Gennaio 2014 al cinema: TOP e FLOP secondo Cineblog

Parte “ufficialmente” il percorso che ci condurrà alla serata degli Oscar del 2 marzo. I Top e i Flop di gennaio scandiscono implicitamente preferenze ed auspici. In attesa dei restanti film candidati

Di Antonio Maria Abate  

Ed il primo mese di questo 2014 ce lo siamo lasciati alle spalle. E con febbraio ovviamente torna su queste pagine il nostro breve ma immancabile resoconto di quanto visto al cinema più o meno nei trenta giorni precedenti. Da tenere d’occhio questi primi due mesi, dato che tra gennaio e febbraio in sala passano pressoché tutti i film di punta candidati agli Oscar. Partiamo da qui allora, tracciando un provvisorio punto della situazione su alcuni dei film protagonisti il 2 marzo. A ‘sto giro troviamo American Hustle, Nebraska e The Wolf of Wall Street.

Antonio

  • TOP: American Hustle e Nebraska – crepi l’avarizia, questo mese se ne schiaffano due tra i Top. Il primo ha diviso da principio, tra chi lo trova un pessimo surrogato di non so cosa, diretto dal regista più sopravvalutato dai tempi dei fratelli Lumière, ossia David O. Russell, e chi la pensa diversamente. Chi scrive, per l’appunto, trova American Hustle una giostra oltremodo divertente, come scritto in sede di recensione; senz’altro un po’ ruffiano, nient’affatto originale. Ma ad avercene di copie così anziché copie e basta!

    Il secondo è un film più piccolino, intimo se vogliamo. Toccante ma a suo modo spassoso, con un amabile protagonista ed una storia tanto semplice quanto deliziosa. Se ne vorrebbero di più di questi film “sopra le righe”, e non per il chiasso.

  • FLOP: Carrie – Lo sguardo di Satana – troppo facile inserire Hercules all’interno di questa preferenza, perciò diamo per scontato, dati anche recensione e relativi voti, che il film di Harlin non sia stato affatto apprezzato da queste parti. Allora mi rivolgo a Carrie, che è un flop leggermente più solido, ossia più in linea con questa definizione. Un’operazione superflua in partenza, in relazione alla quale nessuno pare essersi curato del fatto che, volente o nolente, esisteva già una trasposizione, peraltro archiviata come cult inamovibile. Si dirà che non era un remake, e va bene. Ma poiché conosciamo il potenziale del libro di King al cinema, l’attualizzazione tra super-poteri e quant’altro non esercita alcun fascino, se non addirittura interesse.

Gabriele

  • TOP: Nebraska – nella lotta con l’altro “miglior film” del mese (Scorsese), scelgo quello più “ruffiano”, come amano descriverlo i detrattori. Fosse solo per difendere un po’ Payne, che qui in Italia non è certo il regista americano più amato. Sì, Payne fa sempre film in bilico tra commedia e malinconia, con personaggi ordinari e strampalati e scenette comiche. Ma girare un film piccolo, che sembra quasi un esordio, gli fa molto bene: mi pare che il ragionamento sulle radici dell’America, sul ricordo e sulla memoria, sia centrato e davvero commovente (persino più duro rispetto a quello che la confezione può far pensare). “Ha l’Alzheimer?”, “No, crede soltanto nelle cose che la gente gli dice”, “Oh, che peccato”.
  • FLOP: American Hustle – inizio con una premessa: gennaio è stato un mese al limite del tragico. Tantissime le schifezze (Hercules e Carrie su tutti), molte le delusioni personali (C’era una volta a New York, Tutto sua madre, Dallas Buyers Club, ecc.), e non mancano le conferme “di lusso” (quel piattume di The Butler). Il film di David O. Russell finisce nell’ultima categoria, e credo si meriti la segnalazione più di altri film oggettivamente brutti, fosse solo per come è stato accolto. Lo considero un film “sbagliato” (la menzogna del cinema e la copia-parodia-omaggio di certo cinema, con tante parrucche e inside jokes: mah), e non mi diverte per nulla. Jennifer Lawrence è una vera furia e mi piace in questa versione “Melissa Leo di The Fighter da giovane”: ma davvero, è l’eccezione di un film sgangherato, scritto e montato con lo sputo. Dopo l’esagerato buzz iniziale, il film sta già scemando ovunque (e non parlo solo di premi: leggete la critica francese): non è un caso.

Federico

  • TOP: Nebraska – una scelta difficile, visto il ben di Dio avuto tra le mani nel ricco mese di gennaio. Da Scorsese a O. Russell passando per il nostro Virzì, ma la delicatezza di Payne con Nebraska non ha eguali. Un film in grado di sciogliere il cuore di ogni spettatore, seminando risate e malinconia con sapienza, grazie anche ad un sorprendente cast che meriterebbe un Oscar a parte, perché riuscito nell’impresa di emozionare attraverso piccoli gesti quotidiani, sguardi d’affetto, carezze, banali litigi, lungo le strade un’America a noi sconosciuta, eppure così famigliare.
  • FLOP: A spasso con i dinosauri – operazione interessante, produzione importante, protagonisti ‘celebri’ e per questo da rispettare. Eppure qualcosa non ha funzionato, facendo deragliare il film in un non-sense di genere inspiegabile e ingiustificabile. A spasso con i dinosauri puntava ad un pubblico infantile, è evidente, se non fosse che anche questo sia stato tradito da scelte illogiche, vedi di dinosauri che parlano senza muovere la bocca, per poi precipitare nel ridicolo a causa di una trama impreziosita da grandi effetti speciali ma da pessime svolte narrative. Tutto è forzatamente stupido e tendenzialmente inaccettabile.

Andrea

  • TOP: The Wolf of Wall Street – uno Scorsese ritrovato dopo anni di latitanza, commercialmente felice, tra i generi. Smisurato, lunghissimo e felicemente sboccato, baciato da due interpretazioni (Di Caprio e Hill) perfette e montato divinamente dalla grandissima Thelma Schoonmaker. Inutile paragonarlo a capolavori come Casinò o Quei bravi ragazzi, di cui non può possedere l’epica o addirittura la metafisica (Casinò era quasi una parabola cristologica). Il percorso però è identico: ascesa, caduta e ri-salita (apparente). Vanta poi una delle sequenze finali più lucide ed eloquenti di tutta la sua filmografia. Non vincerà (probabilmente) alcun Oscar ma chissenefrega! E’ tornato un autore e in forma più smagliante che mai.
  • FLOP: Capitan Harlock – spiace doverlo ammettere ma questo Capitan Harlock, baciato da un successo abbastanza inatteso rispetto al risultato, è solo un elegante, e tecnicamente ineccepibile, sfoggio di noia. Del calore del vecchio cartoon non c’è traccia, i personaggi agiscono come funzioni di un videogame (e infatti sarà piaciuto più alla nuova generazione che a quella cresciuta con la serie) e per di più ha una storia abbastanza farraginosa in cui è assente quel respiro capace di abbracciare ogni spettatore. Freddo, terribilmente . Pensare che in Italia incassa almeno 20 volte più di una riedizione di un qualsiasi Miyazaki fa riflettere parecchio.