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The Borderlands: recensione in anteprima

Un team di ricercatori del Vaticano indaga in una remota chiesa di campagna dove si susseguono inquietanti fenomeni inspiegabili.

pubblicato 19 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:37

Gli horror in formato found footage continuano a proliferare e per nostra fortuna con l’elevato numero di titoli a disposizione e per un semplice calcolo di probabilità, qualcosa di buono alla fine riesce a far capolino da una massa di titoli troppo spesso pretenziosi e incapaci di offrire un minimo sindacale di intrattenimento.

The Borderlands, pellicola inglese diretta dall’esordiente Elliot Goldner, riesce là dove titoli come L’altra faccia del diavolo e L’ultimo esorcismo hanno miseramente fallito, creando di fatto un minimo sindacale di tensione e riuscendo a mantenere alta l’attenzione con piccoli colpi di scena piazzati ad arte lungo la trama, che però è giusto ribadirlo si dipana senza mai scostarsi di una virgola dal consueto iter visivo del formato, con le consuete riprese “grezze” che puntano a fornire il massimo realismo alla messinscena, quindi è avvertito chi proprio il formato non lo digerisce.

La trama racconta di una squadra composta da due investigatori del Vaticano e da un tecnico, chiamati a far luce su presunti eventi miracolosi avvenuti in una remota chiesa situata nella campagna inglese.

Partiamo dal presupposto che nel film di Goldner non sono ne il formato ne la regia a fare la differenza (anche se dobbiamo sottolineare un accorto utilizzo del suono), bensì ambientazione e trama che forniscono all’ennesima serie di inquadrature, ora fisse ora sghembe, quel quid che spinge lo spettatore a voler giungere a fine visione, onde scoprire cosa si celi realmente dietro ad un’escalation di inquietanti manifestazioni che potrebbero o meno avere un’origine sovrannaturale.

Il regista ha la fortuna di poter fruire di una location oltremodo funzionale che permette di costruire un minimo di impalcatura narrativa, senza limitarsi a correre a destra e a manca con una videocamera in mano (vedi il mediocre ESP – Fenomeni paranormali).

La limitata possibilità di movimento che si riduce all’interno della chiesa, all’abitazione del team e ad un’incursione nel vicino villaggio, hanno spinto Goldner a darsi da fare in fase di sceneggiatura costruendo un minimo di trama che poi punta su quello che è un elemento classico del filone “case infestate”, cioè la storia che si cela nel passato di questa o quell’abitazione e in questo caso il background creato per la chiesa include una storia a sfondo demoniaco di notevole appeal.

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Altro fattore determinante alla riuscita del film è rappresentato dal cast, in questo caso ridotto all’osso, ma capace di sviluppare interessanti dinamiche durante il dipanarsi della trama e che include due religiosi, un tormentato uomo di chiesa con un passato oscuro (Gordon Kennedy) e uno scettico burocrate ligio alla scienza (Aidan McArdle), a cui si aggiungono il tecnico addetto alle attrezzature (Ben Wheatley) che ha semplicemente risposto ad un annuncio di lavoro e il parroco locale (Luke Neal), colui che ha interpellato il Vaticano e che scoprirà a sue spese che, dietro agli strani eventi verificatisi nella sua chiesa, non si cela la mano di Dio come egli ingenuamente pensava bensì quella di una potente entità malefica.

Durante il film tra levitazioni, fenomeni di poltergeist e inquietanti pianti di bambini di provenienza ignota, si intavola un’interessante scambio tra i due religiosi del team ormai disillusi e abituati ad eventi fraudolenti e miracoli “fatti in casa”, e il punto di vista più “puro” del più giovane del gruppo, il tecnico, mai prevenuto e pronto all’occorrenza a guardare agli eventi con mente aperta, anche quando i suoi strumenti altamente tecnologici non riusciranno a dare una spiegazione logica a ciò che stanno registrando.

Concludiamo con un commento sul finale del film, la cui visione è altamente sconsigliata a chi soffre di claustrofobia, un finale che per una volta va controcorrente rispetto ad una consuetudine del formato e non diventa la parte più deludente della visione, stavolta l’epilogo è coerente e pur restando in sospeso diventa la parte più coinvolgente e immersiva del film, una vera e propria discesa negli inferi in cui ad ogni passo ci si ritrova ad incitare i protagonisti a fermarsi, a tornare sui loro passi prima che sia troppo tardi, prima che la diritta via venga smarrita.

Voto di Pietro: 7

The Borderlands (Horror / Gran Bretagna 2013). Un film di Elliot Goldner. Con Sarah Annis, Lee Arnold, Drew Casson, Peter Charlton, Marcus Cunningham. Patrick Godfrey, Robin Hill, Kevin Johnson, Gordon Kennedy, Aidan McArdle, Luke Neal. Data di uscita non disponibile.

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