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Torino 2012 – Breaking Horizons: recensione in anteprima (Concorso)

Adolescenza e maternità, nell’opera prima tedesca in concorso al 30. Torino Film Festival. Leggi la recensione di Breaking Horizons di Cineblog.

pubblicato 27 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:10

Quinto lungometraggio in concorso al 30. Torino Film Festival, Breaking Horizons è tra quelli più “giusti” per la competizione, visto che è formata da opere prime, ma anche da opere seconde e al massimo terze. Si tratta infatti del progetto con cui la sua regista si è laureata all’università. Autrice di alcuni corti e di un paio di documentari, Pola Schirin Beck esordisce nel lungometraggio di finzione puntando allo stesso tempo sia in basso che in alto.

Da una parte descrive un mondo che ben conosce, ovvero quello dei giovani ragazzi tedeschi; dall’altra parte, racconta anche la maternità di una venticinquenne che non ha deciso di avere un bambino, ma dopo essere rimasta incinta decide di tenerlo. Un argomento non semplice e piuttosto complesso da raccontare, soprattutto per chi ancora non ha esperienze con un lavoro impegnativo come quello di un lungometraggio.

Breaking Horizons affronta quindi una duplice sfida: quella di raccontare uno spaccato di vita odierna in Germania in modo verosimile, e quella di affrescare un personaggio a tutto tondo. Perché l’opera si poggia parecchio addosso alla sua protagonista, Lara, interpretata da una convincente Aylin Tezel, mentre gli altri personaggi – compresa la migliore amica Nora – sono “satelliti” che ruotano attorno alla sua figura.


Lara ha 25 anni, è un’universitaria, vive da sola ma è ancora mantenuta dai suoi . E’ inquieta e insoddisfatta, e passa le notti in giro per locali con la sua amica Nora. Un giorno, qualche tempo dopo aver passato una notte in discoteca – dove ha fatto sesso con un barista sconosciuto -, si accorge di essere rimasta incinta. Lara deve quindi decidere se tenere o no il bambino.

Attorno alla protagonista, si diceva, ci sono più figure. Lara decide di tenere il bambino dopo averlo comunicato ai genitori, una coppia attualmente in crisi. C’è poi Nora, la migliore amica con cui ha un rapporto piuttosto “aperto”, in cui sono compresi dei baci; il loro rapporto s’incrina un po’ dal momento in cui Nora va a letto con il professore di architettura, che Lara aveva incontrato casualmente in una discoteca. Quella stessa disco in cui, per sfogare la rabbia e la frustrazione per non aver concluso con il professore, farà l’amore con Christoph, il barista conosciuto quella sera stessa.

C’è infine Elvar, un giovane vicino di casa che potrebbe essere la figura “maschile” di cui Lara è probabilmente alla ricerca. Ma la situazione, anche in questo caso, ha dei problemi a monte, visto che il ragazzo si è appena lasciato con la fidanzata Hanna, del quale tuttavia sembra ancora innamorato. Non è un mondo facile, quello di Lara, complicato da diversi rapporti con persone a cui vuole bene e che in questo momento non vanno proprio a gonfie vele…

A metà film c’è una svolta decisamente importante nella trama di Breaking Horizons, che vale la pena non svelare affatto per lasciare al lettore la sorpresa. E’ uno snodo narrativo cruciale, e che porta ulteriori riflessioni da fare sul personaggio della protagonista. Basti sapere per ora che, secondo chi scrive, è da questo momento in poi che l’opera rivela i suoi limiti, dimostrandosi apertamente per quello che è: una coraggiosa – e assolutamente “professionale” – opera prima, ma acerba sotto diversi aspetti.

Primo fra tutti la scrittura, troppo programmatica per far vibrare le emozioni di Lara. Si rischia quindi di non essere parte attiva delle sue scelte, delle sue azioni e delle sue motivazioni, e di restare “spettatori passivi” che guardano solo la superficie delle cose. Breaking Horizons è troppo scritto, e questo fa sì che la Beck scada anche in qualche scelta stilistica e contenutistica piuttosto discutibile (l’uso dei filmati di Lara da piccola, la metaforica maschera bianca, e poi una scena “clou” del film che non possiamo svelare, ma farà molto discutere).

Breaking Horizons è, in sostanza, un film che parla di dolori umanissimi e terribili, ma non è un film davvero doloroso. Sarà l’argomento spinoso, sarà che si tratta dell’opera prima di una giovanissima regista. Chissà. Aspettiamo l’opera seconda, a questo punto, per vedere se il talento della Beck – che non manca – saprà sbocciare veramente.

Voto di Gabriele: 5.5

Breaking Horizon (Am Himmel der Tag, Germania / Francia 2012, drammatico 89′) di Pola Schirin Beck; con Aylin Tezel, Henrike von Kuick, Tómas Lemarquis, Godehard Giese, Marion Mitterhammer, Lutz Blochberger, Kai Michael Müller, Anja Karmanski, Anne Werner, Ernestine Tzavaras.

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