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Venezia 2011: Texas Killing Fields – La recensione del thriller Le Paludi della Morte

Ami Canaan Mann porta a Venezia una storia vera: Texas Killing Fields. Ecco la recensione dal Lido

pubblicato 10 Settembre 2011 aggiornato 1 Agosto 2020 08:30

Texas City, Texas. Due detective della squadra omicidi sono alle prese con una serie di morti violente avvenute nella zona nota come The Killing Fields. Il determinato detective Mike Souder e il suo partner Brian Heigh sono chiamati a dare una mano per risolvere il caso di una ragazza che sembra essersi volatilizzata in una contea vicina: di lei non c’è traccia e il corpo non si trova. I due detective stanno anche indagando in prima persona su un caso di omicidio avvenuto a Texas City. Quando anche Annie, una ragazza di strada che Brian ha preso sotto la sua ala protettrice, scompare, questi intuisce che si trova nei Fields e che lì deve cercarla. A sua volta, Mike sente di dover aiutare Brian. Quello che i due non sanno è se, una volta entrati nei Killing Fields, riusciranno a uscirne vivi…

Ha già un lungometraggio alle spalle, Morning, inspiegabilmente sconosciuto. Eppure ha un nome importante, Ami Canaan Mann. Dieci anni dopo il suo esordio, la regista torna a dirigere finalmente un film, prodotto tra gli altri dal padre Michael Mann, uno dei più importanti registi americani contemporanei. Ma non faremo dei confronti tra i due: ci sembra solo un facile giochetto tra chi vuole trovare per forza similitudini e qualità (o meno) tra due parenti registi. Anche perché la Mann sembra decisa a dare una sferzata più “sensuale” alla sua regia, a partire dai sinuosi movimenti di macchina che scrutano ogni ambiente, pur dirigendo un thriller dalla storia bella tosta.

Texas Killing Fields si apre infatti con le immagini dei campi maledetti presentati con attenzione dalla macchina da presa. Fotografia scura e sporca, nessuna persona in giro: siamo già dentro l’ambientazione principale del film, quella che dà gli dà il nome, e c’è già un’aria misteriosa, carica di storie e fantasmi. Il film della Mann è un lavoro cupo, a tratti anche duro, concentrato su una serie di delitti impressionanti che attanagliano sin da subito i due protagonisti del film, Sam Worthington e Jeffrey Dean Morgan, entrambi aiutati da una tostissima poliziotta interpretata da Jessica Chastain.

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La regista decide innanzitutto di lavorare d’atmosfera, descrivendo bene gli interni e gli spazi, regalandoci un film per la maggior parte notturno e inquieto, dove il pericolo è sempre dietro l’angolo, e dove le indagini conducono verso vie sempre più pericolose. Una delle scelte potenzialmente più interessanti di Texas Killing Fields è il personaggio interpretato da Chloe Moretz, una ragazzina che porta in sé tutto il dolore e la sporcizia del mondo in cui si svolge la storia. Vive praticamente come una vagabonda, perché è costretta dalla madre (Sheryl Lee!) a non stare a casa mentre lei se la spassa con gli amanti. Per questo motivo Brian le vuole bene e passa del tempo con lei, portandola anche sul posto di lavoro.

Il Texas della Mann è quello della periferia, ambientata dai reietti della società, in cui i misteri nascono abbondanti e restano taciuti per sempre, se non si prova almeno a sfondare il muro dell’omertà. Il percorso dei tre poliziotti è difficile e doloroso, perché influisce sulle loro vite, sul loro credo (Brian è un cattolico fedelissimo), e potrebbe intaccare anche le persone a loro care: come ad un certo punto capiterà anche alla piccola Annie. Insomma: Texas Killing Fields ha tutto il cuore del noir americano che ci piace. Una storia crudele, personaggi dolenti, ambientazione perfetta. Ma il film non funziona sempre come avrebbe potuto e forse dovuto.

Un’impressione che si può provare guardando il film è che sia stato più volte rimaneggiato, forse in fase di sceneggiatura o in fase di montaggio (magari dopo qualche test screening con il pubblico?). La trama si segue benissimo, anzi, non c’è nulla di complicato o cervellotico, ma qualche situazione resta in sospeso, e a volte alcuni personaggi spariscono. La soluzione finale, tra l’altro, è tutt’altro che un colpo di scena, ma questa potrebbe anche essere una scelta della Mann in funzione della preferenza per un lavoro come si diceva prima d’atmosfera, un lavoro sulla tensione narrativa e uno scavo nel mondo interiore dei personaggi.

Però non si riesce mai a provare completamente empatia per i protagonisti, anche se si capisce tutta la loro difficoltà nei confronti dei casi, emotivamente difficili da reggere e da trattare con lucidità (le staffe vengono perse spesso durante il film, non a caso). Anche Annie, per noi il personaggio più bello, si perde strada facendo, finché non viene ripresa in corsa nella parte finale. Tratto da una storia vera, il film ha all’attivo alcune belle sequenze (attenzione all’assedio della mamma con la bimba in casa) e non annoia, ma Texas Killing Fields ha l’aria del film con potenzialità molto grandi e che alla fine si perdono proprio in quelle sfumature che avrebbero reso il film tutt’altra cosa. Così com’è, l’opera seconda della Mann resta un promettente lavoro in attesa di vedere cosa saprà regalarci in futuro: ma avremmo voluto saltare questo ulteriore “step”.

Voto Gabriele: 6.5
Voto Simona: 6.5

Le paludi della morte (Texas Killing Fields – U.S.A. 2001 – Thriller 109′) di Ami Canaan Mann con Chloe Moretz, Sam Worthington, Jeffrey Dean Morgan, Jessica Chastain, Stephen Graham, Jason Clarke, Annabeth Gish, Sheryl Lee. Ecco il trailer italianoUpdate: il film uscirà in Italia il 15 giugno con il titolo Le Paludi della Morte.

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