Home Torino Film Festival Pelo Malo: recensione in anteprima

Pelo Malo: recensione in anteprima

Torino Film Festival 2013: arriva con alle spalle il premio a San Sebastian il nuovo film di Mariana Rondón, Pelo Malo. Non un ordinario coming-of-age: perché qui c’è una città che imprigiona sentimenti, rapporti e sessualità. In concorso.

pubblicato 27 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 06:53

Arriva a Torino con un buzz importante alle spalle, Pelo Malo, dopo aver vinto la Concha de oro come miglior film al Festival di San Sebastian. Premiato da Todd Haynes, il film scritto e diretto da Mariana Rondón può sembrare un semplice coming-of-age dal plot: e invece Pelo Malo non è affatto il vostro ordinario coming-of-age, anzi…

In una megastruttura abitativa della periferia di Caracas, Junior, nove anni, vive con la giovane madre Marta, vedova e disoccupata. I rapporti tra i due sono tutt’altro che amorevoli: a disturbare Marta è l’ossessione del figlio per il proprio aspetto; dal canto suo Junior vorrebbe soltanto potersi stirare i capelli, crespi e scarmigliati, così da fare bella figura nella foto di classe.

Per Marta, però, impegnata nella quotidiana lotta per la sopravvivenza, i vezzi del figlio risultano intollerabili, tanto da arrivare ad accusarlo di ambiguità sessuale. In un crescendo di soprusi e incomprensioni, Junior si troverà a dover affrontare in modo doloroso le frustrazioni della madre, resa cieca dalla sua stessa vulnerabilità.

Non un semplice coming-of-age, si diceva. Perché innanzitutto qui c’è una città cattiva e difficile che imprigiona sentimenti, rapporti e sessualità. La Rondón non ha alcuna intenzione di creare un mood sognante o rarefatto, alcuna volontà di creare atmosfera, ma vuole semplicemente lavorare sulla realtà: carpendo quelle terribili verità che bastano e avanzano per costruire storia e personaggi.


Di conseguenza senza vezzi o arzigogolii stilistici, la regista tira fuori un prodotto secco, “vero”, forse anche sporco e grigio, e che sa trasmettere tutto il disagio di una nazione e di una cultura. Perno centrale della vicenda è il rapporto tormentato fra una madre sempre in bilico fra violenza e tenerezza e un figlio che non può trattenere le sue prime “pulsioni” omosessuali.

La situazione è di quelle davvero disastrate. Non solo la madre è vedova e disoccupata (prova a riprendersi il lavoro da sorvegliante dal quale è stata licenziata), ma c’è di mezzo pure una nonna disposta anche a pagare per poter allevare un bambino (la nuora ha un altro figlio oltre a Junior, e alla nonna ne basta uno qualunque).

Non proprio uno scenario idilliaco. Il contorno è sempre quello di una città dominata dalla violenza, in cui si può essere uccisi da un momento all’altro. Incredibili a questo proposito le riprese in esterni sul vicinato, e pazzesco il lavoro sul sonoro del caos cittadino, con spari ogni due per tre. Lo sguardo della regista è di quelli autentici, tipico della persona che sa usare il mezzo e sa quel che dice.

In mezzo a questo quadretto, Junior s’impunta nel voler scattarsi una semplice fotografia con i capelli lisci e un vestito da cantante. Intanto la madre si chiede se la sua presunta omosessualità non nasca a causa del rapporto che ha avuto e che ha con lui: le motivazioni di un medico per rassicurare la madre e riportare il bambino sulla “retta via” sono ancora più agghiaccianti…

Voto di Gabriele: 7.5

Pelo malo (Venezuela 2013, drammatico 95′) di Mariana Rondón; con Samuel Lange Zambrano, Samantha Castillo, Beto Benites, Nelly Ramos, María Emilia Sulbarán. Qui il trailer.

Torino Film Festival