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Colpa delle stelle: Recensione in Anteprima

Teen movie a sfondo romantico denso di domande ma povero di significato. A dispetto di due buone prove da parte di Shailene Woodley ed Ansel Elgort, Colpa delle stelle è tenuto insieme per lo più dall’incalzante necessità di mantenere gli equilibri a suon di aforismi

pubblicato 5 Agosto 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 23:21

«Cos’è che ti fa più paura?», «L’oblio». Non c’è bisogno di mettere mano all’orologio per accorgersi che questo botta e risposta arriva quando ancora la vicenda non ha preso realmente corpo. Colpa delle stelle è così, una serie di risposte affrettate (ma ad effetto) ad altrettante domande. E che domande!

Best seller statunitense, buone vendite pure dalle nostre parti, il romanzo di John Green non poteva che finire sul grande schermo. Un libro che chi scrive non ha letto, ma certo genere di cose, se rilevano, hanno un senso successivamente; perché un film ha da reggersi sulle proprie gambe e la trasposizione non è mai un matrimonio bensì un divorzio. Quindi che la sorte dell’uno incida il meno possibile su quella dell’altro. Meglio ancora se non interferisce affatto.

Eppure capita di apprendere, non per forza in termini dispregiativi, che Colpa delle stelle sia un «romanzo per ragazzine». Il che sarà senz’altro vero, ma non per questo bisogna accettare acriticamente l’etichetta. Non dovrebbe importare nulla dei tempi in cui ci troviamo, come succede invece a certi moralisti: perché se dietro al target si cela un danno va detto. In questo caso, affermare che il romanzo di Green sia di quelli adatti giusto per le ragazzine significa tendenzialmente offendere tanto lo scrittore quanto le ragazzine. Qualcuno allora si chiederà il motivo del successo del libro, e la nostra risposta non tarda arrivare nel seguente capoverso.

Colpa delle stelle è imperniato su due degli argomenti più dibattuti di sempre, dovunque e comunque: amore e morte. Basta questo per fare un best seller? Certamente no, ma a giudicare dal film un’idea sul restante merito è possibile farsela; ed in fondo è contenuta nelle primissime righe di questo scritto. Se tanto ci dà tanto, Green è uno che ci sa fare. Perché forse è vero, non basta una sedicenne che convive con un male tremendo da quando è piccolina; né che questa possa innamorarsi di un ragazzo a cui, sempre per colpa del cancro, hanno amputato una gamba; né che questo fosse una promessa del basket ed ora, mesi dopo che la sua vita è irrimediabilmente cambiata, è divenuto un ragazzo oltremodo brillante, il sogno di ogni coetanea nonché dei genitori. Non basta perché a tutto ciò vanno integrate delle frasi-gancio; dopo aver inumidito gli occhi con l’azione, ecco il colpo di grazia: aforisma perentorio che induce allo scoppio. Di lacrime, s’intende.

Niente severità: tutto è così ovattato in Colpa delle stelle che solo a posteriori riesci a realizzare quanto manipolatoria possa essere una storia così concepita e rappresentata. Hazel Grace e Augustus s’incontrano prendendo parte allo stesso gruppo di supporto, dove l’organizzatore è esso stesso scampato ad un cancro a un testicolo e va stringendo gli occhi mentre allarga le braccia e ringrazia Gesù (non si sa se per la malattia o per la guarigione). Poco alla volta veniamo iniziati a questo rapporto, che va gradualmente consolidandosi, nonostante le resistenze dell’assennata giovane: «non capisci, io sono una granata».

Si tenta di dribblare convenzioni e luoghi comuni, il che va riconosciuto limitatamente alle intenzioni, dato che il risultato non asseconda le aspettative. «Vorrei che fosse una di quelle storie che finiscono bene», dice la bella Hazel Grace proprio all’inizio, «ma non è così»: che è un po’ un maldestro mettere le mani avanti, indirizzando in maniera se vogliamo pure un po’ pedante lo spettatore, al quale viene soltanto chiesto di rispondere in un modo ben preciso. E poco rilevano certe misure pensate per “lusingare” il pubblico più giovane, tra le numerose grafiche che si sovrappongono alle immagini e l’ampio ricorso ai vari dispositivi elettronici, tra una Xbox 360 e un iPhone.

Anche il tenore è per certi aspetti dissimulato, perché, come in parte evidenziato poco sopra, in superficie si tenta spesso di stemperare l’atmosfera con alcune uscite di spirito, talvolta anche divertenti, quasi sempre affidate al migliore amico di Augustus, Isaac. Ma in fondo il clima resta costantemente rarefatto, dato che questo rimane pur sempre un teen-movie romantico, che del filone cancer si serve giusto per alterare le premesse. In un contesto che non ha davvero poco di plausibile, se non il dolore e la sofferenza che, guarda caso, vengono quasi del tutto espunti dal romanzo per non distrarre dal melenso scambio di sms tra i due giovani protagonisti; ai quali bisogna ad ogni modo riconoscere la capacità di districarsi dignitosamente, tanto che si può a ragion veduta parlare di scelte azzeccate riguardo agli attori.

Qualcuno allora accetterà volentieri il gioco al ribasso di chi taglia la testa al toro parlando di target et similia, mentre per noi assecondare certe derive non rappresenta la risposta migliore che si possa dare. Colpa delle stelle vola sulle ali delle emozioni facili, quelle che non importa come le somministri perché fanno presa senza alcun trattamento particolare. Può darsi pure che, nero su bianco, tutto ciò eserciti un fascino diverso, che certe situazioni funzionino meglio perché sostanzialmente tocca immaginarsele; non sappiamo. Qui però c’è poco da “ricostruire”, perché ogni singolo episodio ci viene messo sotto gli occhi in maniera nitida, fuor di metafora e rimandi.

Tanto che quello che probabilmente è il climax, per lo meno della seconda parte del film, ossia l’incontro con lo scrittore amato da Hazel Grace, anziché colpire per il netto capovolgimento, appare fuori posto a dispetto di un personaggio dall’ottimo potenziale, interpretato pure da un ottimo attore (che anche se sapete chi è non vi diciamo). D’altronde la “potenza” di Colpa delle stelle sta tutta lì, nell’infarcire la già delicata vicenda di pensieri buoni giusto per un tweet. Ed il problema non è semplicemente che la realtà è altra cosa; ma che pure la finzione, quella che serve a meglio leggerla la realtà, sta proprio altrove.

Voto di Antonio: 4,5
Voto di Federico: 6.5

Colpa delle stelle (The Fault In Our Stars, USA, 2014) di Josh Boone. Con Shailene Woodley, Ansel Elgort, Willem Dafoe, Nat Wolff, Laura Dern, Lotte Verbeek, Sam Trammell, Mike Birbiglia, Emily Peachey, Johanna McGinley, Amber Myers, Milica Govich, Allegra Carpenter e David Whalen. Nelle nostre sale da giovedì 4 settembre.