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Diplomacy – Una notte per salvare Parigi: recensione in anteprima

Torino Film Festival 2014: Diplomacy – Una notte per salvare Parigi di Volker Schlöndorff non nega le sue origini teatrali, ma offre un duello molto cinematografico. E ragionando sulle responsabilità di fronte alla Storia convince e coinvolge.

pubblicato 21 Novembre 2014 aggiornato 30 Luglio 2020 20:21

Volker Schlöndorff, classe 1939, lavora nel mondo del cinema fin dall’inizio degli anni 60. Un esordio come assistente alla regia di Louis Malle, Jean-Pierre Melville e Alain Resnais, e poi una carriera da regista con tanto di vittorie di lusso (Palma d’oro a Cannes e Oscar come miglior film straniero per Il tamburo di latta nel 1979).

Il suo ultimo lavoro, Diplomacy – Una notte per salvare Parigi, è tutt’altro che il nuovo film di un autore che ha perso lo smalto, anzi. Per raccontare questa storia “vera”, raccontata nell’opera teatrale di Cyril Gely (che ha lavorato all’adattamento cinematografico), Schlöndorff pare davvero usare una qualità che solo un vecchio leone come lui potrebbe avere dopo tanti anni di lavoro: il totale controllo del mezzo.

Diplomacy è davvero il lavoro di un regista. Non si tradisce mai l’origine teatrale, certo: ma oltre a essere un film coinvolgente, Diplomacy è innanzitutto un film. È cinema. Di “faccia a faccia” di origini teatrali ne abbiamo visti parecchi, tra gli ultimi anche Venere in pelliccia di Polanski. Ma non sempre i risultati si allontanano dall’apparenza di essere “teatro filmato”.

La cura nei dettagli e la macchina da presa mobile di Schlöndorff, che non si ferma mai al semplice campo-controcampo, danno un’idea di messa in scena ricca, senza che si cada mai in virtuosismi. È forse per questo controllo che Dimplomacy può affrontare la storia (e la Storia) uscendone vincitore, sia dal punto di vista del coinvolgimento che delle questioni (storiche e private) che racconta.

Accade tutto in una notte, tra il 24 e il 25 agosto del 1944. Gli Alleati stanno per entrare a Parigi, ma il generale tedesco Dietrich von Choltiz, governatore militare della città, si prepara a eseguire gli ordini di Hitler e distruggere la città. Notre Dame, la torre Eiffel, il Louvre, l’Opera, l’Arco di Trionfo e altri celebri monumenti e spazi parigini sono stati minati e sono pronti a esplodere.

Ma poco prima che il generale possa dare il via alla distruzione della città eseguendo gli ordini del Führer, una visita inaspettata lo costringe a ripensare continuamente a quello che sta per fare. Si tratta della visita di Raoul Nordling, consulente della Svezia innamorato di Parigi e venuto dal generale proprio per far sì che non esegua gli ordini di Hitler…

Dietrich von Choltiz e Raoul Nordling sono due personaggi realmente esistiti, ma non si sa ovviamente come sia andata quella notte e cosa abbia fatto il secondo per convincere il primo. Schlöndorff prova quindi a scavare in questo “buco storico” per ragionare sulle responsabilità di due uomini dai lati opposti della barricata di fronte alla Storia. Un duello senza armi che mette in gioco questioni morali e personali, quindi umane.

Provate a confrontare Diplomacy con Monuments Men: sono due film diversissimi, certo, ma che vanno a parare nella stessa direzione. Il secondo ne esce rottamato, complici anche le prove attoriali di André Dussollier e Niels Arestrup che si mangiano il cast hollywoodiano del film di Clooney. Dando vita a due personaggi sempre credibili, i due contribuiscono alla grande a rendere Diplomacy il film teso e coinvolgente che è.

Voto di Gabriele: 7

Diplomacy – Una notte per salvare Parigi (Diplomatie, Francia / Germania 2014, drammatico 84′) di Volker Schlöndorff; con André Dussollier, Niels Arestrup, Burghart Klaußner, Robert Stadlober. Qui il trailer italiano. Dal 21 novembre 2014 al cinema.

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