Home Festa del Cinema di Roma Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet di Jean-Pierre Jeunet: Recensione in Anteprima

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet di Jean-Pierre Jeunet: Recensione in Anteprima

Roma 2014 | Un piccolo genio di 10 anni in viaggio da solo per l’America. Fate spazio a T.S. Spivet

pubblicato 16 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:20

61 anni e una fantasia visiva diventata leggenda nel 2001, quando incantò il Globo con Il favoloso mondo di Amélie. Jean-Pierre Jeunet sbarca al Festival Internazionale del Film di Roma con la sua settima regia in 25 anni di carriera. Ogni pellicola del regista francese diventa di fatto ‘evento’ nel momento stesso in cui viene annunciata, perché il padre di Delicatessen e de La città perduta non ha mai lasciato indifferente lo spettatore, tra poesia ed effetti visivi, fantasia al potere e strambe storie il più delle volte in grado di arrivare a toccare corde emotive particolarmente inclini. Uscito addirittura un anno fa nei cinema di Francia, e con ‘solo’ 5,633,054 dollari incassati dinanzi ai 35 spesi per la sua realizzazione, The Young and Prodigious Spivet nasce dal romanzo Le mappe dei miei sogni di Reif Larsen, pubblicato nel 2009.

Protagonista della pellicola, in cartellone a Roma nella sezione parallela Alice nella Città, il bimbo prodigio T.S. Spivet, 10 anni appena e una passione smodata per le invenzioni. Spivet, interpretato da uno straordinario debuttante di nome Kyle Catlett, che di fatto intenerisce, diverte e spiazza ad ogni cambio espressivo, vive in un isolato ranch nel Montana insieme alla mamma, dottoressa in morfologia degli insetti, suo padre, burbero cowboy nato nel secolo sbagliato, la sorella quattordicenne che sogna di diventare Miss America e il gemello Layton, morto a causa di un incidente nel fienile. Una perdita, quella del piccolo e dolce Layton, che nessuno in famiglia ha mai voluto affrontare concretamente, tanto da non averne mai parlato.

Tutto cambia quando da Washington, e più precisamente dal prestigioso Istituto Smithsonian, una telefonata avverte Spivet che la sua invenzione del moto perpetuo ha vinto il premio Baird, ogni anno assegnato allo scienziato dell’anno. Peccato che nessuno sappia l’età dell’inventore. 10 anni, per l’appunto. Inizialmente scoraggiato dall’andare a ritirare il riconoscimento, T.S. decide comunque di partire senza dire nulla ai propri genitori, attraversando l’America per correre incontro alla gloria. Prima a bordo di un treno merci e in seguito con i più svariati mezzi di trasporto, compiendo così uno straordinario viaggio che lo porterà non solo all’acclamazione in quanto genio dell’anno, bensì alla pace interiore e alla metabolizzazione di quel lutto famigliare che ancora non è stato del tutto separato.

Quattro anni d’attesa, una volta archiviato il delizioso e sottovalutato L’esplosivo piano di Bazil. Jean-Pierre Jeunet torna al suo cinema ‘fantastico’ in cui sprigionare trovate spiazzanti e sorprese emozionanti grazie al piccolo T.S. Spivet, film a due facce trascinato dalla meravigliosa fotografia di Thomas Hardmeier. Nel presentare i personaggi e nell’introdurre la storia Jeunet da’ il meglio di se’, ammaliando e sbalordendo come al suo solito, dando così l’impressione di essere tornato ai fasti narrativi del passato. Anche se a bordo di un film per famiglie, indirizzato ad un pubblico di adolescenti e con un bimbo di 10 anni appena assoluto e di fatto unico protagonista.

Certosino il complesso lavoro scenografico, così come l’uso mai eccessivo degli effetti speciali, per un atipico road movie condito da voluti eccessi e momenti strappalacrime, ben amalgamati da un regista che da questo punto di vista va ormai con il pilota automatico. Per poi uscire dai binari e deragliare con il passare dei minuti, finendo così per esagerare nell’evoluzione di una trama che nel finale sfiora troppo spesso le corde dell’assurdo. Ma come si può chiedere e/o pretendere credibilità dinanzi ad un’opera di Jeunet, visionario regista che ha fondato un’intera esistenza sui pindarici voli della propria infinita fantasia? Impossibile.

D’altronde lo stesso Reif Larsen, autore del romanzo originale, aveva ‘segnalato’ 5 registi a suo dire in grado di tramutare in immagini i propri scritti: David Fincher, Wes Anderson, Tim Burton, Michel Gondry e Jeunet. Tralasciando il primo, autentico ‘infiltrato’ nella lista dei sogni, il perché degli altri 4 dovrebbe apparire evidente anche a chi non ha letto il libro o visto il film.

Il viaggio del giovane eroe lungo l’America non è altro che un faticoso e lungo percorso irto di ostacoli per voltare pagina e dimenticare una volta per tutte il drammatico incidente famigliare passato, abbandonando le silenziose, fascinose e desolate praterie del Montana per gettarsi tra gli infiniti angoli retti delle metropoli, inspiegabilmente tirate su da uomini criptici e perennemente inclini al caos. Paradossi architettonici che Jeunet farà esplodere in contraddizioni mediatiche con annessa critica alla società a stelle e strisce attraverso il poco lineare e discutibile finale, che vede la ‘pace’ della prateria vincere sempre e comunque sull’ipnotico richiamo della grande città, di fatto avvelenata dalla ricerca del successo a tutti i costi. Ribadita l’impressionante bravura del piccolo Kyle Catlett, piace Helena Bonham Carter, finalmente lontana dal solito ruolo ‘burtoniano’ negli ultimi anni troppo spesso digerito. La celebre ed amata poetica visiva del regista francese, in conclusione, torna solo in parte a prendere vita tra voce off, cani parlanti, ‘menti viventi’, pensieri animati e l’immancabile estetica barocca che da sempre lo contraddistingue, scivolando però con affanno nel melenso finale da pellicola ‘per famiglie’, probabilmente evitabile nel suo eccedere ma di fatto legato a doppio filo al romanzo originale da cui è tratto.

Voto di Federico: 6.5

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet (Francia, 2013, fantasia) di Jean-Pierre Jeunet; con Helena Bonham Carter, Judy Davis, Robert Maillet, Callum Keith Rennie, Julian Richings

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