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La Prima Cosa Bella: Recensione in Anteprima

La Prima Cosa Bella (Ita, 2010) di Paolo Virzì; con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Aurora Frasca, Giacomo Bibbiani, Giulia Burgalassi, Francesco Rapalino, Isabella Cecchi, Sergio Albelli, Fabrizia Sacchi, Dario Ballantini, Paolo Ruffini, Emanuele Barresi, Fabrizio Brandi, Michele Crestacci, Bobo Rondelli, Paolo Giommarelli, Giorgio Algranti. Un’autentica ovazione. Prima stampa romana

pubblicato 12 Gennaio 2010 aggiornato 2 Agosto 2020 06:28

La Prima Cosa Bella (Ita, 2010) di Paolo Virzì; con Valerio Mastandrea, Micaela Ramazzotti, Stefania Sandrelli, Claudia Pandolfi, Marco Messeri, Aurora Frasca, Giacomo Bibbiani, Giulia Burgalassi, Francesco Rapalino, Isabella Cecchi, Sergio Albelli, Fabrizia Sacchi, Dario Ballantini, Paolo Ruffini, Emanuele Barresi, Fabrizio Brandi, Michele Crestacci, Bobo Rondelli, Paolo Giommarelli, Giorgio Algranti.

Un’autentica ovazione. Prima stampa romana affollatissima per l’atteso nuovo film di Paolo Virzì, letteralmente travolto da un’ondata di sentiti, calorosi, meritati e commossi applausi. In una Livorno da cartolina, ricca di storie e di personaggi, il regista toscano ha realizzato il suo film meno politico, più commovente, intimo e riuscito, facendo così volare altissimo il tanto criticato cinema italiano.

Semplice ma al tempo stesso complesso, articolato su più piani temporali, attraverso un quarantennio di storia “livornese”, La Prima Cosa Bella sorprende per la sua lucida e delicata bellezza, grazie ad un cast di attori in stato di grazia, dominato da un sempre più bravo Valerio Mastandrea, da una perfetta Claudia Pandolfi, da una sorprendente Micaela Ramazzotti e da una sublime Stefania Sandrelli, capace con il suo magico sorriso di regalarci la prima cosa bella di questo 2010 cinematografico, tinto di tricolore…

In un’Italia sempre più sfiduciata, astiosa, in cui ribollono sentimenti contrastanti, risentimenti più o meno evidenti e picchi depressivi inquietanti, Virzì ha trovato forza e coraggio per questo suo ultimo film, completamente differente da quelli che l’hanno preceduto. Tornato nella Livorno di Ovosodo, da cui lo stesso regista fuggì anni fa, Virzì porta in sala una storia per certi versi ‘autobiografica’, vissuta sulla propria pelle, attraverso inquietudini adolescenziali e fughe dalla piccola città che poche speranze e aridi sogni riusciva a trasmettere.

Viviamo così la storia di Bruno, primogenito di Anna, donna bellissima, un po’ svampita, frivola, vitale e solare, eletta “mamma più bella” nello stabilimento più popolare di Livorno. Una fascia da “Miss” tanto inattesa quanto maledetta, visto lo scompiglio che porta all’interno della famiglia, da allora in preda a peripezie di ogni tipo. Bruno e la sorellina Valeria seguono così la madre in giro per l’Italia, tra sogni infranti e speranze mai colmate, facendole da scudo protettivo, finendo però per rovinarsi l’intera esistenza, fino alla quasi obbligata riconciliazione, perchè al mondo, obiettivamente, non c’è cosa più bella di chi ti ha messo al mondo…

Colpi di scena simpatici e commoventi, una storia che si costruisce minuto dopo minuto, svelando pian piano quanto seminato in precedenza, il tutto raccontano attraverso personaggi di ferro, scritti con forza da Francesco Bruni, Francesco Piccolo e lo stesso Paolo Virzì. La Prima Cosa Bella è quanto da anni il cinema italiano cercava con forza e dedizione, staccandosi dalla tipica ‘commedia all’italiana’, per riportare in sala un cinema che pensavamo dimenticato e abbandonato, ovvero quello più raffinato, riuscito, quello più sentito, più nostro, più amato ed ammirato, quello di ‘una volta’. Tutto questo, va detto, lo dobbiamo ad un regista sempre più bravo, capace e sorprendente, a cui il nostro cinema dovrebbe iniziare a fare un piccolo monumento.

Colorando la pellicola di un bellissimo giallo vintage, splendido nel suo essere retrò, Virzì la riempie di personaggi e storie, che ruotano tutte intorno a lei, Anna Ningiotti in Michelucci, autentico ‘cuore di mamma’ interpretata da una bellissima Micaela Ramazzotti, da giovane, e da una magistrale Stefania Sandrelli, quando il film torna ai giorni nostri. Incredibilmente somigliante nelle espressioni del viso e nei movimenti, la prima convince nel dover portare in sala la seconda da ragazza, illuminando lo schermo e la storia stessa attraverso la propria svampita solarità.

Costruendo personaggi complessati, depressi e terribilmente insicuri, Virzì affida alla forza di questa donna l’elisir per poter andare avanti, per riuscire ad alzarsi sempre e comunque, arrivando a compromessi e rimboccandosi le maniche, fino ad arrivare al liberatorio e rigenerante bagno livornese, da cui rinascere quasi come nuovo, in una città odiata dal protagonista ma incredibilmente affascinante grazie ai colori e alle splendide ricostruzioni dell’epoca fatte dagli scenografi e dai costumisti.

A meritarsi un sentito applauso l’intero cast, essendo un film corale, dove anche i personaggi apparentemente di contorno riescono a convincere nella loro costruzione. Diverso da come l’avevamo sempre visto, Valerio Mastandrea merita oramai di concorrere per il titolo di ‘attore più bravo d’Italia’, almeno tra quelli della sua generazione. Il suo Bruno perennemente stordito, con il male di vivere, in cerca di aiuti farmaceutici, che bofonchia ed è incapace di divertirsi, è semplicemente straordinario, così come autentici passi da giganti ha fatto Claudia Pandolfi, sorella minore ‘abbandonata’ dal fratello, sposa prima dei 20 anni con un uomo che non sopporta e con una madre incapace di trovare pace, da accudire e a cui volere bene.

I due, insieme, fanno faville, toccando vette elevatissime in una delle scene finali, dove una lacrima non potrà che apparire sul vostro commosso ma felice volto. Intorno a loro ruotano però tanti attori capaci, mai fuori posto e soprattutto mai inutili, con precisi scopi all’interno della storia, che potremmo definire quasi ‘l’Amarcord’ livornese di Virzì, che con forza ha però rifiutato quest’appellativo, in realtà non del tutto inappropriato.

Un Virzì che dimostra ancora una volta di essere un regista con una precisa idea di cinema, tecnicamente preparato, mai banale e sempre pronto a regalare al pubblico in sala quell’inquadratura a cui il cinema italiano raramente è preparato, vista la pochezza a cui troppo spesso siamo abituati, con attori chiamati a recitare davanti a macchine da presa immobili e continui primi piani maledettamente televisivi.

La Prima Cosa Bella tocca le corde delle emozioni più profonde, presenti in ognuno di noi, grazie ad una storia che chiunque potrebbe aver vissuto in prima persona, traendo la propria forza proprio da questa voluta semplicità, che parte dai favolosi e mai dimenticati anni 70, passando per i set estivi a Castiglioncello di Risi e Mastroianni, per arrivare fino ai giorni nostri. Presi da un’ondata di commozione, però felice e gioiosa, si esce dalla sala distrutti dalle lacrime, cantando “la prima cosa bella, che ho avuto dalla vita, è il tuo sorriso giovane, sei tu“, pensando e ripensando al commovente sorriso di una magnifica Sandrelli, bellissima mamma tricolore, regalata dal miglior Virzì di sempre. Questo è il cinema italiano di cui dobbiamo andare fieri. Imperdibile.

Uscita: 15 gennaio

Voto Federico: 8,5
Voto Gabriele: 8
Voto Simona: 8,5
Voto Carla: 7/8