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Il Cacciatore di Aquiloni: la recensione

Il Cacciatore di Aquiloni (The Kite Runner, drammatico USA 2007). Regia di Marc Forster, con: Khalid Abdalla, Homayoun Ershadi, Shaun Toub, Atossa Leoni, Ahmad Khan Mahmidzada, Zekeria Ebrahimi.Amir abita in California ed è uno scrittore di successo, un giorno riceve una telefonata che lo costringe ad affrontare il proprio passato ed a far ritorno nel

di simona
10 Aprile 2008 07:00

Il Cacciatore di Aquiloni Il Cacciatore di Aquiloni (The Kite Runner, drammatico USA 2007). Regia di Marc Forster, con: Khalid Abdalla, Homayoun Ershadi, Shaun Toub, Atossa Leoni, Ahmad Khan Mahmidzada, Zekeria Ebrahimi.

Amir abita in California ed è uno scrittore di successo, un giorno riceve una telefonata che lo costringe ad affrontare il proprio passato ed a far ritorno nel suo paese d’origine: l’Afghanistan. Questo viaggio è l’occasione di Amir per riandare ai tempi della sua infanzia e della profonda amicizia con Hassan ed è anche un modo per espiare le proprie colpe, per liberarsi dal peso dei segreti e riuscire, infine, a trovare redenzione e – forse – a perdonarsi. “Esiste un modo per tornare a essere buoni…”

“Il Cacciatore di Aquiloni” è stato il fenomeno editoriale degli ultimi anni ed è stato letto da milioni di lettori prima di trasformarsi in un ottimo film. Marc Forster, conferma di essere un regista di grande sensibilità e fa vivere sullo schermo le pagine scritte da Khaled Hosseini rimanendo il più possibile fedele allo splendido romanzo.

Purtroppo si sono resi come sempre inevitabili molti tagli di sceneggiatura che, mentre possono essere considerati abbastanza irrilevanti nella prima parte del film, verso la fine si trasformano in incolmabili lacune, eliminando quasi completamente dalla storia il complesso e delicato rapporto fra Amir e Sohrab. A mio avviso è stato commesso un solo grave errore: rinunciare alla voce narrante del protagonista. Nel romanzo infatti, Amir ci racconta la sua storia in prima persona, evocando attraverso i ricordi le immagini del proprio passato. Ci spiega senza cercare di giustificarsi ma, al contrario, condannandosi duramente, le motivazioni celate dietro le proprie azioni.

Sullo schermo invece, almeno per quanti non hanno letto il libro, il comportamento di Amir bambino può risultare a volte incomprensibile o semplicemente crudele. E forse risulta meno chiaro anche il perché per Amir sia così fondamentale trovare e salvare Sohrab. Dalla vita e dalla salvezza di quel bambino sconosciuto, dipendono anche la salvezza e la redenzione di Amir.

La pellicola rimane comunque, anche grazie alle splendide interpretazione di tutti gli interpreti, un ottimo prodotto che vale la pena di essere visto. Il film ripercorre eventi storici lunghi trent’anni, come la caduta della monarchia, l’invasione russa, l’esodo di massa verso il Pakistan e il regime talebano, visti attraverso gli occhi dei protagonisti. La ricostruzione della Kabul anni Settanta è assolutamente affascinante e la scena della gara degli aquiloni a cui tutta la città partecipa, è davvero spettacolare e, in certa misura, poetica.

La Kabul contemporanea è, tristemente, quella che troppe volte abbiamo visto nelle immagini dei telegiornali, distrutta dalle guerre, messa in ginocchio dal regime talebano, ridotta all’ombra di sé stessa. Come detto, la regia di Forster è lodevole per la delicatezza con la quale affronta argomenti difficili e di grande drammaticità, come lo stupro di Hassan, senza mai calcare la mano o far leva sui sentimenti per cercare la facile commozione dello spettatore.

Voto: 8