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Il dolce e l’amaro e gli stereotipi

Il dolce e l’amaro (Italia, 2007) di Andrea Porporati; con Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro.A dire il vero, è questo il miglior film italiano presentato in concorso a Venezia 64. Ed era, personalmente, quello per cui “tifavo” e avevo aspettative più alte. Non è un caso e non sono andato ad estrazione: di

9 Settembre 2007 22:29

Il dolce e l’amaro (Italia, 2007) di Andrea Porporati; con Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Donatella Finocchiaro.

A dire il vero, è questo il miglior film italiano presentato in concorso a Venezia 64. Ed era, personalmente, quello per cui “tifavo” e avevo aspettative più alte. Non è un caso e non sono andato ad estrazione: di Andrea Porporati ho apprezzato il precedente Sole negli occhi, storia di un inquietante e misteriosissimo parricidio. Ma detto questo, pur facendosi più apprezzare degli altri due film in concorso, anche Il dolce e l’amaro non riesce a spiccare il volo.

Storia di un ragazzo che ben presto entra nel giro di Cosa Nostra ma non riesce mai a diventare importante come vorrebbe, è anche un racconto di “espiazione” e di voglia di ricominciare da zero. La storia, raccontata così in due righe, non fa sperare in nulla di originale: è così puntualmente è. Sembra che il cinema italiano presentato a Venezia o voglia volare talmente in alto, mentre fa un tonfo enorme (Franchi), o voglia volare tranquillamente in basso senza voler aggiungere nulla di nuovo (Marra e, appunto, Porporati).

L’errore più grande del film di Porporati, che comunque ha i suoi momenti divertenti e simpatici, è quello di non regalare neanche un momento sorprendente, un fremito, un momento di disperazione, di emozione, di tensione. E si mantiene su uno standard talmente medio da risultare globalmente mediocre, con in più un’ulteriore aggravante: un finale che non si capisce il motivo del perchè stia lì. Sia chiaro, non è pessimo, ma come per il caso di Marra fa rabbia vedere del talento buttato così.

“Nella vita c’è il dolce e c’è l’amaro”: è questa la frase che viene ripetuta più spesso nel film e che il protagonista ha ormai imparato a memoria. E nonostante i bravi attori (Lo Cascio, Finocchiaro e Gifuni lo sono), la sensazione finale è che nel film non regni nè il dolce e nè l’amaro, ma solo lo stereotipo da fiction.

Voto Gabriele: 5

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