Role Model, recensione: un solido e schietto dramma che ci parla di “bullismo” e “cattivi maestri” (Al cinema)
Recensione e tutto quello che c’è da sapere su “Vzornik”, il dramma del regista sloveno Nejc Gazvoda con France Mandić, Mojca Funkl, Jure Henigman e Vesna Pernarčič.

Aspettando la Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo (7/8 febbraio) è disponibile nei cinema italiani con La Sarraz Pictures il dramma Role Model (Vzornik). Trattasi del film con cui Nejc Gazvoda, sceneggiatore di Class Enemy, candidato sloveno per l’Oscar per il miglior film in lingua straniera del 2013, questa volta regista, torna fra le mura scolastiche alla ricerca del bullismo come genesi della violenza.
*Vi segnaliamo che si terranno proiezioni del film a Dogliani – Cinema Multilanghe (20 gennaio) e Torino – Cinema Massimo (21 gennaio e 24 gennaio)
Role Model – La sinossi ufficiale del film
Jan (France Mandić) è un adolescente solitario che frequenta la scuola dove sua madre Maja (Mojca Funkl) è psicologa. Il divorzio dei genitori e il trasferimento dalla capitale Lubiana alla provincia, uniti al bullismo che subisce da parte dei compagni di classe, lo portano ad avvicinarsi a un misterioso vicino di casa. Anche l’uomo (Jure Henigman) si chiama Jan e fra duetti musicali e lezioni di lotta sembra voler fare da mentore al ragazzo, dimostrandosi però ben presto inadatto al ruolo. Maja nel frattempo deve fare i conti con Neja, una psicologa con la metà dei suoi anni chiamata ad affiancare il suo lavoro con gli studenti minandone così l’autorità.
Role Model – La recensione del film
Il regista e sceneggiatore sloveno Nejc Gazvoda per il suo terzo lungometraggio affronta un tema delicatissimo e purtroppo sempre attuale come il “bullismo“. Vera e propria piaga sociale che, con l’evoluzione della tecnologia e l’imporsi dei social media, ha preso la forma virtuale, ma per questo non meno vessatoria, del “cyberbullismo“, un fenomeno che miete sempre più vittime tra giovani e giovanissimi.
Gazvoda ci parla di “role model” cioè modelli di riferimento che un tempo si limitavano all’ambito familiare e scolastico (madri, padri, fratelli maggiori, migliori amici e talvolta insegnanti), mentre oggi con l’ampliarsi dell’interattività e della globalizzazione si parla sempre più spesso di “cattivi maestri”. Si tratta di modelli comportamentali devianti e pericolosi che infestano sia i media tradizionali che i social media, e che hanno di fatto rimpiazzato i vecchi modelli di riferimento. Modelli che nel frattempo non solo si sono indeboliti, ma spesso sono diventati essi stessi “cattivi maestri” veicolando messaggi e comportamenti pericolosi per le nuove generazioni, già bombardate di informazioni spesso di natura malevola difficili da filtrare e gestire in modo corretto.
“Role Model” di Nejc Gazvoda parla di tutto questo, della mancanza di punti di riferimento solidi per un ragazzo come il protagonista Jan, interpretato da un sorprendente France Mandić. In questa situazione precaria, genitori separati, madre depressa e alcolizzata e istituzione scolastica impreparata, Jan si appresta a terminare la scuola secondaria ed è in una fase estremamente difficile della sua vita. Al mix si aggiungono atti di bullismo subiti e perpetrati che rendono fragile come cristallo il suo percorso emotivo e la personalità che poi lo contraddistinguerà da adulto.
Jan inizia così il suo personale percorso di ricerca di una figura di riferimento mentre attorno a lui si manifestano comportamenti estremi come i suoi compagni di scuola che hanno trasformato l’atto di vessare i propri compagni in una sorta di “gioco”. L’iter vede il più debole costretto ad accettare il suo ruolo di bullizzato per poi bullizzare a sua volta e passare il ruolo ad altri, in una dinamica di branco tanto interessante dal punto di vista della narrazione quanto inquietante nel suo tentativo, naturalmente fallace, di normalizzare l’atto vessatorio.
“Role Model” è un film che colpisce per la sua particolare attenzione ai personaggi, sviluppati con grande cura, e alle dinamiche che intercorrono tra loro, tutto poi confluisce nella trama che resta un semplice involucro terzo in cui gestire la narrazione. Jan troverà il suo “cattivo maestro” che lo porterà sull’orlo di un gesto estremo, mentre la madre alcolizzata crollerà pubblicamente, il padre si confermerà figura assente e l’intero apparato scolastico entrerà in una fase di negazione pensando di poter controllare una situazione ormai alla deriva.
Lo stile asciutto di Nejc Gazvoda, la recitazione intensa e schietta del cast, il calare lo spettatore in uno scenario universale che potrebbe riguardare ognuno di noi, veicolano una richiesta di aiuto che arriva dalle nuove generazioni sempre più confuse, sempre più spinte alla logica del branco e alla violenza di gruppo. Un monito anche per genitori e istituzioni che dovrebbero lavorare insieme contro ogni forma di sopraffazione fisica o verbale che sia. Intenti pienamente condivisibili, ma poi basta un giro sui social media o in qualche salotto televisivo dove si parla di politica e scopriamo che sono proprio gli adulti l’anello debole della catena, così come la politica sempre pronta allo scontro e a veicolare rabbia e intolleranza con atteggiamenti aggressivi inaccettabili. Quindi per una volta pensiamo ai tanti “Jan” che si trovano di fronte a questo desolante panorama in cui l’empatia latita pericolosamente e cerchiamo, anche nel nostro “orticello”, di dare un contributo al futuro dei nostri giovani.
Note di regia
Alcuni anni fa sono stato il padrino di cresima di mio cugino, che ai tempi aveva 14 anni, e ho avuto quindi modo di passare più tempo con lui. Quando ha cominciato a fidarsi di me e ha iniziato a raccontarmi della sua vita, mi si è aperta una finestra su un mondo parallelo che mi ha sconvolto, un mondo pieno di insulti, molestie e brutalità, un mondo che secondo i media appartiene ormai ad un tempo passato e cercano quindi di convincerci che il tempo del dominio maschile e del maschilismo sia ormai finito.
Le scuole stesse hanno ripulito il loro vocabolario e i professori sono molto più attenti al politicamente corretto rispetto a un tempo, ma nell’ambiente online i ragazzi vengono ancora chiamati “fro*i”, oltre ad essere comparsi nuovi insulti come “autistico” o “pedo*ilo”. Queste parole non vengono usate con una logica, ma per l’effetto che producono. Mi sono reso conto che nulla era cambiato. O, peggio, mi sono reso conto che le cose oggi sono peggio di quanto non lo fossero un tempo. Approfondendo l’argomento, ho parlato con gli studenti delle scuole secondarie che mi hanno detto che il bullismo è oggi ancora molto presente.
Ciò che è nuovo, curioso e preoccupante è che il sistema del bullismo si è spostato dai campetti da gioco all’arena politica globale e, di conseguenza, anche all’arena politica slovena. A me sembra che da una parte non ci siano mai stati così tanti appelli all’amore, alla pace, a salvare l’ambiente, e, dall’altra, così tante esortazioni a massacrare gli stranieri. Sembra anche che queste due parti non riescano ad unirsi e a riconoscersi a vicenda, prima che sia troppo tardi.
“Role Model” è una storia sulla nascita del fanatismo, una storia raccontata nel più piccolo degli ambienti e fino ai suoi dettagli più piccoli. Allo stesso tempo, è un film “coming of age”, che affronta il mondo degli adulti, l’accettazione del fatto che siamo tutti imperfetti e che ciò che conta è come conviviamo con questi difetti. Il rapporto tra Mojca e Jan è diverso dalle rappresentazioni stereotipate di madri e figli e mette in evidenza l’angoscia di ognuno di loro. È anche un film sulla convivenza, sul perdono. L’unico modo per andare avanti è capire coloro che sono diversi da noi. A mio parere, è qui che il film è rilevante e attraente per il pubblico internazionale, così come per quello sloveno.
(Nejc Gazvoda)
Curiosità
- “Role Model” è scritto dal regista Nejc Gazvoda con Tomislav Zajec.
- Il film è una coproduzione Slovenia, Italia, Repubblica Ceca, Serbia.
- Nel film sono presenti i brani: “You Are My Sunshine” di Jimmie Davis e ” Concerto per violino N1 in La minore” di J.S. Bach.
- Il film è prodotto da Perfo Production, Evolution Films, La Sarraz Pictures, Biberche Productions, Viba Film Studio, con il sostegno di MIC – Contributo Coproduzioni Minoritarie.
Dichiarazione del regista
Secondo me, non ci sono abbastanza film che si occupano degli sloveni e della loro vita quotidiana, del nostro carattere nazionale, dei nostri problemi, traumi, complessi – come fanno i film di Mike Leigh, Ken Loach, il primo Krzysztof Kieślowski, Andrey Zvyagintsev, Hirokazu Kore-eda con i loro rispettivi paesi. Questi sono i miei modelli di riferimento nella realizzazione di “Role Model”. Ho passato ogni momento libero che ho con il progetto e un’enorme quantità di lavoro è stato fatto al di fuori della sceneggiatura: ad esempio, le ricerche in una scuola primaria/secondaria, con psichiatri e psicologi, lo sviluppo dei personaggi con alcuni degli attori, la ricerca sul problema della violenza maschile e tra ragazzi. Parallelamente, qualche anno fa la mia famiglia è andata in frantumi e molto di questo è confluito nella sceneggiatura. Anche se l’attenzione attuale si concentra sui temi delle donne (e giustamente, era ora), penso ancora che sia necessario chiedersi cosa stia succedendo agli uomini. Se non lo facciamo, il trauma e l’oppressione potrebbero alimentare qualcosa di brutto, qualcosa che già si profila all’orizzonte: un aumento dei totalitarismi e della violenza. È il mio progetto più personale e prezioso finora e come tale lo accompagnerò dall’inizio alla fine, se sarà possibile. (Nejc Gazvoda)
Nejc Gazvoda – Note biografiche
Nejc Gazvoda (Novo mesto, 5 giugno 1985) è un regista, sceneggiatore e romanziere. Ha ricevuto il Premio Prešeren (il più alto riconoscimento universitario sloveno) per il suo lavoro di diploma in regia cinematografica e televisiva, Fragma: An Ounce Of Luck (2008). Il suo lungometraggio d’esordio A Trip (2011) ha ricevuto premi in numerosi festival cinematografici internazionali ed è stato nominato per l’Oscar sloveno. Come sceneggiatore ha partecipato a Personal Baggage (2009, J. Lapajne) e Class Enemy (2013, R. Biček). Dopo il film acclamato a livello internazionale Dual (2013), “Role Model” è il suo terzo lungometraggio.