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Roma 2013 – Dallas Buyers Club: Recensione in Anteprima

Jared Leto e Matthew McConaughey puntano agli Oscar grazie al bellissimo Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallèe

pubblicato 9 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:34

20 anni fa ad Hollywood ne erano sicuri. Matthew McConaughey sarà il nuovo Robert Redford. Poi l’attore, tanto fascinoso quanto talentuoso, si perse. Piegandosi al ‘vile’ denaro Matthew è andato incontro ad un decennio disastroso, dal punto di vista della qualità cinematografica, fino al cambio di rotta improvviso, atteso e fortunato di 12 mesi fa.

Killer Joe, Magic Mike, The Paperboy, Mud, ed ora la parte di una vita con Dallas Buyers Club, e senza dimenticare l’imminente Lupo di Wall Street di Martin Scorsese. Nel giro di un anno McConaughey ha avuto il coraggio e la forza di rimettersi in gioco, tornando a sbandierare e a seminare talento. In attesa del primo Premio Oscar di una carriera tornata a correre.

Perché il suo mastodontico Ron Woodroof, omofobo, volgare, alcolizzato, bigotto ed ignorante texano nel 1985 malato di Aids e riuscito contro ogni pronostico a sopravvivere fino al 1992, vincerà con molte probabilità tutto quel che ci sarà da vincere nella lunga stagione dei premi che a breve prenderà il via. Perché Matthew, qui fisicamente trasformato, è sbalorditivo.

Dallas Buyers Club, in Concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, pulsa grazie alla sua bravura e all’incredibile storia di quest’uomo che dopo aver scoperto di avere più o meno un mese di vita cambiò la propria esistenza. Da drogato, ubriacone, puttaniere, delinquente e razzista repubblicano qual era, Ron si ‘costrinse’ ad evolvere, a mutare, ad aprire gli occhi, perché legato ad un’esistenza che un virus misterioso ed incurabile gli stava portando via dalle mani.

Sono gli anni 80. L’HIV si sta diffondendo a macchia d’olio. La comunità scientifica brancola nel buio. La maggior parte della popolazione americana crede, sbagliando, che sia la ‘malattia dei gay’. Che non possa colpire nessun altro se non gli omosessuali. Ma così non è e Ron ne è la dimostrazione. Proprio lui, eterosessuale al 101% che emarginava guardando con orrore i ‘finocchi’, viene ora visto come se fosse un appestato, un omosessuale. Solo perché malato.

I medici non hanno una cura. Si sta testando un farmaco ma Ron non rientra nei ‘fortunati’ estratti a sorte per provare ad allungare un’esistenza segnata. Per questo inizia a studiare. Ad informarsi. E a fare di tutto per trovare una cura. Le ricerche lo conducono a un farmaco alternativo, non sperimentato e quindi illegale negli Stati Uniti d’America. A questo punto Woodroof non ha altra scelta che mettere in piedi un traffico illegale dal Messico per fornire il medicinale a chiunque ne abbia bisogno. Vola in Giappone. In Israele. Gira il mondo a caccia di medicine. Inizia a frequentare pub gay solo per procacciare ‘clienti’, e salvare vite.

Il mostro che era in lui viene ucciso da una malattia che non lascia scampo. Sulla sua strada trova una transessuale eroinomane, malata di HIV. Nasce un’amicizia. Diventano soci. Inizialmente per fare soldi, poi solo e soltanto per cercare giustizia nei confronti di una comunità scientifica cieca che guarda solo ai propri interessi economici. Doveva vivere solo 30 giorni, quando gli venne diagnosticato l’HIV, ma Woodroof superò i 2000, trascinando alla sbarra addirittura la sanità americana.

Che fosse un film importante questo Dallas Buyers Club lo si poteva intuire non solo dalla trama, fondata su fatti realmente accaduti, ma anche dalla clamorosa trasformazione fisica che i suoi due protagonisti hanno dovuto sopportare. Oltre 20 kg in meno per il fascinoso Matthew, scavato in volto e nell’anima, scheletrico e morente nei panni di questo personaggio inizialmente detestabile ma in grado di conquistarti con il passare dei minuti, grazie anche alla prova d’attore di un McConaughey che con il solo sguardo è riuscito ad incarnare dolore, rabbia, paura, odio, disprezzo, speranza. Al suo fianco non solo una ritrovata e come al suo solito eccellente Jennifer Garner ma soprattutto un Jared Leto tornato sul set dopo aver venduto milioni di dischi in qualità di cantante con i 30 second to Mars. Abituato ai drastici cambi d’immagine per il cinema, Leto stupisce negli abiti di una giovane transessuale colpita dall’AIDS che di fatto stravolgerà la vita dell’omofobo Ron. Estirpando il demone che era in lui per poi portarlo a rinascere, e a diventare un benefattore. Un uomo nuovo, malato e combattivo. Un uomo migliore.

Jean-Marc Vallée osserva da vicino questi due straordinari talenti costruendo un film crudo e commovente, storicamente dettagliato e registicamente impeccabile, grazie anche ad una sceneggiatura solida come la roccia, mai troppo volgare nel banalizzare il dolore e nel cercare una lacrima facile che va da se’ arriverà spontaneamente. E con merito.

20 anni dopo Philadelphia Hollywood torna così a raccontare quegli anni di paura ed ignoranza, noncuranza ed allarmismo, di HIV e morte, riuscendo ancora una volta ad essere credibile grazie ad un attore sorprendentemente andato ‘oltre’ l’umana trasformazione recitativa. A riuscire nell’impresa nel 1994 Tom Hanks, giustamente celebrato con ogni premio esistente. A ripetersi, e a fare probabilmente addirittura di meglio, Matthew McConaughey. Che statuetta sia.

Voto di Federico: 9
Voto di Gabriele: 6

Dallas Buyers Club (Usa, drammatico, 2013) di Jean-Marc Vallée; con Jared Leto, Matthew McConaughey, Jennifer Garner, Dallas Roberts, Steve Zahn, Kevin Rankin – uscita giovedì 2 gennaio 2014.

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