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Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe: Recensione in Anteprima

Siete curiosi di sapere che fino abbiano fatto Hansel e Gretel dopo essere sfuggiti dalla terribile strega? Ecco i due indomiti fratelli cacciare fianco a fianco la fonte delle loro sventure, tra dolci e decapitazioni

pubblicato 29 Aprile 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:16

È tutto vero. Quando Hansel (Jeremy Renner) è intento a bucarsi la gamba mediante siringa e, di lì a poco, sentirete la parola zucchero, le vostre facoltà associative non avranno fatto cilecca: Hansel è proprio diabetico. Il motivo è presto detto: la strega lo rimpinzò più del dovuto di dolci mentre teneva lui e la sorella prigionieri nella casa di marzapane. Può l’approccio ad un qualunque lungometraggio soffermarsi su un solo aspetto per poi trarne delle conclusioni oltremodo nette? Dipende. In questo caso senz’altro.

Sì perché, anche se solo a posteriori, ci rendiamo conto di come una trovata di questo tipo finisca col rappresentare uno dei passaggi più emblematici dell’operazione che ha dato vita ad Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe. Glissando impunemente sul completo – ancorché facile da ipotizzare – disattendimento rispetto alle premesse della fiaba originale, troppe sono le componenti che prestano il fianco ad un’analisi spietatamente diretta.

Non basta l’abbozzata commistione di più generi, essenzialmente tra fantasy, action e horror: l’Hansel & Gretel di Tommy Wirkola cede troppo e su troppi fronti. A partire da un soggetto senza dubbio da rivedere, con quello stravolgimento sostanziale rispetto al racconto dei Grimm, in cui alla madre veniva riconosciuta ben altra valenza. Ma come già evidenziato, non è semplicemente nell’incerto confronto con la fonte che emergono i veri problemi. Dopo appena mezz’ora, con una mossa alquanto sconsiderata, il regista e sceneggiatore norvegese svuota la reinterpretazione da lui stesso adottata, e lo fa consegnandoci un sogno della seppur stupenda Gretel (Gemma Arteton). Segue dunque circa un’ora in cui il mordente narrativo si è oramai consumato, incerti su di un epilogo spiattellato così precocemente male da rendere avvilente il dipanarsi degli eventi successivi al sogno incriminato.

Ma diamo per buono che da parte nostra si sia peccato di un eccesso di perspicacia, cogliendo ciò che ad un pubblico meno attento potrebbe serenamente sfuggire. Passiamo dunque in rassegna un’altra anima di questa pellicola, apertamente rintracciabile nella sua vocazione all’azione. Anche qui, c’è poco da discutere: non funziona. Si lascia apprezzare una certa apertura al lato crudo degli scontri, che non ci risparmiano una certa dose di splatter, né vanno per il sottile quando si tratta di gonfiare di botte anche la delicata Gretel o chi per lei. Ma si tratta di scelte giuste inserite nel modo sbagliato, o forse nel posto sbagliato. Più che altro perché, a dispetto del fatto che tutto sommato non lavorino male, certe scene finiscono in ogni caso per non incidere più di tanto: il risultato è il medesimo, e non è affatto lusinghiero.

Capite bene come in realtà anche misure a priori interessanti possano essere miserevolmente vanificate da una visione d’insieme che non sta in piedi. Figurarsi per quegli elementi di per sé precari. In quest’ultimo caso ci riferiamo all’inopportuno citazionismo, in alcuni casi addirittura pedante. Uscite come «l’unica strega buona è una strega morta» o «vorrei poterti dire che non soffrirai… ma direi una bugia», oppure ancora «al mio segnale scatena l’inferno», sono indice e termometro al tempo stesso di un lavoro in fase di dialoghi davvero raffazzonato. Anche perché quelli appena riportati non sono che esempi, quando l’intera sceneggiatura è costellata di questi cliché parodistici, quale che sia la fonte da cui vengono ripescati.

Ad un certo punto, dopo una prima parte eufemisticamente deludente, i due fratelli si separano. Qui il film sembra in qualche modo accusare una scossa, alla quale ad ogni modo si stenta purtroppo a credere. Ed infatti nemmeno le introduzioni, in fondo utili, di tre ulteriori personaggi riesce a sortire alcun effetto. Forse perché coinvolti seriamente solo a quel punto, forse perché (più realisticamente) non era certo il loro ingresso a poter risollevare un ritmo così blando, sta di fatto che il troll, la misteriosa giovane ed il fanatico «wannabe» cacciatore non riescono a far altro che permetterci di ingurgitare con un pizzico di fatica in meno l’insipido boccone.

E dopo tanto trascinarsi, segnalatasi una discreta battaglia, a suo modo tarantiniana (notevoli le streghe “gemelle”), ecco tuffarci nell’inevitabile ultimo scontro, dopo che la verità che giaceva dietro l’identità dei due fratelli è stata depositata agli atti ed il cattivo lascia ancora più insensibili rispetto a quando, già in precedenza, non suscitava alcuna sensazione.

Avremmo potuto approfondire la storia di Hansel e Gretel, che, fuggiti dalla casa di marzapane, diventano dei cacciatori di streghe provetti, oltre che temuti; avremmo potuto soffermarci su un 3D che, ancora una volta, non riesce ad andare oltre qualche freccia o scheggia scagliateci in faccia; oppure, di nuovo, avremmo potuto descrivere le prove di un Renner che non di rado ripiega sul simpaticone andante e di una Arterton quantomeno spaesata. Avremmo potuto, ma non l’abbiamo fatto. Semplicemente perché non ci sembra così urgente il bisogno di sentenziare su ogni singolo aspetto – finendo magari per sfociare in mortificanti toni canzonatori, sempre inappropriati – di questo sfortunato progetto per mettere in risalto delle crepe così ben esposte. Crepe in risposta alle quali, peraltro, non ci si è nemmeno presi la briga di porre in qualche modo rimedio, magari celandole o nascondendole sotto il classico tappeto. In conclusione il tutto si riduce ad un tono moderatamente splatter, qualche rogo e pochi dosi d’insulina. Se non anacronistico, certamente banale e scomposto.

Voto di Antonio: 3

Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe (Hansel and Gretel: Witch Hunters, USA, 2013) di Tommy Wirkola. Con Jeremy Renner, Gemma Arterton, Famke Janssen, Peter Stormare, Thomas Mann, Zoe Bell, Ingrid Bolsø Berdal, Derek Mears, Judy Norton, Monique Ganderton, Pihla Viitala, Christian Rubeck, Sebastian Hülk, Stig Frode Henriksen, Thomas Scharff, Friedrich Heine, Jeppe Laursen, Isaiah Michalski, Cedric Eich e Rainer Bock. Nelle nostre sale da dopodomani, mercoledì 1 Maggio.