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Roma 2014 – “Il segreto del suo volto” di Christian Petzold: Recensione in Anteprima

Roma 2014 si inchina dinanzi a “Phoenix” (Il segreto del suo volto) di Christian Petzold

pubblicato 23 Ottobre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 21:09

Un fiume di applausi, critica in larga parte conquistata e ritorno in sala più che promosso per Christian Petzold, regista tedesco precedentemente premiato a Berlino con Yella e La scelta di Barbara. Phoenix (Il segreto del suo volto), suo nuova fatica presentata al Festival Internazionale del Film di Roma e già uscita nei cinema di casa, ruota ancora una volta attorno a Nina Hoss, musa del regista qui chiamata ad interpretare un ‘doppio’ ruolo.

Siamo infatti nel giugno del 1945. La Seconda Guerra Mondiale è da poco finita. I campi di concentramento sono stati liberati e lei, Nelly, è sopravvissuta all’orrore di Auschwitz. Ma con il volto sfigurato. Costretta a subire un intervento chirurgico per recuperare i tratti di un tempo, la donna si vede diversa. Quel volto non la convince. Non è lei. Tornata in una Berlino devastata dalle bombe Nelly si mette alla ricerca del marito. L’amato marito che finalmente trova in un pub notturno della città. Ma lui non la riconosce. Non riconosce sua moglie.

Eppure qualcosa in lei la ricorda. Gli occhi, il fisico, il sorriso. Johnny, il marito, le chiede così di assumerne l’idendità in modo da poter mettere le mani sull’eredità della donna che lui crede morta. Sconvolta dalla richiesta e dalla titubanza dell’uomo nel non riconoscerla, Nelly accetta. Incredibilmente. Per capire se Johnny l’ama ancora o se l’ha schifosamente tradita come sostiene una sua amica. Aggrappata a quei ricordi che le hanno consentito di rimanere in vita nell’incubo dei lager, Nelly è costretta ad interpretare se’ stessa, fingendo di essere un’altra.

Tratto dal romanzo Le ceneri della defunta di Hubert Monteilhet, Phoenix di Christian Petzold ha ridato luce, credibilità e qualità al melò, genere alquanto complicato da rendere sul grande schermo perché perennemente in bilico tra dramma e romanticismo. Nel caso del titolo tedesco siamo andati addirittura oltre, incrociando con coraggio un tema scottante come quello dell’Olocausto, qui visto dagli occhi di un’ebrea sopravvissuta al Genocidio. Una donna tradita a sua insaputa, devastata nell’animo e nel fisico, ricostruita chirurgicamente e incapace di colpevolizzare gli aguzzini, tanto da ‘perdonarli’ e riavvicinarsi a loro. Una donna travolta dall’amore nei confronti dell’uomo di una vita, alla disperata ricerca di quel passato che mai più potrà tornare.

Omaggiando La donna che visse due volte di hitchcockiana memoria, Petzold ricorda e volutamente non dimentica l’orrore vissuto nei campi di concentramento come Auschwitz, pennellando i tratti di un’ebrea che è morta due volte. Nei lager, perché mai più nulla sarà come prima una volta entrata nell’Inferno, e nel dover digerire il volto privo d’emozioni del marito, che non riconosce quel viso ricostruito da un chirurgo, ancora livido causa operazione e proprio per questo motivo a prima vista differente. Anche se messa in guardia dall’amica di una vita, Nelly non vuol credere a quel che ha davanti.

Ovvero un uomo che non l’ama più. Che l’ha dimenticata. Che è disposto a farla ‘resuscitare’ con l’inganno pur di accaparrarsi la sua eredità. Meravigliosa protagonista del film una Nina Hoss spaventosa. Affranta dal dolore, provata fisicamente, tumefatta e chiaramente devastata dall’esperienza vissuta. Una Hoos che muta nel corso della pellicola, finendo per tramutarsi in splendida fenice risorta dalle ceneri dell’Olocausto.

Perfettamente bilanciato nel suo evolversi, tra colpi di scena, violenze, addii, ricostruzioni farsa, flashback passati, finale liberatorio incredibilmente fatto solo e soltanto di musica e sguardi e quella sublime ricerca notturna che vedrà Nelly farsi largo in una Berlino pericolosa e ferita, con quell’inquietante buio che si fa rosso sangue grazie all’insegna al neon del locale Phoenix, il melò tedesco rasenta la perfezione di genere grazie ad una scrittura cruda, che non fa prigionieri di alcun tipo, e a una regia profonda, passionale, ispirata, che mai eccede nella drammaticità gratuita. Eppure l’affascinato spettatore, pienamente coinvolto ed emotivamente scosso, mai ne risente.

L’incredibile Nina Hoss raccoglie indizi per arrivare ad una conclusione, possibilmente definitiva e veritiera, sul suo passato matrimoniale, sul suo presente affettivo e sul suo futuro. Da vivere interpretando chi. E soprattutto al fianco di chi.

Voto di Federico: 8+
Phoenix (Germania, 2014) di Christian Petzold; con Nina Hoss, Ronald Zehrfeld, Nina Kunzendorf, Imogen Kogge

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