Home Berlinale - Festival internazionale del cinema di Berlino Corpi – Body: recensione in anteprima del film di Malgorzata Szumovska

Corpi – Body: recensione in anteprima del film di Malgorzata Szumovska

Festival di Berlino 2015 : un padre investigatore della Omicidi e una figlia anoressica, più una terapeuta solitaria che può entrare in contatto coi defunti. Malgorzata Szumovska racconta con “Corpi” tre persone ferite nell’anima tra dolori e bisogno di ‘credere’. Ma sotto la forma controllata non è che c’è poi molto… In concorso.

pubblicato 11 Febbraio 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 18:16

Janusz non è uno che si impressiona facilmente. Lavora per la Omicidi, e lavora sodo. Forse troppo. Così, quando deve confrontarsi con Olga, la figlia anoressica, non sa bene come farlo. Il loro rapporto è cambiato da quando sua moglie è morta, e Janusz ha paura che Olga commetta prima o poi un gesto estremo. Così decide di affidarla a una clinica e nello specifico a una terapista, Anna, che ha pure lei un passato doloroso alle spalle.

Signore e signori, ecco a voi Hereafter di Jessica Hausner. C’è un gioco un po’ sciocchino e molto fine a se stesso in cui ogni tanto capita di incappare, ovvero: guardando un film si tende a volte a pensare alla trama di un altro film simile, e paragonarne lo stile a quello di un altro regista ancora. Ecco: mentre guardavo Body non potevo fare a meno di ricollegarlo tematicamente al film di Clint Eastwood, e a livello stilistico mi ha ricordato l’estetica dei film dell’autrice di Lourdes.

Quello di Ma?gorzata Szumowska infatti ha quello stile europeo un po’ austero e programmatico, che però sa illuminarsi di zampate ironiche e a tratti pure gustosamente ciniche. Ci sono inquadrature organizzate in modo a dir poco perfetto, attimi di comicità stralunata, assenza di colonna sonora extra-diegetica, improvvise ‘schegge impazzite’ che non ti aspetteresti: il tutto tenuto ben stretto per le briglie.

Ma si vede che Body non è girato da Jessica Hausner. Nel suo controllo totale, la Szumowska finisce infatti innanzitutto per essere schematica, sia nella costruzione dei personaggi che della trama. Parliamo dei personaggi. C’è un marito che ha perso la moglie, ha a che fare con morti ammazzati tutti i giorni e quindi beve un sacco di vodka. C’è una figlia che ha perso la madre, odia il padre e si è chiusa in se stessa, purtroppo arrivando all’anoressia.

C’è poi una donna sola che, a causa di un passato doloroso, si è data all’esoterismo: riesce infatti a parlare con i morti dall’Aldilà. Così, i tre personaggi si relazionano per entrare in contatto con la madre di Olga. Non è che la partenza preveda francamente troppe sfumature, per dire. Per metà film non sai bene dove la regista ti voglia portare, però è un bene. La qualità della messinscena mantiene la distanza e intriga poco o poco: chissà che in qualche modo davvero la donna morta stia tentando di comunicare col marito e la figlia?

Poi, quando tutto inizia ad apparire più chiaro, Body va paradossalmente… fuori controllo. E mi pare sia lo stesso controllo stilistico a tradire la regista. Che gira che ti rigira, nel tentativo di mantenere il dubbio sulla natura di Anna (entra davvero in contatto con i defunti o se l’è inventato?), finisce davvero per girare attorno al nocciolo della questione. Ha però un fine ben preciso, palese pure quello purtroppo.

Body infatti vorrebbe svelarsi tutto nell’ultima parte, invitando a rileggere comportamenti e natura dei protagonisti solo dopo aver acquisito informazioni sufficienti, svelate poco a poco. Pure le prime scene in cui vediamo Anna durante la sua vita quotidiana assumono un senso tutt’altro che grottesco se lette a ritroso. Il pubblico ha riso tantissimo giustamente nel vederla alle prese con il suo enorme cagnone, l’unico essere vivente che le fa compagnia e con il quale dorme persino nel suo letto: ma dopo il finale, appunto, se si ripensa a quelle scene ci si sente in colpa per aver riso.

Body non è un film non riuscito perché a un certo punto appare persino un po’ tedioso, ma soprattutto perché quello che dice e soprattutto come lo dice appare francamente banale. Tutto già detto, e meglio, altrove. Ma almeno ci si affeziona a questa vicenda? O c’è comunque un finale che val la pena aspettare? L’umanità e il calore ci sono tutte nel finale di Body, vero. Ma la Szumowska sbaglia stilisticamente pure quello, prima inserendo una canzone extra-diegetica di troppo (You’ll Never Walk Alone: capito l’antifona?), e poi indugiando inutilmente col montaggio. Bastava un campo e controcampo…

Voto di Gabriele: 4.5
Voto di Antonio: 5

Corpi – Body (Polonia 2015, drammatico 90′) di Malgoska Szumowska; con Janusz Gajos, Maja Ostaszewska, Justyna Suwala.

Berlinale - Festival internazionale del cinema di Berlino