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Ender’s Game: Recensione in Anteprima

Uno dei romanzi di fantascienza più acclamati degli anni ’80 diventa un film a quasi trent’anni dall’uscita. Scritto e diretto da Gavin Hood, e con Harrison Ford, Ender’s Game ci porta nell’epicentro di una guerra tra due specie in lotta per la propria sopravvivenza

pubblicato 25 Ottobre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 08:06

Prendere in mano un romanzo di fantascienza che viaggia verso i trent’anni dalla sua prima pubblicazione, dopo il botto che fece all’epoca, induce a qualche inevitabile sospetto. Sembra quasi che ce la si stia facendo sotto il naso: perché ora e non prima? Eppure Ender’s Game consacrò Orson Scott Card quale uno degli autori più interessanti del genere allorquando, era il 1985, per questo suo primo lavoro gli furono assegnati il Premio Hugo ed il Premio Nebula.

Ancora più interdetti, però, si resta a seguito della visione, quando tocca prendere atto dell’innegabile freschezza del racconto, sebbene filtrato attraverso la lente di una macchina da presa. Ma a metterci in pace con noi stessi, a ben pensarci, è proprio l’omonimo film scritto e diretto da Gavin Hood: serviva della buona tecnologia, accessibile peraltro. Termine alquanto ambiguo quello relativo all’accessibilità, specie se riferito ad un settore così evanescente come la tecnologia. Eppure un film di questo tipo, a posteriori, necessitava di uno sforzo notevole in tal senso, pena vanificare delle premesse abbastanza solide, quali sono gli spunti del romanzo.

Ma soprattutto serviva anche altro, perché, volendo, delle ragioni ancora più fondate relative a questo ritardo nel trasporre un romanzo così fortunato ci sono, e vanno rintracciate nel fiorire di tutta una serie di saghe adolescenziali o pseudo-tali che si sono avvicendate negli ultimi anni con fortune alterne. Da qui l’incertezza per un progetto che non rinnega affatto questa sua natura teen oriented, nell’accezione più attuale della definizione ma che al tempo stesso si pone su un altro livello per almeno due/tre motivi.

In primis per il suo vederci così lungo, addirittura più in là dei nostri giorni. In secondo luogo per i quesiti che implicitamente pone, per le provocazioni che riesce a far passare in sordina senza per questo lasciarci indifferenti, anzi. In ultima istanza, perché riesce a scansare pressoché in toto la tentazione di metter su un prodotto «per ragazzi» che, secondo certi epigoni di Hollywood equivale a dire «per stupidi», quando invece la letteratura più difficile da produrre forse è proprio questa (in tal senso Hunger Games fece già qualche netto progresso).

Qui il protagonista è il giovane Ender Wiggins (Asa Butterfield), un geniale dodicenne che viene scelto per la cosiddetta Scuola di Guerra, dove lui ed altri suoi talentuosi coetanei vengono addestrati per divenire comandanti della Flotta Internazionale. Manco a dirlo, però, solo uno di loro può farcela ed Ender sembra proprio essere quello con la marcia in più. O almeno, di questo è assolutamente persuaso il Colonnello Graff (Harrison Ford), che segue il giovane da tempo e con un’attenzione tutta particolare.

Buona parte del film, senza volerlo sminuire così dicendo, si concentra proprio sulla tematica a sfondo militare, indugiando sull’addestramento di questa classe di super-dotati, nonché su certe dinamiche innescate dai vari intrecci. Per gli amanti dei ricorsi interni e metacinematografici, c’è qui un forte richiamo a Full Metal Jacket, laddove però non è tanto un rigido, inumano e sin troppo ideologizzato sistema a formare le varie reclute, bensì la vicinanza, l’incontro-scontro tra i vari membri di questa sorta d’accademia. I ragazzi, sembra suggerirci a più riprese il contesto, poco o nulla hanno da imparare rispetto a ciò che già hanno dentro: la Scuola serve “solo” per estrarre certi talenti, se ve ne sono. Ed in questo, evidentemente, Ender’s Game si discosta in pieno dal film di Kubrick, sebbene il filo conduttore rimane. Anzitutto in termini di costruzione, perché è all’interno di quelle mura che, in un modo o nell’altro, si consuma il processo di costruzione delle varie personalità.

Tuttavia, come in parte accennato, le questioni sollevate sono molteplici. Ad un certo punto il maggiore Anderson (Viola Davis) imbastisce una conversazione che ci consente di leggere meglio quanto accaduto fino a quel momento. La dottoressa non si capacita infatti del cinismo del Colonnello, apparentemente e clamorosamente dimentico di avere a che fare con dei ragazzini. Il punto è che c’è una guerra imminente da combattere, quindi «bisogna che i giudizi morali vengano rimandati a quando questa sarà finita. E vinta!». Insomma, è davvero tutto lecito in tempo di guerra? Persino che a combatterla siano dei ragazzini, col rischio di rimanerne segnati a vita? Per Graff non ci sono dubbi: senza di loro l’intera nostra specie non avrebbe un futuro; al maggiore, riluttante, non resta che incassare il colpo. Ad ogni modo Hood non preme troppo l’acceleratore, lasciando che certe questioni ci sfiorino senza tediarci più di tanto. Resta che l’approccio fa il suo lavoro ed il modo di maneggiare certi argomenti, se da un lato non cede ad alcun intellettualismo di sorta, dall’altro stuzzica al punto giusto.

Lungi dal limitarsi al compitino, Ender’s Game rappresenta invece un interessante speculazione nell’ambito di un genere che, per sua natura, deve mettere in discussione più cose possibile. Senza troppi compromessi, sebbene bilanciare le varie propensioni all’interno di un simile contesto non è impresa semplice. Sì perché al suo interno troviamo anche azione, effetti speciali, nonché una certa intensità che esplode in prossimità della fine. Fine su cui qualcuno potrebbe maturare qualche riserva (come puntualmente accaduto da noi in redazione), ma a quel punto il tutto ha sollevato abbastanza per ammettere serenamente qualche concessione.

Concludendo, apprezzabile su tutti i fronti questo Ender’s Game. Fedele alle premesse, prende le distanze dal mero prodotto dall’attrattiva sin troppo mirata, risolvendosi in un buon film di fantascienza, credibile sia in termini di forma che di contenuto. E se l’idea che una specie aliena che prende il nome di Formic non vi persuade più di tanto, sappiate che tale razza resta una sorta di chimera praticamente per tutto il film. Inutile dirlo, deponendo totalmente a favore dello stesso.

Voto di Antonio: 7
Voto di Federico: 7
Voto di Gabriele: 5

Ender’s Game (USA, 2013) di Gavin Hood. Con Harrison Ford, Asa Butterfield, Hailee Steinfeld, Viola Davis, Abigail Breslin, Ben Kingsley, Moises Arias, Aramis Knight, Jimmy ‘Jax’ Pinchak, Brandon Soo Hoo, Brendan Meyer, Khylin Rhambo, Suraj Partha, Conor Carroll, Andrea Powell, Nonso Anozie e Stevie Ray Dallimore. Nelle nostre sale da mercoledì 30 ottobre.