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Venezia 2016: Il cittadino illustre, recensione in Anteprima

“Il cittadino illustre” degli argentini Mariano Cohn e Gastón Duprat conquista la critica veneziana.

pubblicato 4 Settembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 06:09

Che cosa è l’arte e soprattutto cosa è il mercato delle opere d’arte? 7 anni fa, era il 2009, Mariano Cohn e Gastòn Duprat si posero questi quesiti al Festival di Roma con L’Artista, titolo d’esordio alla regia in cui con ironia ed arguzia esplorarono i meccanismi che regolano il mondo dell’arte, passando per il processo creativo, le spietate logiche di mercato, le esigenze dei curatori, le pretese dei galleristi e del pubblico e il concetto stesso di ‘arte’ nella società contemporanea.

Dalla ‘Festa’ capitolina al Concorso alla 73esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia il passo è stato breve per questi due registi argentini, travolti dagli applausi della stampa con El Ciudadano Ilustre, ad oggi titolo in Concorso piu’ apprezzato del Festival, tanto da poter quasi dare per scontato un premio nel palmares finale. Se sarà un Osella per l’arguta sceneggiatura o una più che meritata coppa Volpi per lo straordinario Oscar Martínez, meraviglioso protagonista, lo scopriremo solo vivendo.

Martinez indossa i panni di uno scrittore argentino celebre in tutto il mondo, acclamato, vendutissimo e premiato con il Nobel per la letteratura. Daniel Mantovani, questo è il suo nome, è fuggito ventenne dal proprio piccolo paese d’origine, Salas, senza più tornarci per 40 anni. Tutto cambia quando 5 anni dopo il Nobel, senza più uno straccio di idea da tramutare in romanzo e al termine di una carriera a suo dire ‘sfiancata’ dalla celebrazione svedese, Mantovani accoglie l’invito meno prevedibile tra le tante celebrazioni scartate. Quello della sua città, Salas per l’appunto, da sempre protagonista dei suoi scritti e luogo da cui lui è a lungo fuggito. L’amministrazione gli ha infatti conferito il massimo riconoscimento locale: la medaglia di cittadino onorario, con una comunita’ intera pronta ad accoglierlo trionfalmente. Inizia così un viaggio nel cuore dei suoi ricordi e delle sue stesse opere, tra vecchi amici e amori da ritrovare, fan adoranti, inviperiti critici e perché no un’ispirazione da riagguantare.

Un Nobel alla letteratura per quel paese che non è incredibilmente mai riuscito a farlo suo. Nemmeno con il gigantesco Jorge Luis Borges. Così Cohn e Duprat hanno ‘risarcito’ la loro Argentina, partendo da un’istituzione che il loro protagonista abbatte senza troppi mezzi termini dopo aver incassato l’agognato riconoscimento. Premesse da subito intriganti e soprattutto esilaranti, quelle targate El ciudadano ilustre, film dalla regia asciutta ma ispirata e soprattutto dalla scrittura sopraffina. Tornando a Salas, paesino a 800 km da Buenos Aires da cui era letteralmente fuggito, il ‘cittadino illustre’ del titolo rivive quelle differenze che 40 anni prima l’avevano portato a scappare in Europa, con tutte le inevitabili e spassose conseguenze del caso figlie delle palesi diversità che da sempre lo ‘legano’ ai propri compaesani. Perché nulla cambia, in un posto tanto sperduto e così legato alle proprie tradizioni locali.

Suddiviso in capitoli, il film di Cohn e Duprat ha il pregio di trattare argomenti universali e contemporanei con invidiabile intelligenza, tra ispirazione artistica e autoreferenzialità culturale, incapacità critica nazionalistica e ipocrisia di provincia, rifiuto delle proprie origini e mediocrità istituzionale, fuga dalla realtà e immersione nella finzione. Inizialmente travolto dall’affetto dei propri concittadini, tra parata nelle strade a bordo di un’autopompa dei pompieri affiancato dalla miss del posto, regali, applausi a pioggia, lezioni di scrittura e inviti a pranzo, il cinico e disilluso Martínez dovrà toccare con mano il rancore inzialmente taciuto di un paese natale che proprio lui, ormai europeo acquisito, aveva romanzo dopo romanzo preso a picconate.

Una comedy malinconica, dalle amare e al tempo stesso gustose risate, corrosiva e con un controfinale che con un autentico colpo di coda chiude trionfalmente due ore di brillante scrittura. Il 67enne Oscar Martínez, già visto in Storie Pazzesche e alla Mostra del Cinema di Venezia con un secondo film (Inseparabili), è sublime nell’indossare la maschera di questo intellettuale contemporaneo che proprio non riesce a tacere quel disprezzo che prova nei confronti di una certa parte di società, talmente legata alle proprie origini da rifiutare ogni forma di progresso. A tal punto dall’abbattere incensati miti alimentando indirettamente quell’odiata critica esterna che in fondo in fondo, tra pagine e pagine di premiata ‘finzione’, nasconde scomode verità.

[rating title=”Voto di Federico” value=”8″ layout=”left”]
[rating title=”Voto di Antonio” value=”8″ layout=”left”]

Il cittadino illustre (Argentina, 2016, commedia, drammatico) di Mariano Cohn, Gastón Duprat; con Oscar Martínez, Dady Brieva, Andrea Frigerio, Nora Navas, Gustavo Garzón. In Concorso e Al cinema dal 24 novembre 2016.