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Looper: recensione in anteprima dal Science+Fiction

Viaggi nel tempo e assassini: ma che succede se devi uccidere il “te stesso” del futuro? Leggi la recensione di Looper, il film di fantascienza del 2012.

pubblicato 6 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:33

Quello del viaggio nel tempo è un sottogenere vero e proprio nel mondo della fantascienza. Looper è un nuovo tassello all’interno di questa vastissima filmografia: da Ritorno al Futuro a Terminator, da Primer a La jetée e L’esercito delle 12 scimmie. A voler essere onesti, non aggiunge nulla di nuovo, inedito o innovativo. Ma in questi casi forse vale la pena godersi lo spettacolo, no?

Film d’apertura del Toronto Film Festival 2012, Looper è l’opera terza di Rian Johnson, che aveva esordito nel 2005 con l’indie Brick – Dose mortale. Il film fu uno dei lavori che lanciò Joseph Gordon-Levitt, che torna oggi a lavorare col regista proprio in questo nuovo lavoro. Gordon-Levitt, truccato e con lenti a contatto, è la versione “giovane” di Bruce Willis: sono entrambi la stessa persona, ma vengono da due periodi temporali diversi.

Il viaggio nel tempo è già stato inventato, ma è illegale e disponibile solo sul mercato nero. Accade così che quando ci si vuole sbarazzare di qualcuno, lo si invia indietro nel tempo di 30’anni, nel 2044, dove un “looper” – ossia un pistolero armato di spingarda come Joe – lo attende per “liquidare la questione”. In questo modo, nel futuro, non rimane traccia del crimine. Tutto fila liscio… fino al giorno in cui si decide di ‘chiudere il cerchio’ inviando nel passato il Joe del futuro per ucciderlo.


Non è un film perfetto, Looper. Forse non è neanche quel gran film che si diceva a Toronto. Sarà perché innanzitutto è vistosamente derivativo, o perché la sceneggiatura non sempre funziona a dovere. Si ha l’impressione che il film di Johnson venga tenuto così in considerazione perché, effettivamente, di solide pellicole di fantascienza hollywoodiane se ne hanno sempre meno (e non saranno Prometheus o Cloud Atlas a fare la differenza).

Siamo in una città del futuro che, a suo modo, potrebbe ricordare la situazione distopica di 1997: Fuga da New York (anche se il modello sembra essere quello sempiterno di Blade Runner). C’è una “dittatura”, instaurata da Abe, un uomo venuto dal futuro che ha preso il controllo della città. I ricchi sono pieni di argento, ed uccidono tutte le persone povere che provano a derubarli e vivono per le strade. Gli elicotteri sorvegliano con i loro fari di luce ogni via (come la Los Angeles odierna!), mentre sicari da quattro soldi, come Kid Blue, tentano di restare a galla e fare il proprio lavoro per sopravvivere.

Il 10% della popolazione, poi, ha subito una mutazione, e molte persone possono far lievitare oggetti come monete o accendini, credendo di essere dei supereroi. In questo scenario si inserisce il personaggio del “looper” Joe. Il ragazzo sta studiando il francese per poter andare in Francia, anche se Abe gli consiglia caldamente di andare in Cina (attenzione: Looper è una co-produzione cinese). Joe è anche un drogato, assuefatto da una “droga del futuro” (Strange Days?), ovvero delle gocce per gli occhi che sballano in pochi secondi.

“I film a cui vi ispirate sono la copia di altri film”, dice Abe a Joe parlando dei suoi vestiti, che prendono come modello il mondo del cinema. Non sappiamo se Johnson, unico sceneggiatore del film, abbia inserito una frase del genere apposta, per mettere la mani avanti o per giocare volutamente con la natura “citazionistica” del suo lavoro. Quello che però va sicuramente riconosciuto a Looper è di tentare di costruire, attraverso diversi frammenti dei grandi classici e delle grandi tematiche della fantascienza, un racconto pieno di twist.

Proprio per le sue sorprese e i suoi continui cambi di rotta, il film è comunque spiazzante. Ci vengono presentati personaggi che poi spariscono in poco tempo (Paul Dano viene volutamente “sprecato”, aumentando il disorientamento del cinefilo), e si inseriscono nuove fantomatiche personalità quasi dal nulla. Fondamentale quella dello Sciamano, una persona che vive nel 2074 ed ha instaurato un “regno del terrore”. Qui entra in gioco, verso metà film, Emily Blunt. L’attrice interpreta Sara, una donna sola che vive col figlioletto Sid in una fattoria in mezzo a campi di grano. Non vale la pena però raccontare più nulla della trama, davvero.


Alcune trovate di Looper colpiscono nel sogno: ottima ad esempio, e giustificata a livello temporale, la scelta di far vedere una stessa scena da diversi punti di vista. Si pensi al “primo incontro” tra il Joe di oggi e il Joe del futuro: la prima volta ci viene mostrato con un montaggio professionale da action movie; la seconda volta, invece, viene mostrato in campo lungo a camera fissa. La scena si trova nella prima parte, non a caso la migliore del film, quella che ci spiega anche come il Joe di oggi è diventato il Joe del futuro, attraverso gli anni vissuti a Shanghai (alla fine è andato in Cina, sì).

Pieno di interessanti inquadrature “sghembe” e false soggettive, Looper zoppica però un po’ proprio in fase di sceneggiatura. Tra le cose che convincono poco si possono citare le moto volanti (sfruttate poco e male, soprattutto verso il finale), alcuni passaggi che rallentano il ritmo, e la scena in cui Willis rifa forzatamente sé stesso, sparando a destra e a manca. Una scena che è quasi un tributo ai fan dell’attore, va bene, ma che stona nell’economia dell’opera.

Looper, fondamentalmente, mette tanta carne sul fuoco. È un film sul lavoro sporco dell’assassino, un film sulla vendetta per amore, un film sul rapporto tra madre e figlio, un film sulla (im)possibilità di azzerare il proprio passato. Tantissime cose che assieme sfuggono un po’ di mano a Johnson, il quale non è un grande autore, e si vede. Questa è materia che, in mano a qualche altro regista, poteva essere fiammeggiante, ed invece si ferma alla “solita” professionalità hollywoodiana.

Per fare un paragone: siamo più vicini alla pulizia di un Source Code, coi tasselli che combaciano tutti perfettamente, che a un Inception. Per alcuni potrebbe comunque essere un bene, però… Quel che resta è un onesto prodotto di entertainment che cerca di dirci qualcosa sulla nostra esistenza, e sull’importanza delle scelte morali. Dopotutto Looper prova a rispondere ad una “semplice” domanda, molto simile a questa: cosa fareste se aveste la possibilità di uccidere Hitler da bimbo? Si apre un dilemma in cui pare ci siano solo due terribili scelte. E invece…

Voto di Gabriele: 7
Voto di Simona: 5

Looper (USA 2012, fantascienza 118′] di Rian Johnson; con Joseph Gordon-Levitt, Bruce Willis, Emily Blunt, Jeff Daniels, Piper Perabo, Paul Dano, Garret Dillahunt, Tracie Thoms, Han Soto, Pierce Gagnon – Trailer italianoNelle sale dal 31 gennaio 2013.