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Uno anzi Due: Recensione in Anteprima

Dal teatro al grande schermo. Maurizio Battista sbarca in sala con Uno anzi Due

pubblicato 2 Aprile 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 16:58

Non solo Soldato semplice, film di e con Paolo Cevoli protagonista, ma ora anche Uno anzi Due. Nel giro di una settimana i cinema d’Italia hanno accolto due film ‘costruiti’ attorno a due comici televisivi, con Maurizio Battista mattatore unico della pellicola di Francesco Pavolini, debuttante in sala dopo anni di gavetta televisiva, tra Cesaroni, Tutti pazzi per Amore e La Squadra. Un’opera, quella con distribuzione Universal, nata su alcuni dei più celebri pezzi teatrali del comico romano, inquadrati all’interno di una struttura narrativa e non episodica.

Battista è infatti un uomo sull’orlo del precipizio. In tutti i sensi. Lo troviamo sul parapetto di Ponte Milvio, mentre cerca il coraggio per buttarsi di sotto. Il perché dell’insano gesto viene spiegato dallo stesso Maurizio agli immancabili curiosi, con gli ultimi disastrati mesi della sua esistenza che prendono vita sul grande schermo. Tutto ha inizio con la morte del padre Nando, improvvisa e in grado di travolgerlo. Perché l’uomo aveva mentito per anni al figlio, avendo ipotecato a sua insaputa il bar di famiglia e contratto mesi e mesi di arretrato d’affitto nella casa che Battista credeva fosse di proprietà. Peccato che quest’ultimo, una volta scoperto l’arcano, non riesca a dirlo alla moglie, alimentando a suon di menzogne una situazione già di suo economicamente complicata. Tanto da portarlo a cullare la più definitiva delle soluzioni: il suicidio.

57enne debuttante in sala in qualità d’attore nel 1997 con Finalmente soli, Battista ha poi preso parte a diversi film, 4 dei quali negli ultimi 4 anni. Fino ad oggi non era però mai stato il protagonista, con questo Uno anzi Due disegnato sul suo personaggio, tanto teatrale quanto televisivo. E qui sorgono alcuni problemi strutturali legati tanto alla sua prova d’attore, in alcuni casi esageratamente marcata, quanto sulla sceneggiatura, scritta addirittura ad otto mani. Pronti, via e il titolo di Pavolini prende una strada decisamente dissestata. I primi 25 minuti di Uno anzi Due sono infatti molto deludenti. Gag forzate, poco divertenti e abbastanza scontate, soprattutto quelle legate al sesso, svolte lette con poca credibilità (l’elaborazione del lutto da parte di Battista è inesistente, il padre muore e il tutto viene preso alle leggera) e regia poco incisiva. Per non dire scolastica. Poi improvvisamente, grazie ad un’estiva e spassosa cena elegante con la moglie, il tutto ingrana finalmente la marcia. Un cambio di passo improvviso ma necessario, perché da questo momento in poi inizia un altro film. Niente di clamoroso, intendiamoci, ma almeno si ride, di fronte ad alcune situazioni in cui la verve comica di Battista prende vita.

Merito anche di un cast costellato da caratteristi estremamente capaci. Non solo Ninetto Davoli, presto ‘morto’ ballando il cha-cha-cha ‘con’ la segretaria, ma anche la bravissima Paola Tiziana Cruciani, il figlio ‘bambacione’ presto padre e marito Emanuele Propizio, la ‘coatta’ nonché futura moglie Veronica Corsi, il sempre impeccabile Ernesto Mahieux, la sorpresa Silvan, nei panni di un prete, il padre della sposa Rocco Barbaro, la comparsata di Nadia Rinaldi e la straripante Claudia Pandolfi, negli abiti della sorella sentimentalmente ‘volatile’ di Battista. Per una volta, e non è detto che sia un ‘bene’, senza parolacce a traino. Scelta condivisibile o meno che ‘stride’ con il taglio ‘popolano’ dato al film, su strada, tra i poveracci della Capitale e con situazioni al limite dell’assurdo ma senza mai esplodere dal punto di vista verbale. Un’esagerata restrizione forse inaspettatamente limitante. Il tutto in una Roma calda, estiva, tra Piazza Vittorio e quel ponte ‘Mollo’ anni fa reso cinematograficamente ‘indimenticabile’ da Federico Moccia e dai suoi lucchetti dell’amore. Proprio la ‘romanità’ della pellicola, vuoi o non vuoi, potrà essere tanto un freno quanto un suo punto di forza. Perché difficilmente un titolo simile sarà ‘esportabile’ fuori dal Lazio, anche se Maurizio, in quanto volto televisivo, è conosciuto in tutta Italia. Ma è a Roma che spopola a teatro ed è proprio nella Capitale che dovrà provare a far cassa, trascinando in sala i propri ammiratori.

Per riuscire nell’impresa ha ‘riciclato’ alcune vecchie scenette teatrali, cavalcato alcuni suoi storici cavalli di battaglia (è la donna che comanda, sempre, per non parlare della Roma di fatto in mano ai cinesi) e ha provato a dar loro forma all’interno di un’unica storia, incapace non solo di partire degnamente ma anche di finire con un minimo di ‘onestà’ cinematografica. Perché dopo averne combinate di tutti i colori, mentendo spudoratamente alla propria famiglia, accumulando buffi e guai, Battista e Pavolini hanno pensato bene di dare un salvifico colpo di spugna al tutto, negando allo spettatore la doverosa ‘soluzione’ ai casini seminati negli 85 minuti precedenti. Troppo facile. Ciò che ne resta è un film comunque genuino, anche nei suoi marcati difetti, in cui Maurizio indossa con ostentato orgoglio la propria ‘veracità’, mai scomparsa anche dopo il successo che nel corso degli ultimi anni l’ha travolto. Ma al cinema, si sa, questo non può e non deve bastare.

Voto di Federico: 5

Uno anzi Due (Commedia, 2015, Italia) di Francesco Pavolini; con Maurizio Battista, Paola Tiziana Cruciani, Emanuele Propizio, Ninetto Davoli, Veronica Corsi, Claudia Pandolfi, Ernesto Mahieux, Rocco Barabaro – uscita giovedì 9 aprile 2015.