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Venezia 2015 – Non essere Cattivo di Claudio Caligari: Recensione in Anteprima

A pochi mesi dalla morte Claudio Caligari torna al Festival di Venezia con il suo 3° film in 40 anni. Non essere Cattivo, trascinato da due straordinari Luca Marinelli e Alessandro Borghi

pubblicato 7 Settembre 2015 aggiornato 30 Luglio 2020 12:58

Morto 100 giorni fa all’età di 67 anni, Claudio Caligari è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia per la 3° ed ultima volta con il suo 3° ed ultimo film in 40 anni di carriera. Non essere Cattivo, presentato fuori Concorso e di fatto degna conclusione di quella trilogia ‘pasoliniana’ nata nel 1983 con il folgorante debutto targato Amore Tossico. Presentato alla Mostra del Cinema e interpretato da attori non professionisti, il film divenne da subito di culto, vincendo il premio speciale nella sezione De Sica. 15 anni dopo l’atteso ritorno con L’odore della notte, altrettanto folgorante, volutamente scorsesiano e trainato da attori come Marco Giallini, Giorgio Tirabassi e Valerio Mastandrea. Proprio quest’ultimo, schifato e stanco dell’incomprensibile censura produttiva italiana nei confronti di Caligari, si è mosso in prima persona affinché Claudio potesse girare il suo 3° lungometraggio, Non essere Cattivo per l’appunto, montato poco prima di morire lo scorso maggio.

Ambientato in una sporca, degradata e ‘cattiva’ Ostia di metà anni ’90, il film prova a raccontare il mutato consumo e commercio della droga tra le borgate capitoline rispetto alla metà degli anni ’80. Protagonisti Vittorio e Cesare, amici da sempre, fratelli di ‘vita’ che trascorrono le giornate tra bar e spiaggia, per poi scatenarsi al calar della sera tra discoteche, macchinoni, risse, alcool, spaccio di eroina, cocaina e droge sintetiche di vario tipo.

Uguali eppure dannatamente diversi, i due prendono strade differenti quando Vittoio incontra Linda, mamma single che lo porta al cambiamento, all’umile e fino a quel momento schifato ‘lavoro’. Cesare, rimasto solo nella sua lucida follia e annebbiato dai lutti che continuano a tormentarlo, prima la morte della sorella poi quella dell’amata nipotina, sprofonda inesorabilmente. Preoccupato per l’amico, sempre meno affidabile e più pericoloso, Vittorio se lo carica sulle spalle trascinandolo in cantiere, se non fosse che il criminale richiamo della strada sia troppo forte e ammaliante per lui, divorandolo ancora una volta.

Quasi 20 anni per rivederlo al buio di una sala. Due decenni di porte sbattute in faccia e progetti naufragati, vedi l’opzione sui diritti di Romanzo Criminale, ha dovuto digerire il povero Caligari prima di poter tornare sul set. Un’ultima volta. Un ritorno che ancora una volta l’ha visto posare il proprio sguardo su quelle borgate capitoline rese indimenticabili da Pasolini, soffermandosi sui cambiamenti sociali che hanno mutato persino la ‘morale criminale’ di periferia, quei valori di ‘strada’ nati come alternativa alla realtà borghese della città.

Bestie in gabbia un tempo schifate dal mondo del lavoro ed ora in cerca di redenzione attraverso di esso. Un’omologazione dell’alterità borgatara esplosa nella metà degli anni ’90 che Caligari ha riproposto in sala, affidandosi ad un cast clamorosamente credibile.

Luca Marinelli e Alessandro Borghi sono semplicemente straordinari negli abiti di Cesare e Vittorio, facce di una stessa medaglia rubata chissà dove e sporca di cocaina. Intensi e coinvolgenti, i due attori bucano lo schermo ad ogni confronto, ad ogni battuta, portando in scena una complicità drammaticamente sorprendente. Al loro fianco le altrettanto brave Silvia D’Amico e Roberta Mattei, per un cast diretto e indirizzato con mano ferma, scelto con estrema attenzione e nel suo complesso ineccepibile.

Ricostruito con dovizia di particolari il non troppo distante 1995, Caligari ha concluso la propria carriera professionale con un ultimo quadro antropologico di borgata, tra micro-criminalità e AIDS, adattamento esistenziale e omologazione sociale. Nel farlo ha intrapreso una direzione forse troppo avara di contenuti e ridondante, per poi sposare la via del melodramma spinto che nel finale, con l’ultima scena, getta un’inattesa traccia di speranza al termine di un infernale viaggio tra i gironi delle periferie metropolitane. Un’opera di ‘genere’ attesa, imperfetta, ancora oggi attuale e ricca di dialoghi fulminanti, tanto da meritare probabilmente il Concorso di Venezia 72.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″ layout=”left”]

Non essere Cattivo (Ita, 2015, drammatico) di Claudio Caligari; con Luca Marinelli, Alessandro Borghi, Silvia D’Amico, Roberta Mattei – uscita in sala: 8 settembre

Festival di Venezia