Home Festival di Cannes Jimmy’s Hall: recensione in anteprima del film di Ken Loach in concorso a Cannes 2014

Jimmy’s Hall: recensione in anteprima del film di Ken Loach in concorso a Cannes 2014

Festival di Cannes 2014: Jimmy’s Hall è il 12° film che Ken Loach porta in concorso sulla Croisette. Doveva essere il suo canto del cigno, ma poi ha dichiarato di voler continuare a girare. Eppure stile, tematica e periodo storico erano “perfetti” per l’addio. Peccato per uno schematismo nella sceneggiatura di Paul Laverty ancora più marcato del solito.

pubblicato 23 Maggio 2014 aggiornato 31 Luglio 2020 01:28

Tenetevi stretti: Ken Loach ha praticamente girato il remake di Footloose! Nel 1984 un prete vieta ai ragazzi di una cittadina di provincia di ballare. In Jimmy’s Hall, anni 30, sempre un prete impone ai ragazzi di non ballare, tra le altre restrizioni. Ma la rivoluzione è in arrivo in entrambi i film.

Fa sorridere pensare alla possibilità di un remake del film di Herbert Ross da parte di uno dei registi politicamente più impegnati di sempre, ma le somiglianze sono tanto involontarie quanto evidenti. Jimmy’s Hall è il 12° film che il regista inglese ha portato in concorso a Cannes. E aveva dichiarato che sarebbe stato l’ultimo della sua carriera: pare già aver fatto marcia indietro, anche se questo a molti è sembrato come un “perfetto” canto del cigno, visto stile, tematica e periodo storico.

Marzo 1932, County Leitrim. James Gralton ritorna a casa dopo una decina d’anni vissuti negli Stati Uniti. L’Irlanda che incontra oggi, dopo anni dalla Guerra Civile, ha un nuovo governo che ha restaurato pace e speranza tra la gente del posto, soprattutto lavoratori, contadini, giovani e i poveri. Jimmy ritrova la madre, gli amici e la ragazza che aveva amato, Oonagh, oggi sposata e con figli.

Ritrova pure il Pearse-Connolly Hall, un locale che Jimmy aveva costruito assieme ai suoi amici e adibito alle attività più disparate, dal ballo alla lettura, dal canto alle discussioni politiche. Solo che oggi è vuoto e abbandonato. Gli va benissimo, visto che deve prendersi cura della madre e vuole finalmente una vita tranquilla: ma in fondo è un attivista nell’anima e un leader carismatico.

Quando Padre Sheridan viene a sapere del suo ritorno inizia a preoccuparsi: Jimmy è un comunista, e soprattutto un uomo che la Chiesa non può controllare. E intanto i giovani della cittadina vogliono ballare, e vogliono che Jimmy riapra lo stico Hall di cui hanno sempre sentito parlare. Jimmy non accetta, non e’ il momento. Poi ritorna al locale e non ci pensa un attimo…

Il film inizia nel 1932 per poi tornare indietro al 1922, e così via. Tornato per vivere una vita tranquilla, Jimmy viene subito inquadrato dai giovani della cittadina. “Vogliamo ballare!”, gli dice Marie, una delle più spigliate del gruppo. Ci metterà poco a riaprire il locale, ma non solo perché è un posto bellissimo dove poter imparare a ballare – ora può persino insegnare agli altri la musica che ha ascoltato a New York!-, ma anche perché è un posto dove c’è libertà di religione e di confronto.

A mettere i bastoni tra le ruote ci si mette Sheridan, che con Jimmy ha una vera ossessione. Contro il comunismo e contro ogni forma di “depravazione”, il prete si mette a spiare tutte le persone che si dirigono verso la serata d’apertura della sala da ballo e si segna i loro nomi su un foglietto.

Questi nomi li ripeterà a voce alta davanti a tutti i cittadini durante un’ordinaria e composta messa mattutina della domenica (“siamo contro questa losangelizzazione delle nostre vite”), in una scena che alterna questo momento alle sfrenate e divertite danze della sera precedente. A farne le spese sarà la già citata Marie, che verrà frustata senza alcuna pietà dal padre ultra-religioso.

Una violenza che Jimmy avrebbe voluto evitare in ogni modo, e che invece inizia a mostrarsi più feroce di prima. Per questo gli piace la sua isola felice e “protetta” della sala da ballo, in cui confrontarsi è sempre pacifico e utile. E in Jimmy’s Hall sono tante le scene di confronto e dibattito fra persone, cifra stilistica del cinema di Loach e delle sceneggiature di Paul Laverty.

La sceneggiatura però questo giro pecca più della sua media di uno schematismo un po’ sfacciato. Il cinema di Loach è sempre stato politicamente di parte e ha spesso e volentieri diviso nettamente buoni e cattivi (poche le eccezioni, si pensi a In un mondo migliore…). Qui non solo succede ancora, ma motivazioni, intenzioni e caratteri sono evidenziati in modo netto e senza alcuna sfumatura, cosa che si riflette spesso anche nei dialoghi, più banali e monodimensionali del solito.

Per fortuna tutto è piuttosto riequilibrato dalla musica allegra e trascinante e dall’uso massiccio di sano umorismo, che rende tutto più leggero e apparentemente meno pedante (non è Terrà e libertà). Con in più una scena molto romantica: quella del ballo tra Jimmy e Oonagh nel locale con una sensuale luce blu. Carta in più da non sottovalutare è l’interpretazione carismatica ed elegante di Barry Ward, che dimostra di avere viso e talento per una lunga carriera. Lo rivedremo molto presto…

Voto di Gabriele: 6
Voto di Antonio: 7

Jimmy’s Hall (Inghilterra / Irlanda / Francia 2014, drammatico / storico 109′) di Ken Loach; con Barry Ward, Simone Kirby, Andrew Scott, Jim Norton. Prossimamente in sala grazie a Bim.

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