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Le Belve: recensione del film di Oliver Stone

Oliver Stone torna in zona Natural Born Killers: ovvero stile pulp e storia selvaggia. Ma con Le Belve non convince: leggi la recensione di Cineblog.

pubblicato 29 Ottobre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:45

Due imprenditori di Laguna Beach, Ben, pacifico e caritatevole buddista, e il suo migliore amico Chon, ex Navy Seal ed ex mercenario, conducono una lucrativa attività fatta in casa, producendo la migliore marijuana mai coltivata prima d’ora. Condividono inoltre un amore unico nel suo genere per la bellissima Ophelia, detta O. La vita è idilliaca nella loro cittadina nel sud della California, almeno fino a quando il cartello dei trafficanti della Mexican Baja decide di irrompere nei loro piani imponendosi come socio.

Quando Elena, lo spietato capo del cartello, e Lado, il suo spietato scagnozzo, sottovalutano l’infrangibile legame che tiene uniti i tre amici, Ben e Chon, attraverso l’ambiguo aiuto di un viscido agente della DEA, scatenano una battaglia, a prima vista già persa, contro il cartello. Così hanno inizio una serie di piani e manovre ad alto rischio, in un selvaggio scontro di volontà.

Il romanzo omonimo di Don Winslow sembrava fatto apposta per Oliver Stone: non quello di Alexander o World Trade Center, ovvio, ma quello di Natural Born Killers. Personaggi folli, cattivi e sporchi, storia eccessiva e pulp. Allo stesso tempo, col senno di poi, c’erano qui anche tutti i rischi per andare fuori strada. Rischi che si sono concretizzati tutti. In fondo, non tutti i personaggi – né gli Americani né i Messicani – sono così folli, cattivi e sporchi; e, forse, il problema sta proprio anche nel pulp stesso.

Le Belve, film pulp fino al midollo, è una “storiaccia” tutta droga, sesso e ambizione, e per raccontarla il regista è quasi obbligato ad usare tutti gli strumenti (ab)usati in anni e anni di pulp. A cominciare ovviamente dall’uso della voce off, che dev’essere ambigua: O all’inizio ci avvisa che potrebbe non essere viva alla fine della storia, e poi c’introduce uno ad uno i personaggi, i suoi due amanti (“Chon fa sesso, Ben fa l’amore”), i collaboratori e i nemici.

Quando poi Stone smette per un po’ di usare l’espediente narrativo e lo ritira fuori quando più gli fa comodo, capisci che o si è trovato in difficoltà in fase di sceneggiatura a trasporre un certo passaggio del romanzo, o che l’uso della voce off è messa lì soprattutto per moda. In un caso o nell’altro, c’è da porsi una domanda: ma cos’è, in fondo, il pulp secondo Stone? E, soprattutto, perché Stone ha fatto un film come Le Belve in questo modo? Per un ritorno alle “origini”, si dirà, a Natural Born Killers, dopo anni di progetti più no che sì. Ma tornare indietro non ha fatto bene all’autore, più pesante e tedioso che mai.

Passi per la voce off, ovviamente, che ormai è un espediente a cui si mira – a livello critico – con una certa facilità. Ma con i personaggi come la mettiamo? Ben e Chon, interpretati da Aaron Taylor-Johnson e Taylor Kitsch, sono due figurine di cartapesta, e le ambizioni pseudo-umanitarie del primo non fanno la differenza. Il poliziotto Dennis (John Travolta), lo spietato Lado (Benicio Del Toro: forse l’unico in parte, perché ha già la faccia e il carisma giusti), Alex (Demián Bichir) o il giovanissimo Spin (Emile Hirsch: troppo poco spazio), sono satelliti in funzione del trio di protagonisti e della “nemica” della situazione.

E, a tal proposito, va pure peggio ai personaggi femminili. C’è chi ha scritto che Salma Hayek è meglio di Blake Lively: in linea teorica siamo pure d’accordo, ma in questo caso è una bella lotta a chi fa peggio. Ma forse non è neanche colpa loro: il personaggio di Elena è scritto malissimo ed è credibile quanto il Colin Farrell di Alexander, mentre O raggiunge momenti di pura irritazione. Certo, nel momento in cui la ragazzina, povera!, si lamenta di come la trattino male durante la prigionia, è chiaro che Stone sta prendendo un po’ in giro questo personaggio ricco, “perbene” e viziatissimo costretto alle umiliazioni del nemico.

Ma se effettivamente il film si Stone è pregno di ironia e umorismo macabro, spesso ci si chiede se quello che si sta guardando sia stato fatto apposta o se sia semplicemente imbarazzante. Come nel caso del rapporto tra Elena e la figlia, che l’ha sempre ripudiata per il fatto di essere diventata il boss di un cartello di trafficanti. Provate a non sorridere nella scena in cui Ben e Chon, che hanno capito il punto debole del nemico e agiscono come lui ha fatto con loro, rapiscono la figlia e lo comunicano ad Elena via Skype…

Scritto con incredibile svogliatezza e pigrizia, ricalcando la patina più superficiale del pulp degli ultimi vent’anni, Le Belve ha una confezione perfetta, laccata e cool: e ci mancherebbe altro. Ma basta la “professionalità” a salvare un’operazione che sa di stantio e posticcio lontano un chilometro? Provate a confrontare Le Belve con Killer Joe: di entrambi si è scritto che sono “pulp”, violenti ed ironici. Ma la capacità di Friedkin di dosare gli ingredienti e di andarci giù veramente pesante, Stone (questo Stone) se la scorda.

Così anche la violenza del film, che in realtà non è nemmeno esagerata, risulta gratuita e fasulla. Per quel che riguarda il ménage à trois dei protagonisti, poi, di omoerotismo manco a parlarne, e il loro triangolo amoroso risulta essere probabilmente il meno sexy ed eccitante della Storia del cinema. Ok, c’è una battuta che la dice lunga, e che ci avvisa che forse Ben e Chon si amano tra di loro più di quanto amino O, altrimenti non la condividerebbero…

Va da sé che la Lively, Johnson e Kitsch sono bellissimi: ma sono corpi e volti assolutamente sprecati, pedine poco “selvagge” di un giochetto lungo e per niente ispirato, alla lunga pure un po’ antipatico. Così, tra qualche testa mozzata, un corpo bruciato, un paio di umane confessioni a tavola ed una sparatoria, si arriva al finale: che è tra le cose più brutte e finte degli ultimi anni. Che Stone abbia davvero utilizzato quel trucchetto in quel modo, non ci si crede. E la morale finale, con i tre costretti a ricominciare una vita separati, è piuttosto ambigua.

Voto di Gabriele: 4

Le Belve (Savages, USA, 2012, Azione, 129′) di Oliver Stone; con Taylor Kitsch, Aaron Johnson, Salma Hayek, Benicio Del Toro, Blake Lively, John Travolta, Emile Hirsch, Demián Bichir, Trevor Donovan, Joel David Moore, Sandra Echeverría – Qui il trailer italianoNelle sale dal 25 ottobre 2012.