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Samba: recensione in anteprima

Un senegalese senza permesso di soggiorno si aggira per le vie di Parigi sentendosi braccato. La nuova commedia del duo Toledano-Nakache rappresenta però un’occasione sfumata per affacciarsi ad un altro argomento tabù, del quale resta solo la premessa

pubblicato 17 Aprile 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 16:34

Reduci dal successo di Quasi amici, il duo Toledano-Nakache prova a fare l’en plein con Samba. Affidandosi ancora una volta al simpatico Omar Sy (Samba), stavolta nei panni di un immigrato senegalese senza permesso di soggiorno, mentre cerca in tutti i modi di restare a galla per non tornare in Africa a mani vuote. Ancora una volta, dunque, un argomento scabroso: laddove in Quasi amici si parlava di disabilità, qui è l’integrazione a farla da padrone, nel contesto di un paese che ha visto salire le quotazioni di Marine Le Pen, a dimostrazione del fatto che una parte di francesi, per un verso o per un altro, appare sempre più sensibile a certe tematiche.

Ma scordatevi la politica, perché i due registi non sono degli stupidi. Anzi. Uno dei difetti già in fase di scrittura stavolta sta proprio nell’eccesso di sofisticazione, che non significa un film dalle tematiche più complesse e farraginose, bensì da una premessa volendo “furba” ma che però non si intende portare fino in fondo. Sarà che in certi casi bisogna stare attenti a come ci si muove, e forse, piaccia o meno, il pubblico è più sensibile a temi come questo che a quello di uomo sulla sedia a rotelle. Chissà.

Tuttavia è proprio questo porsi a metà strada, attirando con l’etichetta per poi lasciarla cadere in corso d’opera, a fare la differenza. Non si negano alcune battute effettivamente intrise di quell’ironia se non scomoda nemmeno del tutto innocua; ma in generale il suo patteggiare in modo pressoché ruffiano per una parte, ovvero il protagonista, rappresenta un’arma a doppio taglio, che per alcuni potrebbe pagare, pur restando una via più “semplice” al fine di evitare un maggior sforzo. Sforzo nel dar vita a un discorso con meno paletti, così da accompagnare al tutto anche un po’ di riflessione.

D’altro canto, e non siamo noi a dirlo, Samba non ci pare si ponga come una commediola senza pretese, quantunque non si sforzi troppo di “insegnare” chissà cosa. Quindi a maggior ragione ci si sarebbe aspettati una maggiore cura nell’elaborare una storia che in fondo ci dice solo che la vita di chi si trova in Francia senza permesso è dura, molto dura: e ci mancherebbe pure. Resta quel desiderio, non del tutto corrisposto nel film a dire il vero, di andare oltre i limiti oggettivi dei protagonisti, attardandosi su certi episodi che evidenziano l’umanità di fondo anche in situazioni al limite. In questo senso ci pare meritoria l’intenzione dei due registi; intenzione cui però non segue un risultato all’altezza.

Samba rischia di essere rimpatriato perché pizzicato senza permesso; chiede allora aiuto ad un centro che si occupa di persone emigrate da ogni parte del globo, sperando in una soluzione che consenta al giovane per lo meno di lavorare. Lì incontra Alice (Charlotte Gainsbourg), una ragazza che prende a cuore la causa di Samba, confusa anche dalle sue avance. Inopportuno ci sembra soffermarci su come gli eventi si sviluppano, mentre qualcosa possiamo pure dirla sugli altri due compagni di viaggio di Samba: uno zio che lo ospita un po’ a malincuore e un po’ con piacere, ed un algerino (Tahar Rahim) che si finge brasiliano sia perché è più facile trovare lavoro sia perché funziona di più con le donne.

Il punto è che buona parte degli episodi mancano di brillantezza, proprio perché, come abbiamo accennato in apertura, non c’è qui alcuna voglia di provocare o quantomeno di sorprenderci; tutto è piuttosto scontato e perciò manca di mordente. Sarà che le riserve di certa critica, che aveva mal tollerato cose simili in Quasi amici, hanno fatto breccia, ed allora Toledano e Nakache tirano un fuori un film col freno a mano tirato, nel tentativo di mettere d’accordo un po’ tutti. Pretesa impossibile, che non a caso vanifica l’intero progetto, relegato in quel limbo dei titoli senza infamia e senza lode, che si fa presto a dimenticare insomma.

Voto di Antonio: 5

Samba (Francia, 2015) di Eric Toledano ed Olivier Nakache. Con Omar Sy, Charlotte Gainsbourg, Tahar Rahim, Izia Higelin, Youngar Fall, Isaka Sawadogo, Hélène Vincent, Christiane Millet, Clotilde Mollet e LIYa ketebe. Nelle nostre sale da giovedì 23 aprile.