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Roma 2012: Back to 1942 di Feng Xiaogang – Recensione in Anteprima

Kolossal cinese di Feng Xiaogang, Back to 1942 divide il Festival del Cinema di Roma 2012

pubblicato 11 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:21

Un kolossal alla Via col vento sul più grande esodo di popolazione dell’ultimo secolo. Tra banditi, battaglie e continui colpi di scena“. Così è stato presentato Back to 1942 di Feng Xiaogang, primo film a sorpesa del Festival Internazionale del Film di Roma, in Concorso per volere di Marco Muller.

Proiettata questa mattina alla stampa, la pellicola del regista cinese ha il merito di concentrarsi su un tragico episodio del 1942 ai più sconosciuto, quando 10 milioni di cinesi diventarono sfollati, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, per colpa di una terribile carestia. Dinanzi ad un Governo centrale che se ne fregò altamente dei propri concittadini, morirono 3 milioni di disperati.

Scenograficamente imponente, con centinaia di comparse, set grandiosi e credibilissime scene di battaglia, Back to 1942 emoziona, ma non convince del tutto. Alcune ‘sottotrame’ vengono infatti solo e soltanto accennate, con i due Premi Oscar hollywoodiani Tim Robbins ed Adrien Brody malamente sfruttati.


E’ il 1942. Nel mondo impazza una Guerra, ma in Cina c’è anche altro a cui pensare. La più tragica e terribile carestia della sua storia moderna si abbatte sul Paese, dando vita ad una vera e propria ‘guerra civile’. Nella provicia di Henan vivono 30 milioni di persone. Per queste 30 milioni di persone non c’è più cibo, tanto da fuggire. Fuggire dalla fame e dalla morte certa. 30 milioni di cinesi diventano quindi ‘sfollati’. In cerca di un futuro, ma soprattutto di un presente. Questo perché il Governo centrale finge di non vedere, di non sentire. Non vuole sapere. D’altronde c’è una guerra alle porte. I giapponesi sono ad un passo dall’esercito nazionalista dell’Henan del nord. Il cibo serve ai soldati. Perché se muore un soldato, muore la stessa Cina.

Chi era ricco, dal giorno alla notte diventa povero. Uno di questi è il proprietario terriero Fan, costretto a scappare insieme all’intera famiglia. Al fianco di milioni di cinesi, Fan parte alla volta della provincia dello Shaanxi. Qui si dice che ci siano cibo ed assistenza. Peccato che il viaggio si tramuti in un calvario. 600 km a piedi, 150 giorni in strada, tra bombardamenti giapponesi, un freddo micidiale e una fame che si fa sempre più massacrante, mentre c’è chi vende figli, mogli e uccide per un pugno di riso.

Epico, emozionante, storico, politico, ma anche imperfetto. Back to 1942 di Feng Xiaogang convince ma senza esaltare, a causa di una sceneggiatura che prova a raccontare ‘troppo’, finendo così per allungare un brodo che poteva e doveva essere meno ricco. Nel voler portare in sala una vera e propria guerra tra poveri, con i cinesi affamati da una parte e i soldati mandati a morire dall’altra, Xiaogang sbaglia nel gettare nella mischia religione e politica. Il personaggio di Tim Robbins, ovvero Padre Simeone, nasce e muore in pochi minuti, trascinando a fondo la ‘fede’ degli stessi protagonisti, così come non entusiasma l’appassionato giornalista americano Theodore White, interpretato da un Adrien Brody apparentemente in forma ma presto ‘cestinato’ dal regista.

Sconvolgente per quanto duro e crudo nelle scene più strazianti, Back to 1942 vince sulla messa in scena ma perde nel momento stesso in cui deve confrontarsi con la complessità di scrittura. Amatissimo in patria, Xiaogang realizza così un film a metà. Da una parte toccante, dall’altra evitabile. In definitiva, una pellicola produttivamente ‘grandiosa’, storicamente precisa, politcamente coraggiosa, nel denunciare le colpe governative nella morte di 3 milioni di cinesi, e visivamente d’impatto (esclusi atroci effetti speciali), ma nel complesso troppo articolata, nell’oscillare tra tragedia e burocrazia, tra fatti e motivazioni, tra guerra e religione.

Voto di Federico: 6

Back to 1942 (Cina, 2012, Yi Wu Si Er) di Feng Xiaogang; con Xu Fan,Zhang Guoli, Adrien Brody, Chen Daoming, Zhang Mo, Tim Robbin, Zhang Hanyu, Wang Ziwen.

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