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X-Men: Apocalisse, Recensione in Anteprima

Sequel di Giorni di un Futuro Passato, Apocalisse chiude una pagina ‘mutante’ e al tempo stesso ne apre un’altra, dando ufficialmente il via alla ‘squadra’ degli X-Men.

pubblicato 10 Maggio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:44

Due anni dopo i 747,862,775 dollari incassati in tutto il mondo dall’esaltante Giorni di un Futuro Passato, Bryan Singer torna ad incrociare gli X-Men per la 4° volta in 16 anni con il più kolossale dei capitoli, sbandierando già nel titolo un personaggio antico e soprannaturale nonché la più grave minaccia contro cui i mutanti Marvel si siano mai misurati. Apocalisse. Premesse distruttive per un mastodontico cinecomic con cui la Fox punta a sbancare nuovamente i botteghini di tutto il mondo, pochi mesi dopo gli inattesi 761,731,778 dollari targati Deadpool.

Per riuscirci Singer non ha badato a spese, ambientando questo sesto episodio X-Men 10 anni dopo i fatti raccontati in Giorni di un Futuro Passato. Dal 1973 siamo quindi passati al 1983, anno in cui Ronald Reagan è alla Casa Bianca e il mondo continua a vedere con timore questi mutanti, negli States allevati dal Professor Xavier ma in tante altre parti del Globo visti come mostri da circo, minacce per l’umanità intera. A cambiare le carte in tavola l’accidentale risveglio dell’invincibile e immortale Apocalisse, liberato da un millenario sepolcro e inorridito da quanto visto una volta tornato alla luce, tanto da radunare una squadra di mutanti, tra i quali un sofferente e furioso Magneto, per distruggere l’umanità e creare un nuovo ordine mondiale su cui regnare. A doverlo fermare, tentando l’impossibile, Raven e Professor X, qui alla guida di una acerba ma talentuosa squadra di giovani X-Men.

Come chiudere una seconda splendida trilogia seminando spunti da cui ripartire per l’inevitabile terza, pronta a sorgere da qui a breve. Bryan Singer, che diede vita agli X-Men nel lontano 2000, ha qui realizzato un blockbuster dalle dimensioni gigantesche ma decisamente meno interessato ai legami introspettivi dei propri complessi personaggi, chiamati a dover combattere un essere malvagio che si considera l’unico vero Dio mai esistito. Un essere tanto complesso quanto megalomane e apparentemente invincibile, interpretato da un irriconoscibile Oscar Isaac. Per 5000 anni rimasto sepolto sotto quintali di terra e macerie, Apocalisse si risveglia in un Cairo per lui inaccettabile, tra automobili, caos, inquinamento e falsi idoli. Un mondo da ripulire, da distruggere, da riedificare sotto la sua enorme figura, ovviamente da venerare. Un mondo da rifondare, sterminando i più deboli, e da plasmare a sua immagine e somiglianza.

C’è una tanto palese quanto retorica critica sociale all’evoluzione culturale, politica ed economica che stiamo attraversando, quella marcata Singer, vivendo da decenni in un’epoca travolta da guerre e crack bancari, in cui la gente venera il Dio denaro e aspira al potere divino delle armi. Visto da questo punto di vista, il criminale e diabolico piano di Apocalisse sembrerebbe essere quasi giustificabile, se non fosse che l’intera esistenza umana rischierebbe l’estinzione dinanzi ad un suo successo. Per riuscire nell’impresa la millenaria ‘divinità’ forma una squadra di mutanti da tempo emarginati e vittime di ostracismo e bullismo: i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse, con chiaro riferimento biblico, ovvero Magneto, Psylocke, Angelo e Tempesta.

Ed è dinanzi a loro, purtroppo, che la sceneggiatura scritta da Simon Kinberg cede, perché Apocalisse impiega un attimo nell’arruolarli, così come troppo rapidamente alcuni di loro finiranno per tradirlo dopo aver assistito alla sua follia assassina. Solo con il Magneto di Fassbender (ritorno ad Auschwitz per lui dopo First Class), ancora una volta deluso dagli umani e costretto a sopportare il peso di un insostenibile lutto, Kinberg e Singer mantengono dritta la barra, per poi sfruttare malamente non solo Psylocke ed Angelo ma anche, se non soprattutto, Tempesta, qui per la prima volta interpretata da un’attrice che non sia Halle Berry. Una passerella di novità da illuminare per la prima volta, senza però andare oltre il doveroso occhio di bue. Puro e semplice tappeto rosso in vista dei nuovi capitoli, con una nuova generazione di personaggi da scartare.

Per il resto ampio spazio a Raven, ovvero ad una Jennifer Lawrence più ‘donna’ che Mistica e in prima linea nel ‘salvare’ quei mutanti minacciati dalla perfidia umana, e soprattutto a due attese new entry come Sophie Turner e Tye Sheridan, ovvero la potentissima Jean Grey che spazia tra telepatia e telecinesi e il mitico Ciclope. Sarà la prima, già mattatrice in Game of Thrones, a risultare decisiva nella troppo sbrigativa battaglia finale con Apocalisse, che vedrà tra le altre cose Professor X perdere ‘finalmente’ e definitivamente la folta chioma. Si ride di gusto, che Dio lo abbia in gloria, con il delizioso ritorno di Evan Peters nei panni di Pietro Maximoff / Quicksilver, eroe sulle note di Sweet Dreams in una esilarante scena di salvataggio, così come funziona il ritorno di Nightcrawler, nel 2003 interpretato da Alan Cumming e qui riproposto da un allegro Kodi Smit-McPhee. Gustosi e rapidi camei per Hugh Jackman, ancora una volta nei pochi panni di un furioso Wolverine, e Stan Lee, per un film che di fatto chiude la ‘fase 2’ mutante della Fox per lasciar spazio alla terza, avendo tramutato quegli ‘studenti’ rilanciati da Matthew Vaughn nel 2011 in X-Men a tutti gli effetti.

Singer ha infatti qui (ri)dato vita a quella stessa squadra che proprio lui aveva portato al cinema nel 2000, per poi riazzerare l’intera saga con il colpo di genio temporale di Giorni di un Futuro Passato, decisamente superiore a questo sesto fracassone capitolo. Gli X-Men sono ufficialmente diventati necessari per l’umanità intera, ed è con Apocalisse che il senso di questa ovvietà prende finalmente forma, tra mancata accettazione, inaccettabile emarginazione, paure esagerate e potenzialità infinite. Spettacolare dal punto di vista visivo e solido come una roccia in ambito recitativo, X-Men 6 paga evidentemente la troppa carne al fuoco da dover gestire in ‘solo’ 140 minuti, finendo così per bruciare i tempi di cottura di alcuni personaggi e divorare in un sol boccone alcune svolte di scrittura. Un titolo di ‘passaggio’ verso una nuova trilogia, fuori colossale ma all’interno privo di anima.

[rating title=”Voto di Federico” value=”6.5″ layout=”left”]

X-Men: Apocalisse (Usa, 2016, cinecomic) di Bryan Singer; con Evan Peters, James McAvoy, Michael Fassbender, Jennifer Lawrence, Nicholas Hoult, Oscar Isaac, Hugh Jackman, Alexandra Shipp, Sophie Turner, Tye Sheridan, Kodi Smit-McPhee, Ben Hardy, Lana Condor, Olivia Munn, Lucas Till, Rose Byrne, Stan Lee, Josh Helman, Monique Ganderton – uscita mercoledì 18 maggio 2016.