodono tutte le emozioni che lungo il film erano strisciate sottopelle. Peccato per una postilla finale che per chi scrive è “di troppo”, ma che comunque potrà colpire ulteriormente molti spettatori.

Voto di Gabriele: 7

Still Life (Gran Bretagna 2013, commedia / drammatico 87′) di Uberto Pasolini; con Eddie Marsan, Joanne Froggatt, Karen Drury, Andrew Buchan, Neil D’Souza, David Show Parker, Michael Elkin, Ciaran McIntyre, Tim Potter. In uscita prossimamente grazie a Bim.

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