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Heidi: Recensione in Anteprima

Uno straordinario Bruno Ganz al fianco della piccola Anuk Steffen nel nuovo emozionante e fedele live-action di Heidi.

pubblicato 18 Marzo 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 07:47

Altro che banche, cioccolata, orologi e Michelle Hunziker. La Svizzera è famosa in tutto il mondo grazie ad una bimba orfana di 5 anni ideata nel 1880 da Johanna Spyri, interpretata da Shirley Temple negli anni ’30 e diretta persino da Luigi Comencini negli anni ’50, per poi diventare mito di non si sa quante generazioni grazie all’anime del 1974 disegnato da Hayao Miyazaki. Heidi. Un nome, una garanzia, una sigla animata che ora, dopo il boom di quel Belle e Sebastien portato al cinema dai francesi, sbarca nuovamente in sala con un live-action di produzione svizzera diretto da Alain Gsponer.

Un’opera fedelissima ai romanzi originali della Spyri, con ambientazione nel cuore del XIX secolo, tra montagne innevate e città ancora prive d’elettricità, paesini ricoperti dal fango e un analfabetismo travolgente. Una storia senza tempo con al suo interno temi universali che non a caso hanno tramutato Heidi in un personaggio amatissimo in mezzo mondo, con traduzioni in 50 lingue e oltre 50 milioni di copie vendute. Celebre protagonista una bimba rimasta orfana che viene di fatto scaricata dalla zia al burbero e solitario nonno che vive in cima ai monti svizzeri. Inizialmente impaurita da questo anziano barbuto che a malapena le rivolge parola, Heidi riesce in breve tempo a sciogliere il cuore di nonno Almohi, trovando finamente una propria collocazione, immersa nella natura tra pascoli, caprette che fanno ciao e il coetaneo Peter. Tutto cambia quando zia Dete, tornata improvvisamente all’attacco, la porta con la forza a Francoforte, ‘vendendola’ al ricco signor Sesemann con l’obiettivo di tramutarla in compagna di giochi della figlia Klara, costretta su una sedia a rotelle a causa di una malattia. Ad ‘educare’ le due bambine la severa la signorina Rottermeier, governante che mai vedrà di buon occhio l’arrivo in casa della scalmanata e ignorante Adelaide, conosciuta da tutti come Heidi e desiderosa di tornare a casa. Da suo nonno.

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Ci sono tutti, ma proprio tutti i momenti salienti dell’anime nel film diretto con onesta e ineccepibile fedeltà da Alain Gsponer. Personaggi storici che tornano ad esser fatti di carne ed ossa dopo così tanto tempo, compresi la nonnina cieca di Peter e la dolce e saggia nonna Sesemann, gli odiati gatti della temibile Rottermeier e l’educato domestico Sebastian. Volti e figure che ruotano attorno all’aurea positiva e ‘animalesca’ della piccola Anuk Steffen, riuscita a far sua l’ambita parte dopo aver superato la concorrenza di oltre 300 bimbe svizzere.

Capelli arruffati, perennemente scalza e dal sorriso contagioso, la sua Heidi, anche se meno in carne rispetto alla versione animata, è onestamente impeccabile e credibile, grazie anche alla co-partecipazione di un gigante della cinematografia svizzera come Bruno Ganz. 12 anni dopo aver indossato gli spaventosi baffi di Hitler, il 74enne Ganz è un nonno Ohi inattaccabile, così apparentemente scontroso eppure morbido come il burro, una volta conquistato con la fiducia e con l’affetto. Gsponer, ovviamente, gioca con i sentimenti da loro smossi, ricreando città e paesaggi in cui è la povertà a farla da padrona. Enorme e davvero affascinante lo sforzo compiuto da regista, produttori, costumisti e scenografi per mantenere una credibilità storica, attraverso la rappresentazione di una Svizzera di metà ottocento raramente così rappresentata anche nelle precedenti versioni cinematografiche del classico della Spyri.

Incantati dalla maestosità della natura e dalle meravigliose Alpi nei Grigioni, andate incontro ad un certosino e invisibile lavoro di post-produzione CG per far sparire tralicci, ski-lift e cavi elettrici, si assiste al live-action di Heidi con malinconico piacere, figlio di quella mai dimenticata versione animata che ha cresciuto molti di noi, senza però limitare in alcun modo i possibili neofiti. Perché le peripezie vissute da questa bimba alla disperata ricerca di un luogo in cui sentirsi sicura, protetta e amata sono immortali e universali. Mondi opposti che si scontrano, vedi cultura e natura, città e campagna, libertà e convenzioni sociali, analfabetismo e istruzione, ampliando ancor di più il senso di smarrimento nei confronti di una realtà di fatto fagocitata dalla modernizzazione e dall’industrializzazione, ma ancora oggi incantata da un nome che si è fatto brand. Heidi, da quasi due secoli ‘icona di modernità’.

[rating title=”Voto di Federico” value=”7″]

Heidi (Svizzera, 2016) di Alain Gsponer; con Anuk Steffen, Bruno Ganz, Isabelle Ottmann, Quirin Agrippi, Katharina Schüttler, Hannelore Hoger, Maxim Mehmet, Peter Lohmeyer, Jella Haase, Peter Jecklin, Monica Gubser, Michael Kranz – uscita giovedì 24 marzo 2016.