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Super Dark Times: recensione in anteprima

L’adolescenza può essere anche un periodo buio, lo sappiamo già: ma Kevin Phillips prova a dirlo a modo suo in Super Dark Times. Un esordio coraggioso, che sa iscriversi nel sottogenere infinito del coming-of-age americano con coraggiosa personalità e una sterzata di genere inaspettata. Tra le sorprese indie dell’anno. Presentato a Rotterdam e Tribeca.

pubblicato 11 Maggio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 06:26

Ci vuole coraggio per affrontare l’usurato coming-of-age e dargli una sterzata così di genere da lasciare spiazzati. Soprattutto in America, dove al termine coming-of-age si associano aggettivi come rarefatto, sognante, nostalgico. Di nostalgico Super Dark Times ha solo la premessa, mentre per il resto prova a tirare fuori una personalità che è solo sua. Svelare i titoli a cui sembra rifarsi vorrebbe dire spoilerare almeno gran parte della trama, ma i riferimenti saranno ovvi agli occhi di tutti immediatamente.

Siamo nella periferia di New York, negli anni 90. Quattro amici, ovviamente non tra i più in del liceo, vivono normalmente la loro vita da adolescenti, tra scuola, videogiochi a 8-bit, e primi approcci al sesso. Finché un giorno un terribile incidente non cambia la loro vita per sempre, e da quel momento il gruppo si sgretola. Non solo: uno di loro reagisce all’incidente in maniera a dir poco inaspettata…

C’è da ammettere che nel film tira quasi una certa arietta da prodotto Netflix (Amy Hargreaves, che interpreta la madre del protagonista, era anche la madre del protagonista di Tredici). Come se Super Dark Times fosse la versione più realistica e 90s di Stranger Things. Phillips infatti gira benissimo, la sceneggiatura di Ben Collins e Luke Piotrowski regala dialoghi credibili ai quattro giovani protagonisti, che sono uno più bravo dell’altro, e la musica fa il suo dovere in modo egregio.

Parrebbe quindi un prodottino pulito, ordinato, che ricalca le sue influenze quasi come se stesse seguendo un manuale d’istruzioni. Però c’è di più, molto di più, in questo debutto a suo modo insolito. L’adolescenza lascia marchi indelebili, e Super Dark Times questi marchi li vuole esplorare per davvero. Come ‘metaforona’ può essere anche già vista, ma il regista Kevin Phillips – qui al suo debutto: chapeau! – non resta solo in territorio teorico. Affonda le mani, con un pizzico di incoscienza ma credendo fortemente nella sua storia, nella violenza e nel genere come unico mezzo per esprimere certe idee.

L’ultimo atto lascia spiazzati, nel bene e nel male. Ma la traiettoria intrapresa dal film, anche se può far storcere il naso, ha comunque un coinvolgimento emotivo da non sottovalutare. Anche perché il regista non gioca facile sin dall’inizio, mescolando proprio i generi stessi senza soluzione di continuità. Super Dark Times è persino un film in cui non tutto fortunatamente torna, a cominciare dalla prima, minacciosa sequenza. La quale magari non avrà un significato razionale, o forse sì. Imbastisce comunque tono e atmosfera in maniera sopraffina.

Poi però Phillips, quando ci introduce al mondo del film e ai suoi quattro protagonisti, gioca subito coi toni della commedia. Di mezzo c’è anche una ragazza della scuola, ovviamente centro dell’attenzione dei maschietti. Poi il tono cambia ancora, e lo spettatore viene trasportato verso zone molto più ambigue. Ma Phillips e collaboratori azzeccano praticamente tutto, dalla descrizione della vita scolastica ai confronti vis-à-vis tra adolescenti, riuscendo comunque a non sbrodolarsi nell’effetto nostalgia. Vien quasi da pensare che il film sia ambientato negli anni 90 soprattutto per non dare la possibilità ai protagonisti di chiamarsi via cellulare!

Tirando le somme, se è possibile farlo, si può dire senza svelare nulla che Super Dark Times ci dice qualcosa di già detto sulla società americana, ma con una visione più radicale della media. Le zone d’ombra si accumulano man mano che il film prosegue, e la sensazione disagevole di trovarsi in mezzo a una situazione in cui c’è chi non vuol vedere si fa sempre più nitida. Almeno finché i marchi di cui prima non diventano visibili anche a occhio nudo.

[rating title=”Voto di Gabriele” value=”8″ layout=”left”]

Super Dark Times (USA 2017, drammatico / thriller 100’) di Kevin Phillips; con Owen Campbell, Charlie Tahan, Elizabeth Cappuccino, Max Talisman, Sawyer Barth, Amy Hargreaves. Sconosciuta la data d’uscita italiana.