Home Paolo Virzì Roma 2018, Notti Magiche di Paolo Virzì: Recensione in Anteprima

Roma 2018, Notti Magiche di Paolo Virzì: Recensione in Anteprima

Un giallo in salsa comedy per rivivivere i mondiali del ’90 e soprattutto il Crepuscolo del nostro Cinema d’autore.

pubblicato 27 Ottobre 2018 aggiornato 8 Marzo 2024 15:06

Un anno dopo il tutt’altro che esaltante Ella & John – The Leisure Seeker, Paolo Virzì è tornato in Italia per girare il suo 14esimo film in 24 anni. Notti Magiche, film di chiusura della 13esima edizione della Festa del Cinema di Roma, ambientato nella tristemente indimenticabile notte del 3 luglio del 1990, quando gli azzurri di Schillaci venne sconfitti in semifinale ai calci di rigore dall’Argentina di Diego Armando Maradona.

Proprio mentre Aldo Serena va sul dischetto e viene neutralizzato da Sergio Goycochea, un’automobile precipita nel Tevere a pochi metri dall’Isola Tiberina. Al suo interno, morto, viene trovato un noto produttore cinematografico, con tre giovani aspiranti sceneggiatori, conosciutisi un mese prima grazie ad un ambito premio, sospettati dell’omicidio. Chiamati a ripercorrere quanto fatto in quella notte e nelle precedenti settimane, i tre raccontano in Commissariato quella trepidante e folle avventura vissuta tra le miserie dell’ormai agonizzante Cinema italiano.

Un giallo in salsa comedy ma anche, se non soprattutto, un omaggio a quella Settima Arte che proprio Virzì, tra i grandi commedianti della nostrana cinematografia dell’ultimo quarto di secolo, ha più spesso saputo onorare. Notti Magiche nasce con l’intenzione di risolvere due delitti: uno esplicito, perché c’è un uomo trovato senza vita nel biondo fiume che bagna la Capitale, e uno più sottile, che riguarda il gigantesco Cinema tricolore al suo triste crepuscolo. Chi ha ammazzato quella meravigliosa macchina per decenni applaudita in tutto il mondo e ormai sempre più in balia dei b-movie, delle commedie facilone, delle televisioni e della politica magnereccia?

In una Roma maestosa, affascinante, misteriosa e terribile, Virzì ci conduce tra ristoranti pieni di fumo, sceneggiatori, registi e produttori dove si litiga, si discute di cinematografia, ci si insulta e ci si compiace, mentre i tre pivelli al centro della trama, interpretati da Mauro Lamantia, Giovanni Toscano e Irene Vetere, appesantiscono maledettamente un’opera che cede dinanzi ai rispettivi caratteri.

Empatizzare con Eugenia, Luciano e Antonino è pressoché impossibile, perché sono tutti difficilmente sopportabili. Se la prima è una ricca ‘figlia di’ cronicamente depressa e in balia di pasticche e popper, il secondo è il classico insostenibile diavolo toscanaccio ossessionato dalle donne, mentre il 3° incrocia il ruolo del logorroico secchione cinefilo che tutto sa. Fallire i protagonisti di un film non è cosa facile da gestire, eppure Virzì riesce a barcamenarsi grazie a quel volgare sottobosco romano di cinica, malinconica e nostalgica cinefilia su cui pennellare un’era di spaventosa transizione.

I b-movie degli anni ’80, qui rappresentati dalla procace Coccodè Marina Rocco e dal delinquenziale produttore Giancarlo Giannini, Palma d’Oro a Cannes ma in grado di arricchirsi con i film sporcaccioni e i poliziotteschi, hanno di fatto azzerato decenni di acclamata cinematografia nazionale, con le nuove e poco affidabili leve chiamate a sostituire gli sprezzanti e anziani sceneggiatori di un tempo. Eppur qualcosa si muove, vedi l’Oscar per Mediterraneo del poco più che 40enne Gabriele Salvatores arrivato nel 1992.

Virzì omaggia dichiaratamente Federico Fellini e decine di monoliti della nostra cinematografia, rigorosamente chiamati per nome, in un’ingiallita Roma che trasuda potere, ipocrisia e corruzione. Grande lavoro sul cast di contorno, trainato da Roberto Herlitzka ma impreziosito da volti come quello di Paolo Sassanelli, Emanuele Salce, del ritrovato Andrea Roncato, Giulio Berruti, Ferruccio Soleri, Paolo Bonacelli, Ludovica Modugno, Giulio Scarpati, Simona Marchini e da una rediviva Ornella Muti, costretta ad interpretare se’ stessa, a lungo massacrata dai critici ma ora chiamata a fare da madrina ad un premio cinematografico. E con sottana al vento.

Notti Magiche è talmente metacinematografico dall’abbracciare pregi e soprattutto difetti di quella cinematografia “omaggiata”, con fare volutamente caricaturale, attraverso stereotipati protagonisti fastidiosamente disegnati con l’accetta. All’interno di uno script che straborda, tra sottotrame e personaggi, il regista fatica a trovare posizione, rimanendo in bilico tra cliché e caratterizzazioni monodimensionali. Pecche di scrittura che limitano drasticamente un’opera probabilmente esageratamente ambiziosa, nel voler attraversare i generi con fare nostalgico e al tempo stesso cialtronesco. Per Virzì, tornato in Italia dopo l’infelice esperienza americana, un’altra e inattesa battuta d’arresto.

[rating title=”Voto di Federico” value=”5″ layout=”left”]

Notti Magiche (Ita, commedia, 2018) di Paolo Virzì; con Mauro Lamantia, Giovanni Toscano, Irene Vetere, Roberto Herlitzka, Marina Rocco, Paolo Sassanelli, Annalisa Arena, Eugenio Marinelli, Emanuele Salce, Andrea Roncato, Giulio Berruti, Ferruccio Soleri, Paolo Bonacelli, Regina Orioli, Ludovica Modugno, Eliana Miglio, Giulio Scarpati, Simona Marchini, Tea Falco, Ornella Muti, Jalil Lespert, Giancarlo Giannini – uscita giovedì 8 novembre 2018.

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