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Venezia 64: secondo giorno di Gabriele

C’è chi penserà ormai che Takeshi Kitano è un regista morto, che ha già detto e ha già dato tutto. Nonostante questo, Kitano continua ad essere fortemente applaudito, giustamente, anche quando un film come Kantoku banzai! riceve aspre critiche. In realtà, per chi ha molto gradito Getting any? e chi è disposto a subirsi un’altra

31 Agosto 2007 10:59

C’è chi penserà ormai che Takeshi Kitano è un regista morto, che ha già detto e ha già dato tutto. Nonostante questo, Kitano continua ad essere fortemente applaudito, giustamente, anche quando un film come Kantoku banzai! riceve aspre critiche. In realtà, per chi ha molto gradito Getting any? e chi è disposto a subirsi un’altra autocelebrazione alla Takeshis’, questa nuova pellicola del maestro giapponese risulterà comunque abbastanza divertente. Certo, bisogna accettare la pura anarchia e il caso che regna sovrano, ma un paio di autocitazioni (Kikujiro e Zatoichi) e alcuni momenti paradossali e al limite del geniale (le parodie horror e wuxia) lo rendono sufficiente per un appassionato. Gli altri salutino con la manina: anche perché è lo stesso Kitano che dice che questo è in assoluto il suo film più autodegradante.

Nella giornata di ieri hanno fatto la loro prima apparizione due film in concorso: Sleuth di Kenneth Branagh e Michael Clayton di Tony Gilroy (ma la stampa si è già vista anche De Palma). Il primo è, imho, uno dei migliori Branagh, semplicemente adorabile. Il remake de Gli Insospettabili, un vero cult, è un film che prende spunto da quello per prendere vie differenti, e non solo in campo estetico, dove il “regista del Bardo” si scatena con una fotografia raffinatissima, capace di esaltare un gioco di luci fosforescenti e la bellissima casa iper-tecnologica che ospita la coppia di attori, due grandiosi Michael Caine e Jude Law, quest’ultimo nel ruolo che fu del primo nell’originale (e ricordiamo che fu anche Alfie!). Diviso in tre parti (le prime due decisamente simili al capostipite), la bellissima sceneggiatura, ironica e “teatrale” senza dar fastidio, prende una certa piega proprio nell’ultima parte… ma qui non vi svelerò nulla. Comunque consigliatissimo, un gioco davvero elegante e diretto come si deve, con inquadrature splendide. Caine è una garanzia, e Law non è mai stato così sexy.

Il secondo film in concorso è diretto da Tony Gilroy, sceneggiatore dei tre Bourne, qui alla sua prima esperienza. E anche se viene prodotto da gente come Pollack (che ha anche una parte) e Soderbergh, non convince. Film di denuncia alla hollywoodiana, presenta l’ormai impegnatissimo George Clooney in un ruolo che spesso vorrebbe essere cattivo, ma ovviamente risulta un pezzo di pane. La storia è semplice e priva di colpi di scena, telefonata e fin troppo lineare. E non ci si emoziona mai: freddezza assoluta. Non un brivido, non un tumulto di rabbia -dopotutto la situazione lo richiederebbe-, solo qualche risatina dopo qualche battuta. E alla lunga stanca, anche se la confezione è professionale (guai se non lo fosse!). Consigliato a chi non ha mai visto un film di denuncia di Loach (chissà fra l’altro come sarà il suo In questo mondo libero?).

La giornata ha compreso la visione di un capolavoro in versione restaurata, ossia Per un pugno di dollari, e il violento Django di Corbucci, con Franco Nero, Vanessa Redgrave e la moglie di Corbucci presenti in sala. Si finisce con la visione di Das Phanomen der Oper per celebrare Alexander Kluge: un documentario sperimentale sul mondo dell’opera. Non per tutti i gusti, ma interessante.

Ok, ora una cosa omessa in precedenza: il sottoscritto (anche Infamous, che comunque non ha gradito Kantoku banzai!) era in sala proprio con Kitano a vedere il suo film… Odiatemi, ne avete il permesso!
A domani, con le anteprime di De Palma e il primo film italiano, Nessuna qualità agli eroi

Festival di Venezia