Home Recensioni Courmayeur 2012: The Hypnotist – la recensione (Concorso)

Courmayeur 2012: The Hypnotist – la recensione (Concorso)

Dopo 25 anni Lasse Hallström torna in Svezia per girare un giallo ambientato a Stoccolma. Cineblog vi offre la recensione in anteprima di The Hypnotist

pubblicato 13 Dicembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:23

Entra in scena The Hypnotist, unico film scandinavo in Concorso, da una Svezia tutt’altro che avara quanto a noir nell’ambito della letteratura e che ha scelto questa pellicola quale proprio cavallo di battaglia per i prossimi Oscar. Non a caso il film di Lasse Hallström è tratto dall’omonimo romanzo di Kepler Lars, uscito nel 2010. Ritorno in patria per il regista due volte nominato dall’Academy, dopo ben venticinque anni di assenza (l’ultimo fu Mer om oss barn i Bullerbyn, risalente al 1987).

Non solo, perché The Hypnotist segna anche una netta parentesi nella filmografia del regista svedese, che per non smentirsi ha già pronto Safe Heaven (Vicino a te non ho paura, in italiano), che è sì un thriller, ma a quanto pare a sfondo romantico, tratto dal romanzo di Nicholas Sparks ed in uscita nelle sale americane già a Febbraio.

Interrompendo bruscamente la suspense, lasciateci dire che l’esordio nel mondo del giallo per Hallström è quantomeno incoraggiante. Questo suo ultimo lavoro è un film teso, ordinato, frutto della competenza di un regista affermato quale è lo svedese. Troppo il tempo trascorso fuori dal proprio Paese, tanto da non scorgere nella sua mano alcuna tensione verso certa cinematografia scandinava. Eppure…

Eppure se c’era un genere che poteva in qualche modo tirar fuori questa verve oramai sopita, horror a parte, era proprio il giallo. Vuoi per l’atmosfera dalla quale The Hypnotist è permeato, vuoi per una durezza di cui la stragrande maggioranza dei suoi film è geneticamente priva, il contesto in questione offre ampio margine per recuperare certe tonalità.

Tutto ha inizio da alcuni, brutali omicidi: una famiglia è stata sterminata per intero a pugnalate. L’unico miracolato è uno dei figli, rimasto però in coma; mentre il solo modo per estorcere qualche brandello di verità è quello di affidarsi ad un esperto, un ipnotista. Erik Maria Bark è il migliore su piazza, e l’ispettore Joona Linna, devotamente deciso alla risoluzione di questo caso, non esita a contattarlo. Tuttavia il dottor Bark risente di un recente passato piuttosto burrascoso, che la ho addirittura interdetto dalla pratica dell’ipnosi.

Va bene così. Le premesse sono quelle del giallo classico, ma in un contesto come quello cinematografico sono altre componenti a dover fare la differenza. In tal senso Stoccolma, ed in generale certi inquietanti quanto suggestivi scorci svedesi, contribuisce non poco. Neve, gelo, oscurità, anche quando è giorno e fuori c’è luce. Ambientazione adatta ad una vicenda truce come la strage di un intero nucleo familiare.

La vicenda è costruita con intelligenza, corroborata da una sceneggiatura che alimenta la suspense, disseminando i vari frammenti di cui è composto il puzzle in maniera piuttosto efficace. Pressoché mai viene meno l’interesse verso il passo successivo, quello che potrebbe depistare oppure tradire l’identità dell’assassino. E come ogni giallo che si rispetta, man mano ognuno di noi è portato a scegliere preventivamente il “proprio” colpevole, giocando a fare il detective.

Vi abbiamo già messo in guardia in merito, ma è bene sottolineare che la regia di Hallström si concede davvero poco. Nessuna soluzione stilistica che esuli dall’ordinaria amministrazione, considerazione questa che non si pone certo a detrimento della pellicola. Anzi, la mano del regista di Chocolat è ferma, decisa, ben salda al proposito di voler arrivare sino in fondo senza mai perdere di vista l’obiettivo.

Tuttavia non tutto è impeccabile. Il profilo dei personaggi è appena accennato, senza particolari approfondimenti – nemmeno dello stesso Bark, unico tra i protagonisti riguardo al quale viene snocciolato qualche dettaglio in più, giusto per esigenze narrative imprescindibili. Altro aspetto non del tutto convincente sta nell’intreccio, in relazione al quale, per ovvi motivi, non possiamo sbilanciarci troppo. Diciamo solo che Chesterton, che di gialli ne sapeva qualcosa, rilevava quanto fosse essenziale che l’assassino fosse credibile, né troppo, né troppo poco; e che quest’ultimo dovesse essere esposto allo sguardo del lettore in maniera quasi spudorata.

Ad ogni buon conto, alla fine ci sembra che tutto sommato si possa rivolgere ad Hallström un bel missione compiuta, uscita motivata da un lavoro senza sbavature, preciso e ben organizzato. Un film che magari non si distinguerà al di là del genere al quale palesemente appartiene, ma che in quest’ambito si muove abbastanza bene, dimostrandosi all’altezza delle aspettative, specie considerato chi sedeva dietro la macchina da presa, nonché il suo retaggio.

Voto di Antonio: 6,5

The Hypnotist (Hypnotisören, Svezia, 2012) di Lasse Hallström. Con Tobias Zilliacus, Mikael Persbrandt, Lena Olin, Helena af Sandeberg, Jonatan Bökman, Oscar Pettersson, Eva Melander, Anna Azcarate, Johan Hallström, Göran Thorell, Jan Waldekranz, Emma Mehonic, Tomas Magnusson e Nadja Josephson. Qui trovate il trailer ufficiale.