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La festa prima delle feste: recensione in anteprima

Variazione divertente e frizzante in ambito di commedia hollywoodiana natalizia. La festa prima delle feste effettivamente non mantiene quanto promesso nella prima metà ma una volta tanto le poche pretese non fanno difetto

pubblicato 7 Dicembre 2016 aggiornato 30 Luglio 2020 03:30

Natale si avvicina ed alla Zenotek l’appuntamento non viene affatto preso sottogamba. C’è infatti una tradizione che si ripete ogni anno prima della Vigilia, ossia la festa dell’ufficio. In altre parole si torna a casa, ci si prepara di tutto punto, si torna sul posto di lavoro ma poi ci si sfascia. Senonché la situazione è critica: la Zenotek viaggia in pessime acque, specie la filiale di Chicago, quella diretta da Clay Vanstone (T. J. Miller), uno scapestrato ultra-trentenne che ha un modo tutto suo e così poco “bocconiano” di portare avanti gli affari. La mazzata arriva quando si presenta Carol (Jennifer Aniston), la sorella che sta per prendere il posto del padre in qualità di CEO: stronzissima, stacanovista, la risoluta Carol promette pessime feste.

Si dà il caso però che Tracey (Olivia Munn), brillante ingegnere in forza alla Zanotek da eoni, sia al lavoro su qualcosa di epocale, per cui le manca ancora un ultimo passaggio, quello che in sostanza permetta alla sua idea di funzionare. Lei e Josh (Jason Bateman), il capo-ingegnere, tentano ugualmente di proporre la loro idea ad un grosso investitore di passaggio in città; dato però che alla fine del meeting sembra poco convinto, Clay, Tracey e Josh decidono di giocarsi il tutto per tutto: la festa si farà e sarà incredibile.

La festa prima delle feste funziona molto meglio nella prima che nella seconda parte. Questo perché nella prima metà si lavora per accumulo, quindi non solo l’organizzazione della festa ma anche le prime ore, quando praticamente non accade alcunché. L’aspetto interessante sta nel fatto che in questi frangenti il film promette praticamente di esplodere da un momento all’altro: non si sa di preciso quando, ma avverrà, e allorché succederà sarà il delirio. Peccato che a queste corroboranti premesse non segua l’impegno, perché da party movie La festa prima delle feste si trasforma in qualcos’altro, la cui traccia parallela diventa predominante. Da lì in avanti infatti non è più la storia di questa filiale in crisi, bensì la ben più personale vicenda di un ragazzo troppo cresciuto alle prese coi suoi problemi ed i suoi eccessi (stiamo parlando di Clay).

Un passaggio di cui il film risente, perché avviene come se da un film si passasse ad un altro: un po’ come se vedessimo Project X per poi a metà corsa passare estemporaneamente a Come ammazzare il capo e… vivere felici. Potranno anche divertire entrambi, ma il patto implicito è che si assecondi un mood che non può venire meno in un batter d’occhio. Che poi il ritmo in realtà non è che muti, e questo è un altro problema. Come già evidenziato, infatti, durante i primi tre quarti d’ora vengono raccolte le forze per quello che si preannuncia essere un evento fuori di testa, una miccia accesa che fa delle scintille già spettacolari ma che alla fine fa cilecca.

Attraverso dei dialoghi brillanti, in larga parte proprio perché idioti, ma di un’idiozia controllata come si deve, di chi sa il fatto suo, La festa prima delle feste ci porta a conoscere personaggi improponibili, dall’impiegato che soffre di una forma blanda di sindrome di Tourette, a quella scrupolosa, amante dei gatti ma che scopriremo essere la più svalvolata di tutti (onore a Kate McKinnon, che qui si conferma talmente dotata da poter tranquillamente essere da noi eletta comica americana dell’anno), passando per l’asiatico per lo più affabile, anonimo, a cui però lo eccita farsi trattare come un neonato in fasce. Il tenore è quello della commedia a cavallo tra il nonsense e lo svitato, sebbene dai toni controllati, il che non è necessariamente un male.

Una variante abbastanza divertente rispetto alle solite commedie che Hollywood è solita sfornare in questo periodo, frizzante quanto basta e che non manca di far sorridere. Meno stupida di quanto intende far credere, ma si tratta di un gioco consapevole al quale ci si presta senza troppi capricci, il vero scoglio sta in questa placidità prolungata più del dovuto, espressione di un contesto tenuto sì a bada ma probabilmente pure troppo. La festa prima delle feste affida tutto a dialoghi e attori, una scommessa che paga poiché il risultato su entrambi i fronti viene portato a casa. Lascia un po’ l’amaro in bocca semplicemente pensare che poteva essere di gran lunga più significativo di quanto non sia, magari se fosse stato un pelo più matto; poi però uno pensa a quanti film vengono letteralmente devastati dalle più disparate e strambe ambizioni, ed allora torna la voglia di accontentarsi una volta tanto ed assecondare chi vuole farci divertire grazie a due/tre cose precise e sa come farlo. Riuscendoci, senza nemmeno disdegnare le tanto vituperate flatulenze.

[rating title=”Voto di Antonio” value=”6″ layout=”left”]

La festa prima delle feste (Office Christmas Party, USA, 2016) di Josh Gordon, Will Speck. Con Jennifer Aniston, Kate McKinnon, Olivia Munn, Jason Bateman, Jamie Chung, T.J. Miller, Abbey Lee, Jillian Bell, Rob Corddry, Randall Park, Matt Walsh e Courtney B. Vance. Nelle nostre sale da mercoledì 7 novembre.