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4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e 1 Palma meritata

4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (4 luni, 3 saptamini si 2 zile, Romania, 2007) di Cristian Mungiu; con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alexandru Potocean.Romania, 1987. Due ragazze in una stanza della Casa dello studente parlano di qualcosa che presto capiremo; una sta preparando una valigia, è nervosa e non sa se

24 Agosto 2007 20:23

4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (4 luni, 3 saptamini si 2 zile, Romania, 2007) di Cristian Mungiu; con Anamaria Marinca, Laura Vasiliu, Vlad Ivanov, Alexandru Potocean.

Romania, 1987. Due ragazze in una stanza della Casa dello studente parlano di qualcosa che presto capiremo; una sta preparando una valigia, è nervosa e non sa se portare con sè gli appunti per studiare, visto che a breve avrà un appello. L’altra ragazza cerca di organizzare il tutto. La prima, Gabita, è incinta e ha deciso di abortire, anche se durante gli anni del comunismo l’aborto è un atto illegale e si rischiano anni di carcere. La seconda, Otilia, cerca di trovare una stanza in un albergo per far sì che l’amica possa portare a termine la dolorosa scelta.

In realtà, 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni non è esattamente un film su un aborto o sull’aborto, non è un film sulla dittatura, non è un film sull’umiliazione femminile, ma è casomai tutto questo visto dagli occhi di una donna, e guarda caso non Gabita, colei che è rimasta incinta. La vera protagonista è lei, Otilia, che incontra per prima Bebe, l’uomo che metterà la sonda nell’utero a Otilia per farle uscire fuori il feto (che ha, appunto, più di quattro mesi di vita e non due come all’inizio dichiara la ragazza), è lei che organizza il tutto e lo tiene nascosto al ragazzo, che la vede nervosa e preoccupata, è anche lei, che potrebbe lasciar stare tutto, che rischia gravemente. Cristian Mungiu, quarant’anni ed esordiente, con la sua camera a mano pedina la sua protagonista e costruisce il film solo con lunghi piani sequenza, e ognuno di questi rappresenta lo stato d’animo di Otilia.

Non è un caso che nella sequenza più irritante della pellicola, una vera sfida alla pazienza dello spettatore, ossia quella della cena a casa del fidanzato in occasione del compleanno di sua madre, si abbia una sensazione esasperante di inutilità e fastidio: come dovrebbe sentirsi Otilia, dopo aver ceduto il suo corpo per pagare l’aborto all’amica (Bebe si fa infatti pagare in natura) ed essendo preoccupata per lei, ad una cena così in un momento del genere? La dittatura di Ceasescu resta una presenza, un’ombra oscura, e la tanto “scena-scandalo” che esibisce il feto in primo piano è solo un tassello di un film pieno di angoscia e umanità che regala allo spettatore, come erano le intenzioni del suo coraggioso autore, solo realismo e verità.

Non è un film per tutti, ma è un film che dovrebbe essere in caso compreso da tutti: o almeno bisogna provarci. Stroncato dall’Osservatore Romano, che ha anche frainteso gravemente il film in un punto, ma non ci si aspettava qualcosa d’altro.

Voto Gabriele: 8

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