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A Quiet Place II, recensione del film di John Krasinski

Seguito competente, a cui John Krasinski riesce a conferire il giusto grado di verosimiglianza, proseguendo il discorso iniziato col prequel

22 Giugno 2021 20:51

Oramai Evelyn (Emily Blunt) e i suoi figli devono cavarsela da soli. Lee (John Krasinski), come sappiamo, non c’è più, e a complicare le cose c’è persino un nuovo nato, di appena pochi mesi. A Quiet Place II comincia come fosse un prequel del prequel, una prima parte che ci riporta al giorno in cui le creature aliene sono piombate sulla Terra: una giornata ordinaria nella piccola cittadina degli Abbott, con Marc che partecipa a un incontro di baseball presso il quale buona parte del paesino è convenuto. All’improvviso degli strani boati dal cielo, panoramica su un oggetto enorme che si lascia dietro una scia di fuoco, fumo e fiamme. Di lì a poco l’inferno.

Questa prima parte serve anche ad introdurre Emmett (Cillian Murphy), nuovo protagonista di questo sequel. Sì perché quanto appena descritto funge tutt’al più da prologo, un flashback fugace che tende a metterci nel mood adatto per affrontare quel mondo silenzioso e devastato di cui abbiamo fatto esperienza nel primo A Quiet Place. Ecco, una delle cose che si notano pressoché subito sta nel fatto che il silenzio, così centrale nel primo episodio, proprio perché serviva al fine di descrivere in che tipo di contesto operassero i vari personaggi, non è più così pregnante. Ovviamente nulla è cambiato: gli alieni reagiscono al minimo rumore, per cui muoversi con estrema cautela ed emettere suoni il meno possibile rimane essenziale. Tuttavia Krasinski, a ragion veduta, è chiamato a spostare il baricentro, sebbene di poco.

Qui il regista torna con un sequel competente, votato ad un tipo di horror sempre meno frequentato, che della sala non può davvero fare a meno. Costellato di dispositivi di genere, coi quali ci si rapporta col piglio di chi ha studiato, A Quiet Place II non ha esaurito del tutto la verve del primo, e certe soluzioni vengono qui ulteriormente esplorate in maniera non meno appagante. Nessuna introspezione o speculazione di sorta, solo il giocare di montaggio, alternando i piani, lavorando sulla tensione, quasi sempre in crescendo. Quella elaborata da Krasinski è un marchingegno che, come accennato, fa tesoro delle lezioni apprese dagli epigoni del mainstream, gente che ha contribuito alla grammatica di certe mega-produzioni hollywoodiane degli ultimi quaranta e passa anni, da Spielberg a Nolan, i cui principi vengono applicati in alcuni frangenti persino con scrupolo ossequioso.

La notizia è che l’operazione funziona; il processo si snoda davanti ai nostri occhi in maniera alquanto fluida, attento com’è Krasinski a focalizzarsi sul racconto piuttosto che escogitare soluzioni che potrebbero finire col distrarre. Evidenziavo poco sopra il leggero spostamento di asse rispetto ad una delle componenti chiave dell’intero progetto, ossia il silenzio; ebbene, come già espresso, le modalità attraverso cui si concretizza la minaccia sono le stesse. Ciò che cambia, in maniera appena percettibile, è l’attenzione verso una quanto più organica prosecuzione degli eventi narrati nel primo, che non può che passare per i più giovani, chiamati a convivere con una realtà in cui a farla da padrone è una specie aliena ostile e letale.

In parte questo tema già aleggiava nel primo film, non fosse altro per l’importanza dell’impianto acustico di Regan (Millicent Simmonds). Nel sequel però quello che s’ha da consumare è un percorso teso ad emancipare questi ragazzini dalla loro condizione d’indifesi, bisognosi di aiuto, esposti all’inverosimile, a quella di eroi, se si vuole. L’intera parabola di A Quiet Place II, da un punto di vista puramente narrativo, consiste infatti nella cronaca di tale passaggio, a marce forzate, indotto dallo scenario estremo in cui si svolge il tutto.

Non manca qualche piccola ma sostanziale sorpresa, per quanto a farla da padrone siano appunto quelle fasi in cui tutto o quasi è relegato alla suspense, ciascuna delle quali segna una svolta. Tipico degli horror più riusciti è il saper calare i vari protagonisti in delle pessime situazioni che siano al contempo credibili, e che tali devono rimanere anche rispetto a come vengono affrontate ed eventualmente superate. Il grado di sfida qui è per lo più tarato nel modo opportuno, con qualche piccola concessione qua e là, frutto della comprensibile necessità di romanzare taluni accadimenti.

Una coerenza interna al mondo descritto, implicitamente o meno, che funge da cartina di tornasole per tutti i generi, ma che nell’horror risulta sempre avere un peso particolare. Krasinski riesce a cogliere quei pochi elementi su cui concentrarsi, ampliando la portata del fenomeno A Quiet Place quanto basta per giustificare una seconda sortita, ponendo persino delle discrete basi nell’ottica di un terzo, magari conclusivo episodio. Ci riesce proponendo del buon intrattenimento secondo formule ampiamente rodate, qui assecondate con scrupolo senza però gridare allo sterile omaggio. Al contrario, si tratta di un progetto che a questo punto ha già maturato una sua identità, forse ancora da cementificare appunto con un ulteriore seguito, ma sulla cui solidità non si possono oramai coltivare chissà quali riserve.

A Quiet Place II (USA, 2021) di John Krasinski. Con Emily Blunt, Cillian Murphy, Millicent Simmonds, Noah Jupe, Djimon Hounsou, John Krasinski, Wayne Duvall, Okieriete Onaodowan e Blake DeLong. Nelle nostre sale da giovedì 24 giugno 2021.