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Whiskey Tango Foxtrot: recensione in anteprima

Bilanciato ritratto di un’improvvisata reporter alle prese con una guerra che nessuno capisce. Whiskey Tango Foxtrot costituisce un sensibile, a tratti spassoso segmento della vita di Kim Baker, interpretata dalla miglior Tina Fey vista fino ad ora

pubblicato 5 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:49

Un merito va se non altro riconosciuto a Whiskey Tango Foxtrot, ovvero quello di accostarsi ad una tematica su cui si è già detto tutto e il contrario di tutto da una prospettiva diversa. Tina Fey, in tal senso, rappresenta il vero ago della bilancia: è lei ad infondere in questo racconto una certa femminilità, oltre che saper dosare la sua verve naturale, che è quella comica. Eppure il ritratto resta “serio”, cedendo poco o nulla alla commedia, che si ravvisa qua e là ma con discrezione.

Un miscuglio che potrebbe destabilizzare, va detto, ma al quale a poco a poco ci si abitua, specie quando viene fuori l’equilibrio con cui è stato condotto. A più riprese si è tentati di credere che il film deragli, che i presupposti ci sono tutti perché ciò avvenga; ed invece no. La storia (vera) di questa giornalista che s’improvvisa reporter per cambiare vita tocca più corde, senza mai perdere troppo la bussola però. C’è la guerra ma non è un film di guerra; la protagonista è lei, Kim Baker (Tina Fey), la quale si trova invischiata in questo scenario devastante, che in ogni caso resta sullo sfondo.

Kim è una giornalista sedentaria, che si occupa di “cronaca interna”, fatti che non la gratificano per niente, né a livello professionale né, quindi, a livello umano. Superati i quaranta, annaspa con l’uomo alla quale è legata al momento, proprio perché bloccata in quel punto in cui o si passa allo step successivo oppure si va avanti per inerzia. Finché il suo capo non convoca tutti gli elementi della redazione che non hanno figli e famiglia: c’è bisogno di uno di loro che vada a Kabul per seguire sul posto quanto sta avvenendo in quelle zone nel 2003. Kim è riluttante, ma presto capisce che è un’occasione unica e perciò va sfruttata.

Sia chiaro, vale quanto scritto sopra: alla fine del film ne sappiamo quanto prima sulla guerra in Pakistan e Afganistan, ma abbiamo modo di conoscere meglio la protagonista di questa vicenda. Che è anche un’eroina, a suo modo, non soltanto per ciò che fa ma per aver maturato prima e meglio di tanti suoi colleghi una certa consapevolezza. Il discorso è molto basilare: si tratta di trasmettere l’alienazione di questi inviati per i quali, a un certo punto, quella realtà lì diventa ordinaria. Si è portati a credere che il discorso approntato in Whiskey Tango Foxtrot puzzi di stantio, ed invece nessun rigurgito smaccatamente femminista, nessuna rivendicazione, anche in quei frangenti sospetti, quando si è tranquillamente sul punto di strafare.

Al contrario, il film di Ficarra e Requa si mostra piuttosto attento, se non addirittura sensibile, nel dribblare simili derive: i personaggi positivi così come quelli negativi, per dirne una, vengono pescati dall’uno e dall’altro sesso, inibendo sul nascere qualsivoglia accenno di critica in tal senso. L’unica nota vagamente surreale emerge nella figura di uno dei funzionari del nuovo governo afgano, personaggio parodistico in una misura più pronunciata rispetto a tutti gli altri profili. Ma è un modo per stemperare, dato che la situazione che lo vede coinvolto è di per sé grave e pesante. Gira che ti rigira, comunque, tocca sempre tornare alla Fey.

Whiskey Tango Foxtrot tratta l’argomento senza entrare nel merito politico, ideologico e, volendo, senza nemmeno calcare troppo la mano sulla componente umana. È esattamente un segmento della vita di Kim Barker, e sebbene parlare di una guerra al femminile in qualche modo c’entri, ci rendiamo conto che si tratta comunque di una forzatura rispetto alla misura con cui questa storia è stata costruita. Come già ravvisato, si può anche rimanere disorientati da certe cose: è proprio da newyorkese imborghesita riuscire a trovare il tempo e la voglia di fare bilanci sulla sua vita, specie quella sentimentale, mentre attorno a lei esplode di tutto un giorno sì e l’altro pure.

Sarà. Anzi è. Ma va altresì riconosciuto che Whiskey Tango Foxtrot regge, non annoia quale che sia l’argomento che asseconda, quasi sempre con leggerezza ma non troppa. In questo mix riuscito di toni troviamo quanto di buono ha da offrire il film di Glenn Ficarra e John Requa. Non senza riserve, va detto, ma offrire una prospettiva differente, prendendosi peraltro qualche rischio, è di per sé degno di nota; ancora di più quando riesci a farti seguire senza essere pesante ma nemmeno inopportuno.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]

Whiskey Tango Foxtrot (USA, 2016) di Glenn Ficarra e John Requa. Con Tina Fey, Margot Robbie, Martin Freeman, Alfred Molina, Christopher Abbott, Billy Bob Thornton, Nicholas Braun, Stephen Peacocke, Sheila Vand, Evan Jonigkeit, Fahim Anwar, Josh Charles, Cherry Jones e Scott Takeda. Nelle nostre sale da giovedì 19 maggio.